Capitolo 14

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Durante il viaggio di ritorno eravamo organizzati come all'andata, stesse persone nelle stesse auto. Appena arrivati a casa, corsi subito in camera a cambiarmi: pantaloncini neri rigorosamente rubati a Nash e una maglia a maniche corte rossa.
Almeno a casa fatemi vestire come voglio.

Tu sembri perennemente una barbona

Coscienza vorrei ricordarti che siamo la stessa persona

Io ho comunque più stile

Coscienza fastidiosa.
Finito di cambiari scesi in cucina dove Matt cercava di cucinare qualcosa, più che cucinare metteva cose a caso insieme.

Io:" Matt, hai bisogno di aiuto?" dissi mettendomi al suo fianco.
Matt:" Brook meno male che ci sei tu!"
Io:" Ok, lo prendo come un 'SI'" dissi ridacchiando.
Matt:"Direi proprio di si" disse anche lui ridendo "io posso andare?" continuò poi.
Io:"Si vai pure. Ci penso io"

Erano le 12:25, avevo ancora del tempo: preparai della pasta al pesto come primo piatto e delle bistecche con le patatine fritte come secondo piatto.
Finito di preparare tutto apparecchiai e chiamai tutta la ciurma che si precipitò giù dalle scale in 2 secondi. Alle 13:15 eravamo tutti a tavola, nessuno mancava.

In poco tempo tutti avevamo finito di pranzare stranamente, ma una cosa era rimasta quella di sempre: il suo costante sguardo su di me.
Orache aveva scoperto il colore dei miei occhi avevo paura a non dargli corda, paura che lui dicesse a tutti il mio segreto. Piano piano tutti salirono di sopra mentre rimasi io a lavare i piatti. Magari c'è qualcuno che crede che mi pesi fare la spesa, lavare i piatti, cucinare a volte o cose del genere ma non è così: sembra un modo per sdebitarmi con i ragazzi, loro fanno tanto per me, vorrei fare anche io qualcosa per loro, anche se cercano in tutti i modi di sprecare il meno possibile il cibo oppure non sporcare casa.

Stavo tranquillamente lavando i piatti quando qualcuno entrò in cucina, non proprio qualcuno, ma lui.

S:"Posso prendere un bicchiere di vetro o ti pesa lavare anche quello?" mi chiese avvicinandosi a me.
Io:"Tranquillo prendilo pure, non mi cambia la vita un bicchiere" dissi quasi sussurrando.
S:"Non ti mangio se parli più forte eh" disse prendendomi in giro. A quelle parole arrosii. Lui vedendomi così si mise dietro di me e mi accarezzò una guancia appoggiando la sua testa sull'altra spalla.

S:"Sei così bassa" disse sogghignando.
Io:"Se sei qui per prendermi in giro, vattene pure" dissi scrollandomelo da dosso.
S:"Sei adorabile Angelo" disse rimettendosi nella stessa posizione di prima solo con le mani sui miei fianchi.
Mentre continuano a lavare i piatti Shawn mi lasciava ogni tanto dei baci sul collo che mi facevano rabbrividire tutte le volte.
Ma perchè mi faceva quell'effetto?!

Lo so io eheheheh

Muori male coscienza

Dopo un po senti che stava succhiando una parte del mio collo sotto all'orecchio. Mi fermai di lavare i piatti finche non lo sentì smettere.
Poco dopo finii il mio lavoro, mi asciugai le mani e feci un passo indietro, dimenticandomi che c'era Shawn dietro quindi facendo coincidere la mia schiena con il suo petto. Alzai lo sguardo nello stesso momento che lui lo abbassò.

Eravamo a pochi, pochissimi centimetri. Forse uno o 2. Quella situazione scatenò in me emozioni che non avevo mai sentito, forse sono davvero le famose farfalle nello stomaco.
No io non potevo innamorarmi di lui, lui era la mia distruzione.

Mi staccai e andai in bagno a lavarmi la faccia. Mi guardai allo specchio posto sopra al lavandino e sul mio collo c'era un succhiotto bello evidente.

Perchè non ne combina una giusta?! Non chiedo tanto ma una cosa giusta ma sa fare?! Probabilmente no.
Lui in tanto passava davanti al bagno quindi lo richiamai.

Io:"Shawn ma che ti è saltato in mente?!" dissi quasi urlando. Lui entrò e si mise di fianco a me.
S:"Calmati Angelo, è solo un piccolo segno per dire che tu sei mia e nessuno ti si deve avvicinare" disse con tutta calma. Al contrario io ero tutto tranne che calma.
Io:" Ma sei scemo, dico io. Io non sono ne tua ne di nessun altro. Sono una persona non un giocattolo da usare quando vuoi!" dissi sull'orlo di avere un'attacco di panico.
S:"Che sarà mai dai" disse ridacchiando

Ormai l'aria era quasi finita e la vista si tava appannando. Le gambe cedettero e mi accasciai a terra contro un mobiletto.

Sentii una voce, probabilmente la sua, ovattata chiedermi cosa avessi, non riuscivo a rispondere.

Poi successe le sue labbra erano contro le mie.

Dream?//Shawn Mendes\\Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora