Tela Invisibile [happy ending]

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Totalmente svuotato da qualsiasi forza, Gerard non ricordava più come fosse avere l'adrenalina nel corpo, il minimo di voglia di vivere, sopravvivere, e non sapeva nemmeno chi e cosa gli rimaneva.
Per un momento, un singolo e breve momento, pensò che non aveva niente e nessuno; ma quello bastò a portarlo sulla strada sbagliata, quello che lui stesso aveva sempre sperato di non arrivare a prendere.
E invece l'aveva appena presa, pochi giorni prima, e aveva iniziato a chiudersi in se stesso, a bere, fumare più del solito, isolarsi.
Frank, il suo migliore amico, lo aveva tempestato di chiamate durante i primi giorni, poi lasciò perdere. Lasciò perdere perché sapeva che insistere con Gerard, testardo com'era sempre stato, sarebbe stato totalmente inutile; perciò si piazzò davanti casa sua.
Bussò violentemente, impaziente di sbottare in faccia all'amico per poi domandargli quale fottuta intenzione avesse, e perché non l'aveva messo in mezzo come era sempre solito fare.
Gerard aprì solo qualche minuto dopo, minuti passati dietro la porta, di schiena, a sentire le imprecazioni dell'amico contro di lui. Frank ci teneva, lui lo sapeva, e quando si rese conto di star sorridendo in un momento simile, pensò di essere un vero stronzo.
Aprì la porta, guardando la figura esile di Frank con indifferenza.
Il più basso lo prese dalla maglia e lo spinse indietro, entrando nella camera del suo appartamento e chiudendosi la porta alle spalle.
«Ma te ne rendi conto, che fai del male a te stesso e di conseguenza ne fai anche a me? Cazzo, Gerard, sei la persona più egoista che io conosca, io davvero... ti odio» disse Frank, il tono man mano che finiva di parlare sempre meno convinto.
«Mi odi» disse quindi Gerard, deglutendo a fatica, solo per la gola secca, per colpa delle loro urla, mentre sapeva che in realtà Frank non lo odiava; non sarebbe mai arrivato a odiarlo, Gerard non gliene avrebbe dato motivo.
«Sì, ti o..». Le parole gli si bloccarono in gola nello stesso momento in cui le labbra del suo migliore amico premettero contro le sue. Con bisogno, finta sicurezza, mentre tutto il suo corpo fremeva dentro a quell'improvviso contatto; pur se chi gli aveva dato inizio era stato lui stesso.
«Mi odi?» glielo chiese, non appena si staccò malvolentieri dalle sue labbra, tornando a guardarlo con un pizzico di paura negli occhi, paura di aver fatto la cosa sbagliata, di venir rifiutato dalla persona che amava in tutti i modi possibili. Dal più dolce al più passionale, da suo migliore amico ad amante.
«Ti, ti... puoi stare zitto, per favore?» disse con un tono di disperazione mista a frustrazione, e mise una mano dietro la nuca di Gerard per attirarlo sulle sue labbra, con la speranza di sentire di nuovo quello che aveva sentito prima, quella meraviglia – che se, un giorno, gli avessero detto che sarebbe arrivato a provare, avrebbe sputato ai piedi di chi aveva aperto bocca, rifiutandosi di credere a un'idiozia tale. Si erano sempre amati in silenzio, e quel silenzio negli ultimi tempi era diventato la copertura dei loro sentimenti che erano ormai visibili, palpabili.
Prima il loro amore poteva definirsi astratto, un sentimento così grande, spruzzato come un colore sprecato su una tela invisibile, mai troppo grande, ma che alla fine era sbocciato sulla migliore tela, la loro. Le loro anime unite, colorate di passione, dell'amore, di ogni sentimento che provavano l'un l'altro.

𝑭𝒓𝒆𝒓𝒂𝒓𝒅 | 𝘴𝘩𝘰𝘳𝘵 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora