CAPITOLO 3

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Campo Mezzosangue
Zeus, Ade e Poseidone apparvero al Campo, dirigendosi immedia alla Casa Grande.
"Chirone qual è la notizia che dovevi darci?"
Il centauro sospirò, abbassando lo sguardo. "Non è una cosa piacevole, come vi avevo anticipato..." "Riguarda Percy, Nico e Talia?" Domandò Zeus, temendo il peggio.
Chirone, però, scosse la testa. "No, non riguarda loro. Sebbene abbiamo mandato come richiesto una pattuglia di semidei in Alaska. Prima di quello, però, volevo dirvi un'altra cosa. Riguardante i vostri altri tre figli. Marcos, Juliet e John." Ade impallidì, immaginando cosa avrebbe detto da lì a poco il centauro.
"Sono spariti qualche ora fa. I fratelli Connor hanno rivelato di averli visti abbandonare di tutta fretta il Campo, questa mattina. Erano troppo lontani per fare alcun tentativo di fermarli. Mi rammarica dirvelo, ma erano delle spie di Gea. Sono andati da lei."
I tre dei si scambiarono uno sguardo, ricordando l'avvertimento dei loro veri figli, di quelli che non li avrebbero mai traditi.
"E adesso, la divina Artemide ha riconosciuto in Alaska il gigante Alcione. I grifoni erano nervosi per colpa del suo risveglio. Mi dispiace, ma non c'erano tracce da nessuna parte di Percy, Talia e Nico."
Zeus disse solamente. "Continuare a cercarli. Ovunque."
Poi, i tre dei se ne andarono, con un senso di vuoto all'altezza del petto, consapevoli di aver perso la cosa più importante: l'affetto di un figlio.

Base di Caos
Percy guardava a bocca spalancata le sei persone davanti a lui.
Luke Castellan, il più vicino, sorrise. "Tutto bene? Stai cominciando a preoccuparmi." Talia e Nico raggiunsero Percy, guardando stupefatti i sei ragazzi davanti a loro:
Luke Castellan era tranquillamente appoggiato allo stipite della porta, sorridente come i tre non lo vedevano da molto tempo (o, nel caso di Nico, non lo avevano mai visto), Zoe Nightshade e Micheal Yew erano dietro il biondo, e la ragazza stava allontanando da sè l'arciere, offesa per qualcosa detto da lui prima, dietro di loro Charles Beckendorf e Silena Beauregard sorridevano ai tre, mentre si abbracciavano con un braccio solo tra di loro, e infine, causando un groppo alla gola di Nico e Percy, Bianca di Angelo, che sorrideva materna e comprensiva ai tre.
"Voi...voi..." Nico sembrava sconvolto, come d'altronde lo erano Talia e Percy.
Bianca si fece avanti, avvolgendo il fratello tra le braccia. "Nico, lo so che sembra incredibile. Ma siamo realmente noi. Siamo qui, con te. Con voi."
Nico chiuse gli occhi, beandosi della sensazione trasmessa dalle braccia della sorella, con un senso di calore che si diffondeva per tutto il corpo. "Bianca." Sussurrò.
Percy, nel frattempo, sorrideva imbarazzato a Luke, mormorando delle scuse per il suo... ruolo nella morte.
"Non siamo mai morti." Disse Zoe. Percy la fissò. "Ma io ti ho visto morire, Zoe. Ero lì, con Artemide, Talia e..." il ragazzo si bloccò, senza pronunciare il nome della ragazza che aveva tanto amato e che continuava ad amare.
"Insomma, ti abbiamo visto morire." Continuò Talia, distogliendo l'attenzione dal cugino, che le rivolse un sorrise e un'occhiata grata. Zoe annuì. "Lo so, ma avete visto quello che Caos voleva voi vedeste." Percy corrugò la fronte, imitato da Nico. "Non credo di capire." Disse il ragazzo dagli occhi verdi. Luke, ridendo, chiese. "E la novità dov'è?" Meritandosi una gomitata da Silena. Talia, invece, mormorò. "Come con la Foschia?" "Non proprio, ma è molto simile." Rispose Bianca, che abbracciava ancora Nico. "In pratica, siamo stati ingannati?" Domandò Percy. Beckendorf annuì, dicendo. "Per una buona causa, però." Nico disse. "Ho perso una sorella per una buona causa?" Bianca annuì. "Se Caos non avesse preso me e Zoe, forse, non ci saremmo unite a lui. Inoltre, stavamo morendo. Lui ci ha presi prima che accadesse. Ci ha salvati dalla morte effettiva." Percy chiese. "Ma Ade non si è mai reso conto della vostra assenza? Bianca, sei sua figlia..." "A lui non importa dei suoi figli, Perce." Disse Nico, guardandolo. Percy non lo contraddisse. Bianca, sorpresa dalla mancata risposta di Percy, disse. "Papà non poteva per via della magia di Caos. Ha condizionato tutto quanto, nella Terra." Talia apparve sorpresa. "Davvero? È così potente?" Luke annuì. "È il primo essere, infondo. Talia è estremamente potente." Percy fischiò. "Wow. Sono colpito."
Micheal li guardò. "Non ci avete detto come siete arrivati qui. Cos'è successo al Campo? Siete morti anche voi?"
I tre cugini si scambiarono uno sguardo. "No. È una lunga storia. Avete detto che abbiamo allenamento con Miraval, quindi rimandiamo le spiegazioni a un'altra volta."
Alla frase di Nico, nessuno dei sei disse niente, accontentando la loro richiesta.
"Andiamo. La sala allenamenti è abbastanza lontana."
Luke parlò, interrompendo il silenzio caduto dopo la frase di Nico.
Beckendorf annuì. "Vero. Andiamo. Lord Miraval non apprezza i ritardatari."
Passando attraverso numerosi corridoi, ognuno con numerose stanze, i nove finalmente raggiunsero la sala allenamenti.
"È questa qui? Sarà il doppio dell'arena al Campo!"
Percy era stupefatto e colpito dalla grandezza della stanza.
"Sapevamo avresti apprezzato. Dopo l'allenamento vi facciamo fare un giro panoramico." "Wow, grazie Micheal." Talia sorrise al figlio di Apollo, che ricambiò il sorriso.
"Dai, entriamo. L'avete già conosciuto?" Nico annuì, guardando Silena.
"Peccato. Sarebbe stato uno spasso osservare il primo approccio."
Percy sorrise. "Immagino."
I nove entrarono.
Nella stanza erano state poste nove sedie.
Lord Miraval, in piedi e di spalle, disse.
"Benvenuti, eroi. Accomodatevi. Oggi affronteremo un argomento delicato. Le due generazioni precedenti di Cavalieri di Caos. Sebbene il mio signore vi ritenga estremamente preparati, siete ignoranti delle tradizioni dell'universo. Conoscete solo le vostre. È deplorevole."
I nove si sedettero.
Lord Miraval si voltò. Il suo sguardo freddo passò sopra i nove ragazzi.
"Sono esistite altre due generazioni di Cavalieri. Provenienti da altri pianeti, più o meno lontani. Suppongo sappiate che l'universo non ha limiti e non ha un solo pianeta."
Vedendoli annuire, Miraval proseguì.
"I primi Cavalieri provenivano dal pianeta di Lypo. Erano degli elfi. La prima generazione di elfi, migrata poi verso altri pianeti, più strategici. Avevano come segno caratteristici degli occhi azzurri, definibili di vetro, delle orecchie a punta. Meno visibile, ma altrettanto importante, era la presenza di una piccola coda. Blu." Percy lo osservò. "Lord Miraval? Lei apparteneva a questa generazione di Cavalieri?" Miraval posò lo sguardo sul ragazzo.
"Molto bene, Perseus. Hai occhio per i dettagli. Sì, in effetti, è proprio così. Appartengo alla prima generazione di Cavalieri. Dopo di noi, Caos ha ripiegato su altri nove Cavalieri, provenienti da Magma. Pianeta del settore B28, come lo chiamiamo qui. Nani, questa volta. Prima generazione dei nani. Infatti, i primi esseri ad essere apparsi nell'universo furono gli elfi. Dopo toccò ai nani ed infine agli uomini.
Voi siete la terza generazione. Provenienti dal pianeta Terra. Ma non siete la prima generazione di uomini, temo. Secondo Lord Caos, siete la prima generazione di eroi umani."
Percy chiese. "Come mai Caos cambia i suoi Cavalieri?"
Miraval sospirò, portando lo sguardo fuori dalla finestra.
"Perchè i cavalieri perdono di vista il loro compito e diventano avidi, pronti a tutto per arricchirsi. Smettono di combattere per preservare l'ordine e diventano portatori di disordine. Responsabili di quello che dovrebbero combattere."
Percy annuì. "Cosa succede loro, quando vengono sostituiti?" Domandò Talia.
Miraval, guardandola, rispose. "Muoiono. Passa troppo tempo e non siamo immortali. Io sono rimasto perchè ero l'unico che non aveva dimenticato il mio giuramento. Ho chiesto la possibilità di allenare i suoi prossimi Cavalieri. Lord Caos, sentendo la sincerità nelle mie parole, ha acconsentito. Egli ha a cuore i bisogni dei suoi sudditi ed alleati."
I nove annuirono, sorpresi.
Miraval sospirò. "Le mattine e le sere affronteremo i discorsi riguardanti i miti e le tradizioni dei popoli dell'universo. I pomeriggi, invece, ci alleneremo con l'utilizzo delle spade. Questo pomeriggio sceglieremo le armi. È un momento sacro, anche se non capite il perché. Ve lo spiegherò. Adesso andate, riposatevi. Immagino avrete molte cose da raccontarvi."
I nove ragazzi vennero congedati in questo modo dal loro allenatore.
Obbedendo, uscirono in assoluto silenzio, sconvolti per le notizie apprese.

Angolo autrice
Ecco a voi il nuovo capitolo!
Alla prossima
By rowhiteblack

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