Hotel [happy ending]

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Era una notte come le altre, poteva dirsi, fatta eccezione per una cosa. Una cosa che importava più delle altre. Oh, eccome se era così.
La prima notte passata da solo, sotto la pioggia - sotto il tetto di un hotel in realtà, ma era come se quella pioggia lo colpisse sulla testa, gettandogli addosso un senso di malinconia e angoscia.
Una notte che non aveva intenzione di lasciar posto al sole, e che soprattutto voleva versare, sfogare tutte le sue lacrime sull'unica persona meno indicata in quel momento.
Lui, Gerard, invece, combatteva contro se stesso, contro quello a cui era andato incontro quella sera.
Aveva visto Frank baciare una donna.
Non lo avrebbe perdonato, mai. Era proprio questo a fargli male. Sapeva di non poter perdonare una cosa del genere.
Qualsiasi cosa Frank avesse voluto dire quel giorno, Gerard lo aveva stroncato sul nascere. Lo disgustava.
La passione in quel bacio, le mani addosso a quel corpo e i suoi occhi chiusi che non lo avevano nemmeno degnato di uno sguardo. Anzi, non si erano nemmeno degnati di essere indiscreti.
L'amore è una cosa passeggera. La cotta, la passione, le prime uscite e le cene insieme.
Non dura nemmeno tanto.
Erano insieme da un anno e due mesi, per l'accurata esattezza, e Frank si era evidentemente già stancato di quella storia.
A Gerard nemmeno veniva in mente di chiedersi se la colpa era stata la sua, se magari le cose erano troppo monotone o se non soddisfava le sue "esigenze".

*** ***

Sentì bussare alla porta. L'uomo dai capelli neri e bagnaticci per via della pioggia non aveva intenzione di aprire a nessuno quella sera.

"Gerard, per favore, aprimi"

Con una smorfia disgustata, Gerard scattò in piedi e andò verso la porta, giusto per fare arrivare meglio le parole che stavano per lasciare la sua bocca.

"Dio, sparisci prima che esca da qui per prenderti a calci in bocca." Disse con un elevato tono disprezzante, serrando per bene la porta prima di rintanarsi nella sua camera e lasciarsi cadere sul materasso troppo morbido.

"Ma con quale coraggio..." Mormorò tra sè e sè l'uomo, sospirando mentre con le braccia si posizionava meglio il cuscino sotto la testa. "Come minimo non farti più vedere, stronzo" Continuava a borbottare a voce bassa, per poi cercare di abbandonarsi ad un sonno - anche se breve, dato che erano quasi le quattro del mattino - perlomeno rilassante.

***

Il giorno dopo, Frank era di nuovo alla sua porta.
Convinto che fosse il servizio in camera, Gerard si infilò velocemente dei pantaloni della tuta e provò a scompigliarsi i capelli per farli sembrare meno disordinati - infondo era ancora assonnato, e in un modo o nell'altro la signora se ne sarebbe accorta comunque che stava dormendo ancora alle undici di mattina.
Non appena però si accorse che davanti a lui non c'era nessun vassoio della colazione ma Frank, stava per sbattere la porta in faccia a quest'ultimo, che però la bloccò con un braccio.

"No aspetta"

"No, scordatelo. Sei fuori. Fuori da questa stanza, dal dannato hotel e dalla mia vita. Io non voglio vederti mai più" Si avvicinò a quello che fino al giorno prima era il suo fidanzato, e con un'espressione poco amichevole continuò, "Fattene una ragione."

"Gerard, io- " Senza finire la frase Frank si buttò in avanti finendo tra le braccia del moro e provò a baciarlo sulle labbra, ma venne respinto bruscamente.

"Ho detto vattene!" Sbottò Gerard spingendolo via dalla soglia. "Mi fai solo schifo" E con queste ultime, amare parole chiuse la porta. Si mise di spalle ad essa e sospirò; non era solito alzare la voce, ma doveva fargli capire che questa volta non poteva passarla liscia, perchè quello che aveva fatto, oltre ad avergli spezzato il cuore, gli aveva aperto gli occhi su quello che poteva aspettarsi in un futuro con lui.

"Gerard, se non vuoi guardarmi in faccia, almeno ascolta quello che ho da dirti. Ti prego." Anche Frank era dietro la porta: teneva entrambe le mani su di essa e a tratti ci poggiava la fronte, disperato, e con un vuoto nel petto che sembrava gli stesse divorando gli organi.

"Ti avevo detto che sarei andato a prendere il sushi per noi due, ma non sai cosa è successo.
Mi ha chiamato un vecchio amico, quando ha saputo che eravamo qui vicino, e ha detto che sarebbe passato a salutare.
Non mi aspettavo di trovarlo proprio davanti all'uscita dell'hotel con la sua macchina! Te lo giuro, Gee... Con frenesia mi ha trascinato lì dentro e poi ci ha portati in un pub che stavano inaugurando, quindi c'era da bere gratis per due giri.
Io non volevo stare lì, gli ho detto che andavo di fretta, che stavo qui con te e mi aspettavi. Io gliel'avevo detto.
Dopo... cazzo, so che... lo so che non mi credi, ma penso proprio che mi abbia messo qualcosa nel bicchiere. Appena ho bevuto non ci vedevo quasi più. La vista si era offuscata e sentivo soltanto le risate di quelli vicino a me.
Io non ricordo nemmeno di come ho incontrato quella donna. Te lo giuro su qualsiasi cosa amore mio..." Un singhiozzo interruppe il discorso di Frank, che decise di fare forse la cosa più giusta in quel momento: lasciargli spazio.
"Prenditi il tempo che vuoi, tutto quanto. Ma promettimi solo una cosa... chiamami. Chiamami non appena ti salta in mente. Che sia quando sono a lavoro o alle tre di notte. Non pensarci su due volte, forse è meglio se non ci pensi proprio, perchè non durerò a lungo senza di te."

Passati dieci minuti, Gerard capì che l'uomo se n'era andato. Così si lasciò ad un lungo e liberatorio sospiro.
Aveva un fastidioso prurito alla gola, come se avesse voluto rispondere prima e urlare adesso. Combatteva ancora contro se stesso, questa volta per la rabbia; Frank gli faceva pena là fuori, aveva odiato sbattergli la porta in faccia ed ignorarlo, ma per lui lo meritava, forse a prescindere da quello che diceva.

***

Il mattino dopo, questa volta ad un orario decente Gerard era già in piedi, il campanello della stanza suonò. Il moro andò alla porta e, prima di aprire, controllò dallo spioncino.
Questa volta era davvero la donna del servizio in camera.
Tirò un sospiro di sollievo e aprì la porta mostrando un sorriso gentile alla signora, dopodichè, quando lei gli porse la colazione, precisò qualcosa.

"Qualcuno le ha lasciato questa bustina."

Gerard aggrottò la fronte e, dopo che la donna chiuse la porta lasciandolo da solo, aprì cautamente quella bustina di velluto verde chiaro.
Non appena vide l'oggetto al suo interno, scoppiò a piangere, singhiozzando contro la porta e lasciandosi cadere pian piano sul pavimento.
Finalmente riuscì a sfogarsi, per tutto quello che era successo in così troppo poco tempo.

Frank voleva chiedergli di sposarlo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 21, 2020 ⏰

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𝑭𝒓𝒆𝒓𝒂𝒓𝒅 | 𝘴𝘩𝘰𝘳𝘵 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora