𝑭𝒓𝒆𝒓𝒂𝒓𝒅 | 𝘴𝘩𝘰𝘳𝘵 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴

Your light. [angst]

Alla fine, ti ho perso.
Non credevo saremmo arrivati a questo punto; non credevo saremmo arrivati ad una fine.
Pensavo solo a godermi il presente, pensavo al meglio, a cosa eravamo.
Non credevo che il tempo avrebbe rovinato tutto, o almeno non che lo facesse subito.
Ero spensierato, felice; stavo bene.
Con te.
Forse mi preoccupavo troppo poco del futuro.
Ma quando ti dicevo che con te, tutto, ma proprio tutto mi sarebbe andato bene... io non mentivo.
Non pensavo di fretta.
Non pensavo al peggio perché... perché avrei dovuto?
Perché?
Il tuo viso, il tuo sorriso, i tuoi occhi. Tutto di te, mi portava ad amare la vita.
Forse troppo.
Da fidarmene ciecamente.
E il destino con noi, se esiste un destino, uno segnato... non è stato buono.
Non lo meritavi; non tu.
Eri perfetto, e guai a chi trovava dei difetti in te.
Non perché ti ho scelto, non perché ai miei occhi eri l'essere più bello del mondo.
Ma perché era la semplice, pura verità.
Perché la tua anima era chiara. Potevo vedere il riflesso dei tuoi occhi e accorgermi di quanto tu fossi pieno di luce.
Una luce che ti riempiva dentro e che non ti avrebbe mai lasciato, nemmeno nei giorni più bui, ti avrebbe accompagnato fino alla fine, magari anche oltre.
Mi hai sempre confortato e mi sei stato accanto, nonostante tutto.

Mentre sono qui a scrivere, un brivido percorre tutta la mia schiena, e smetto di respirare per una frazione di secondo.
Deglutisco, mi accorgo che i miei occhi pizzicano.

Mi accorgo che fa male scriverti.
Fa male al cuore.
E mi viene da piangere.
Perché mi manchi, e forse solo adesso posso capire quanto.
Oltre ad avere quella luce forte, brillante dentro di te, eri la luce dei miei occhi.
Una luce che mai avevo potuto trovare, vedere, provare.
E ce l'avevo proprio nei miei occhi ogni volta che guardavo i tuoi.
Ma adesso mi ha abbandonato.
Ed è giusto così.
Perché infondo quella luce era soltanto il riflesso dei tuoi occhi nei miei.

Sospiro.
Deglutisco ancora, e caccio via le lacrime.

Non troverò mai più la tua luce.
Il mio cuore adesso batte forte. Non vuole appurare la cosa. Non voleva che te lo dicessi. Fa sempre più male.
Mi fa male, vuole che io smetta di farmene.
Ma non ci riesco.
Perché la tua morte ha fatto morire anche me, e nulla più importa adesso.
Sono morto con te, devi saperlo.
Non ti ho mai abbandonato.

Delle lacrime scendono sul mio viso mentre stringo la lettera tra le mani e la penna mi cade dalle dita, finendo nell'inchiostro che, schizzando, sporca la scrivania.
Respiro piano, percosso dai fremiti, dopo riprendo a scrivere, sporcandomi le mani di un vivace blu indelebile.

Ho voluto capirlo soltanto adesso.
E ho condannato me stesso nel farlo.
Ma dovevo, o sarei impazzito.
Dovevo, o l'immagine di te sarebbe rimasta quella con un sorriso enorme e quegli occhi pieni di vita.
Non potevo continuare a vederti così.
Mi confondeva.
Non riesco a smettere di piangere.
Adesso che so che non potrò riaverti indietro, che sei svanito dalle mie braccia e non potrò più nemmeno guardarti... non capisco il senso.

Il groppo che mi si è formato in gola mentre combatto contro le mie lacrime per poter ragionare lucidamente mi dà tanto fastidio.
Improvvisamente nel mio cuore comincia a crescere l'ansia e mentre respiro più velocemente del normale mi faccio tante domande.

A nessuna delle domande che mi bombardano la testa - e allo stesso tempo mi fanno sentire così vuoto - darò risposta questa notte.
Perché non ne posso davvero più.
Non è la scelta giusta quella di risolvere così le cose, scappando da esse, ma è quello che farò.
Perché non mi importa. Di me, del mondo che dopo di te è tornato triste e spoglio e privo di vita... e di te.
Perché so che non vorresti, ma non ci penserò, perché sono egoista; so che tu non sei qui a fermarmi, quindi lo faccio.
Faccio l'ultima cosa che avresti voluto io facessi, e che ti avrebbe ferito a morte; prima di quella che ha potuto farlo realmente.

Tuo per sempre,
G