Avevo pensato di iniziare con un "Ciao a te che leggi" però mi è sembrato pessimo, quindi ho deciso di passare direttamente a raccontarti la mia storia.
Sono una ragazza normale, e come tutti voi nascondo un segreto.
Tutti nascondono qualcosa, tutti si nascondono in qualcosa, che sia uno schermo o un sorriso finto cambia poco. Ma ora basta. Sono stanca di nascondermi, voglio farmi sentire. Adesso sono abbastanza forte per farlo. Adesso sono abbastanza forte da convivere con il mio segreto e condividerlo.È iniziato tutto nel 2004. Ero piccola, quindi vi racconterò quello che mi ricordo, quello che mi è rimasto impresso.
Faceva caldo perché era piena estate, e io me ne stavo in cucina a scrivere sul libro degli esercizi per le vacanze -frequentavo ancora le elementari.
Ricordo bene che stavo studiando grammatica, ad un certo punto, mentre leggevo, le lettere hanno iniziato a confondersi tra loro e tutto è diventato nero.
L'ultima cosa che ricordo è che mentre scivolavo nel buio chiamavo mia madre.
Al mio risveglio mi ritrovai sul letto dei miei genitori.
Ero confusa, non capivo cosa mi fosse successo. Mia madre era al mio fianco, e una delle cose che non portò mai dimenticare di quella mattina è la sua faccia. Era preoccupatissima.Da quel giorno è iniziato un calvario; analisi su analisi, visite, elettroencefalogramma, controlli di ogni tipo e soprattutto paura, un terrore gelido che avvolgeva la mia famiglia.
I risultati non ci misero molto ad arrivare.
Il dottore ci comunicò che ero affetta da una patologia conosciuta: l'epilessia infantile.
Questa patologia interessa una persona dai 100 ai 200. (Stime OMS)
È una malattia neurologica caratterizzata dal ripetersi periodico di crisi convulsive o di assenze.
Nel mio caso si trattava di queste ultime.
Le assenze consistono in brevissime sospensioni della coscienza, durante una crisi la persona colpita si distrae e si isola dal contesto.
È una forma più leggera e meno invasiva di questa malattia, ma questo non mi ha impedito di condurre una vita costellata di disagi.
A scuola, per esempio, all'inizio le maestre mi guardavano con la preoccupazione di chi ha a che fare con qualcosa che ha paura di toccare.
Le compagne si comportavano normalmente, almeno finché una crisi non mi colpiva.
Il dottore mi prescrisse dei farmaci dopo qualche episodio, mi hanno aiutato molto, ne faccio uso ancora oggi e mi fanno star bene.
Conduco una vita normale, più o meno, però mi hanno fatto sentire fragile, diversa, e questa sensazione è cresciuta con me nel tempo.
Durante l'adolescenza, le medie, le superiori, spiegare la mia patologia era una vera e propria sfida. incomprensioni, pregiudizi, occhiate strane, ditene una e l'ho provata.
Molti professori nel tempo hanno proposto a mia madre di alleggerire il mio carico di studio, io mi sono sempre rifiutata, e così lei, perché capiva il mio disagio.
Diversa, sempre.
Sbagliata, strana.
Ho provato ognuna di queste sensazioni finché non ho capito che non è questo che sono.
Sono particolare.
Ho imparato a convivere con questa patologia, fa parte di me e non lo posso cambiare, posso solo cambiare il modo in cui vederla.
Ho imparato a distinguere le persone di cui circondarmi, ho capito che non sono tutte uguali, che alcune ascoltano davvero e non ti guardano come qualcosa di rotto o che sta per spezzarsi.
Ho iniziato a parlare di questa malattia, ne parlo tranquillamente adesso, con gli altri e con il mio ragazzo.
Continuo ad andare alle visite e a tenere la situazione sotto controllo, forse per gli altri non sono normale, ma non ha più importanza.Continuerò a parlarvi di me...
📌 Sono Eyes Never Lie 🌼 e questo era il mio segreto.
SPAZIO AUTRICE:
"Se anche tu hai una storia come la mia, raccontamela in privato.
Io ci sarò, e sarò pronta ad ascoltarti"
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È TUTTO 𝐍𝐀𝐒𝐂𝐎𝐒𝐓𝐎 NEGLI OCCHI.
Short StoryHo sentito spesso dire che gli occhi sono lo specchio dell'anima. Se questa espressione rappresenta la realtà, allora chiunque ogni mattina dovrebbe soffermarsi qualche momento in più davanti allo specchio. A volte lo faccio, e quando guardo i miei...