Capitolo Quattro

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Non l'aveva più sentito.
Non sapeva se era un bene, un male o cosa significasse, ma era passata una settimana e JJ sembrava essersi calmato del tutto.
Non aveva più toccato il pianoforte, ma era comprensibile. 

Il giorno dopo la scoperta, Stiles, lo aveva portato al mare. Avevano passato un po' di tempo a passeggiare e gli aveva spiegato ogni cosa. Gli aveva chiesto anche di perdonarlo per non avergliene parlato prima, ma JJ aveva capito e aveva detto che sapeva perché l'aveva fatto e che era comunque il suo papà.
Stiles non poteva essere più orgoglioso di come stava crescendo.  Era stato un colpo al cuore quando gli aveva chiesto <<Posso cambiare la mia natura? Voglio essere un'omega come te. Sei molto più forte di quello che doveva essere l'alpha della nostra famiglia e io non voglio diventare come lui. Voglio essere come te>>.
E Stiles l'aveva abbracciato ancora prima di rispondergli. <<J, ascoltami bene, tu non sarai mai come lui. Tu sei una persona diversa, molto diversa da lui. Essere alpha significa molto altro. In più non doveva essere nessuno l'alpha, perché sei tu l'Alpha di questa famiglia. Stiamo bene anche io e te>>

JJ aveva sorriso e <<Ti voglio bene, papà>> aveva detto.

<<Anche io, peste>> abbracciandolo di nuovo. Gli aveva fatto più male di quanto credesse.
L'aveva capito ancora di più quando, una volta ripreso a camminare, aveva chiesto <<Perché ci ha fatto questo?>> Stiles non sapeva rispondergli. Cosa doveva dirgli? Qualche insulto rivolto a Derek? Anche no.
Era un bambino ed era già cresciuto troppo in fretta per questa storia, non avrebbe peggiorato le cose. <<Non lo so. A volte, le persone, fanno cose senza senso e fanno male agli altri senza rendersene conto. Ma noi siamo stati bene ugualmente fino ad ora. Non ci siamo fatti buttare giù>> La fine del discorso era stato un semplice <<Prendiamo un gelato?>> aveva chiesto il bimbo.

Due settimane dopo qualcuno aveva bussato alla loro porta. Stiles era convinto fosse Derek e non aveva proprio idea da dove cominciare a parlargli, ma si era dovuto ricredere. Era una ragazza non molto più piccola di lui. Capelli lunghi, castani e aveva qualcosa di familiare ma Stiles non l'aveva mai vista. <<Sì? Cerca qualcuno?>> La ragazza non aveva esitato. <<Sì, ciao. Cercavo Stiles, lo conosci?>>
<<Sono io, tu saresti?>> aveva chiesto perplesso.
<<Cora. Cora Hale, la sorella di D->>
<<Derek>> L'aveva completata lui la frase. Non ci poteva credere, era sceso così in basso da mandare la sorella a mediare. Andava sempre peggio. Prima o poi qualche responsabilità doveva prendersela. <<Se ti ha mandata tuo fratello puoi anche non entrare>>. Forse era sembrato anche più duro di quello che voleva essere, ma la risposta di Cora non era stata molto meglio. <<No, mio fratello è un deficiente. Sono qui per conoscere te e mio nipote>>

Stiles non se l'aspettava proprio, credeva davvero fosse lì per mettere una buona parola per il fratello. <<Entra, ti offro qualcosa? JJ è in gita con la scuola, torna tra un'oretta, se vuoi aspettare>>
<<Grazie. È una bella sistemazione>> aveva iniziato guardandosi attorno.
<<Sì, per noi due basta>>
L'aveva fatta accomodare in sala e le aveva portato del succo, aveva a che fare quasi sempre con bambini, il succo andava alla grande tra di loro, di conseguenza ne aveva a litri. <<JJ per cosa sta?>> Aveva rotto così il ghiaccio. 
<<John Joachim. John è il nome di mio padre, l'unico che non mi ha abbandonato. Joachim è un nome polacco, volevo mantenere la tradizione della famiglia di mia madre, anche io ho un nome polacco>> Non sapeva esattamente perché le stava spiegando tutto, però le ispirava fiducia.
<<Davvero bello. Senti, Stiles, mio fratello ha fatto una cosa imperdonabile. Si è comportato davvero da deficiente e quando mi ha raccontato il tutto mi sono trattenuta tanto, solo perché stava già male. Però vorrei che mi raccontassi questi otto anni>>

Si era lasciato scappare un sorriso a ripensare a tutti quei ricordi, perché c'erano stati dei momenti davvero belli in quegli otto anni. Così le aveva raccontato dei tre rifiuti di Derek, della gravidanza, di come aveva rischiato la vita, dei primi tempi con l'organizzazione, del fatto che JJ avesse scoperto la sua natura molto prima del normale. Ed era venuto fuori anche il discorso dei soppressori.
<<Otto anni? Sei pazzo? Sai che corri dei rischi?>> aveva chiesto sbalordita la ragazza.
Sì, Stiles lo sapeva benissimo. Il medico glielo diceva sempre, ma lui non aveva altra scelta. <<So quali rischi corro. Ma non posso fare altrimenti>> La faccia di Cora era sempre più perplessa <<Perché?>>
<<Non mi interessa quale siano i rischi. Questo ha sempre protetto JJ e io non ho intenzione di legarmi a qualcuno sapendo che, questo qualcuno, non accetterà mio figlio perché di un altro Alpha. Di conseguenza, anche se i danni saranno troppo gravi, non mi interessa>>

A Stiles non interessava.
Lui stava bene così.

Era abituato alla sua vita così, non credeva di riuscire a dividerla con qualcun altro che non fosse JJ.
Okay, per un momento ci aveva pensato quando aveva conosciuto Derek ma poi era andata come era andata. <<Non se quel qualcuno è il padre di tuo figlio. Derek non è più la persona di prima. Quello è la brutta copia di mio fratello. Non ti dico di perdonarlo, perché ha fatto qualcosa di imperdonabile, ti dico solo di provare a pensare di dargli un'altra possibilità almeno con JJ>> Stiles per un attimo non aveva ribattuto, aveva semplicemente respirato per poi iniziare. <<Io so com'era tuo fratello. So com'era il ragazzo per cui mi ero preso una cotta e so com'è quello di ora. Ho sempre saputo che quello con cui sono andato a letto e che ci ha rifiutati non era il vero lui, so che era accecato dal dolore. Ma non lo giustifica nell'aver fatto ciò che ha fatto e nel non voler capire>>

<<Lo so. È la stessa cosa che penso io e, credimi, dopo che è arrivato a casa sconvolto l'altro giorno, non gli ho detto nulla solo per non infierire, ma il giorno dopo di certo non gliele ho mandate a dire. Mi dispiace per tutto quello che hai e che avete passato a causa sua. Non lo meritavi e lui dovrà iniziare a prendersi le sue responsabilità se vuole che qualcosa cambi>> Fortuna che lei ragionava meglio di suo fratello. A dirla tutta gli stava piuttosto simpatica. 
Aveva alzato gli occhi e si era reso conto, solo in quel momento, che era in ritardo. <<Ascolta, io devo andare a prendere JJ. Ti va di venire?>> Stiles aveva visto un sorriso che trasmetteva felicità sul volto di Cora, come se non aspettasse altro.

<<Sì, mi farebbe davvero piacere. Aspetta... non credi ci siano problemi con JJ se vengo, vero?>>
<<No, parlerebbe anche con i muri. Oddio, forse qualsiasi muro che non sia tuo fratello>>
<<L'ha presa tanto male?>>

Stiles non sapeva come spiegarle tutto ciò che passava per la testa a JJ. <<Abbastanza. Più che altro non capisce il motivo per cui l'ha fatto e odia non capire. È andato in crisi e mi ha chiesto se può cambiare la sua natura perché non vuole essere un alpha come Derek, ma ci stiamo lavorando>> Sì, Stiles ci stava provando in tutti i modi a farlo capire a JJ.

Erano usciti di casa, ci voleva davvero poco per arrivare alla scuola di JJ. Cora aveva risposto solo con un cenno a quella frase, non sapeva cosa dire.
<<È quello lì, con lo zaino azzurro>> Stiles aveva tirato su una mano per salutare.
<<Mio fratello è proprio un idiota. È la sua fotocopia da piccolo>> Stiles si trovava assolutamente d'accordo sulla parte dell'idiota ma non aveva detto nulla.
Aveva guardato Cora, mentre JJ stava arrivando, sembrava tremendamente agitata ed emozionata. Gli farà bene avere una zia che sta dalla sua parte. Era tutto ciò a cui era riuscito a pensare. 
Si era perso nei pensieri e si era accorto che JJ era arrivato solo quando aveva sentito l'abbraccio che aveva prontamente ricambiato. <<Ehi, J. Com'è andata?>> JJ non si era ancora staccato dall'abbraccio fino a che non aveva risposto <<Andiamo a casa?>> E Stiles aveva capito che non era andata bene. Sapeva che non era semplice per lui fare amicizia essendo più maturo dei suoi coetanei e avendo già scoperto la sua natura. In più cambiare paese non gli era stato affatto d'aiuto. <<Sì, andiamo>> L'aveva preso per mano e, prima di incamminarsi, JJ aveva chiesto chi fosse Cora. <<Io... beh, io, sono un'amica del papà>> E non aveva capito, perché se era un'amica come lo era stato Derek, lui non la voleva. <<Che amica?>> Stiles aveva deciso che era meglio dirglielo subito. <<Lei è Cora, tua zia.>> JJ l'aveva un attimo fissata, era un po' confuso <<Papà, tu non hai un- Ah... tuo fratello non mi piace più>> Aveva continuato girato verso Cora. <<Credimi, non piace nemmeno a me la maggior parte delle volte>> JJ aveva sorriso e le aveva teso la mano aspettando che gliela prendesse. Stiles aveva assistito alla scena senza dire nulla e senza mai lasciare l'altra mano di JJ.  

Love of the not common peopleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora