64.Dati Rubati

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Giocherello con il mio cappuccino, ammirando il soffitto del bar, mentre penso a Benjamin. Questa mattina mi ha inviato dei messaggi, ma poi non ho ricevuto più sue notizie. Dall'accesso di WhatsApp, posso notare che non si sia più connesso. Strano per lui che usa molto quel social. Ma pensando al tema 'mattina', mi ritorna alla mente Cameron. Non ci posso ancora credere che si sia dichiarato a me. Credevo che sarebbe davvero arrivato il momento di guardare avanti, invece...

‹‹Ally, a cosa devo questo sorrisino?›› la voce è quella di Fede che mi riporta alla realtà.

‹‹A nulla. Pensavo che non saresti più venuto›› dico, sorseggiando la mia bevanda.

‹‹Non ti libererai mai di me così presto›› tira uno spigolo del labbro all'insù.

Abbasso lo sguardo, mentre avverto un leggero imbarazzo. Quelle parole sembravano dette con molta malizia. Improvvisamente, odo che abbia appoggiato qualcosa sulla tavola. Rialzo il viso per capacitarmi della situazione e capisco che si tratta di una pendrive. Sono proprio curiosa di sapere a cosa ci servirà.

‹‹Una pennetta?›› inarco un sopracciglio.

‹‹Esatto! Oggi dobbiamo fare un bel lavoretto con Kevin. Sposteremo ogni dato sulla pendrive e la consegneremo a David, se sarà necessario. L'anonimo mi ha completamente rotto questa mattina con i suoi stupidi messaggi e se si tratta di quel quasi trentenne, gli assicuro il carcere a vita›› risponde, appoggiando involontariamente una mano sulla mia.

A questo tocco subito sposto il mio palmo dal suo, come se fossi stata scossa da un accenno di corrente elettrica. Mi ricavo uno sguardo confuso da Fede, per poi vedere che ritrae la mano, distogliendo le iridi da me. Non volevo offenderlo, ma ora sto con Cameron e se l'anonimo scattasse qualche foto a me e Fede, potrebbe fare di tutto per farmi litigare con il mio ragazzo.

‹‹Direi di andare›› dico, alzandomi dal mio posto.

Fede annuisce con un po' di delusione. Afferra la sua felpa per poi uscire dal locale, seguito da me. Il percorso procede in totale silenzio e posso osservare il viso del mio amico che sembra pensieroso, soprattutto quando arriviamo nel Bronx. Prepara un programma di codici sul cellulare e qualche volta, mi dedica delle occhiatine, come se vorrebbe dirmi qualcosa.

‹‹Questa mattina pensavo che saresti venuta da me per andare da Kevin›› dice con voce fievole.

‹‹N-non potevo, perché avevo delle faccende da portare al termine›› rispondo nervosamente.

‹‹Eppure, mi è sembrato che questa mattina tu fossi venuta a casa mia e avessi parlato con Cameron›› continua a digitare lettere sul suo programma.

‹‹No, no...ti sei sbagliato...non sono venuta nel Bronx›› dico nervosamente e lui annuisce poco convinto.

Cazzo, quanto mi sento male ad avergli detto una menzogna, ma non posso dirgli all'improvviso: 'No Fede, in realtà ero venuta da te, ma ho incontrato il tuo migliore amico e ci siamo baciati. Sai, adesso stiamo insieme'. Non so come affrontare questo particolare con lui. Ritorno a concentrarmi sul ragazzo dalle ciocche bionde e posso avvertire che abbia un peso nel suo corpo, nonostante stia continuando a scrivere sul suo cellulare.

‹‹Fede, devi dirmi qualcosa?›› gli domando, stringendomi nella mia felpa.

‹‹Io credo che tu debba darmi delle spiegazioni›› dice sospendendo la concentrazione dal programma.

‹‹Cosa?›› inarco un sopracciglio.

‹‹Qualche giorno fa, mi sembravi interessata a me e ora non vuoi nemmeno che io ti tocchi con un dito. Mi spieghi perché ti comporti in questo modo?›› biascica acidamente.

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