Incertezza? (43)

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Yam's pov

Il dottore entra nella stanza e stringo forte la mano di mia madre: quando Jim mi ha portato in ospedale mi hanno dato un calmante e ho fatto degli esami. Un brivido mi percorre al pensiero, è stata una sensazione orribile che spero di non ripetere più. Anche se so che il medico non porta buone notizie,  glielo si legge in faccia.

"Allora Yamila, come ti senti?"-chiede facendoci segno di sederci in due sedie. Non lascio la mano di mia mamma neanche in questa occasione, e lei rinforza la stretta.
"Un po' meglio"-sussurro con voce roca.
"Mmmh...non devi sforzare la voce per almeno due settimane. Silenzio totale. Hai una seria infiammazione alle corde vocali, rischia di diventare qualcosa di molto più grave, il sangue, anche se era in quantità ridotte, non è mai un buon segno. Potresti rimanere qualche giorno all'ospedale, almeno ci sarebbe la sicurezza del tuo recupero. Altrimenti puoi tornare a casa, prendendo una pastiglia specifica 2 volte al giorno, e al riposo assoluto da tutte le attività. Anche uno sforzo minimo può essere determinante. Cosa preferisci?".

Faccio per parlare ma mi indica un foglietto sopra la scrivania: sentendomi un po' ridicola scrivo una risposta.
"Dottore c'è la possibilità che torni a cantare?"-chiede nel frattempo mia madre preoccupata.
"Beh....dipende dal recupero. Da quello che ho visto Yam ha una estensione vocale molto ampia, sarebbe meglio se, almeno per i prossimi anni, non facesse...diciamo, tutto quello che sa fare. Io non me intendo di musica, ma le sue corde vocali sono praticamente distrutte. Se non recupera nel modo corretto, c'è comunque la possibilità che le sue capacità non tornino quelle di una volta".

Sento mia mamma tremare mentre porgo il foglietto: preferisco andare a casa, chiudermici dentro e riposare per il mio pronto recupero. Non posso permettermi di buttare via il mio sogno, proprio ora che si sta realizzando. O meglio, si stava realizzando.
"Sicura che vuoi andare a casa? Qui avresti almeno delle infermiere che limiterebbero le visite e si prenderebbero cura di te ogni giorno".
Scuoto la testa e guardo il dottore con determinazione
"Va bene ma dovrai iniziare un'intensa cura, adesso ti spiego ogni cosa.....

Una volta fuori dalla stanza, un turbine di capelli rossi mi viene addosso, facendomi indietreggiare di parecchi passi.
"Come ti senti? Cosa ti ha detto il dottore? Stai molto male, lo sapevo me ne ero accorta! Non puoi immaginare lo spavento che mi hai fatto prendere, ero morta di preoccupazione, adesso devi dirmi come stai.....".
Mamma riesce a fermare Jim e le racconta tutto con grande tatto. La mia attenzione è catturata da qualcun'altro: Ramiro era seduto su una delle sedie in plastica e si è alzato appena mi ha visto uscire. Mi fissa con preoccupazione

Vorrei dirgli tante cose, ma non so come fare, non mi è mai successo di avere un così grande bisogno di parlare come ora. Quasi senza rendermene conto calde lacrime mi bagnano le guance, senza che riesca a trattenermi. Quasi non riesco a respirare, il dolore di perdere una delle cose che mi rende più felice,  la mia vocazione, il mio talento, il mio sogno...mi mozza il fiato. Ho lottato, non ho creduto subito che questa fosse la mia strada, e adesso, che stava andando tutto bene, succede questo. Fili invisibili avvolgono il mio corpo, vogliono bloccarmi, impedirmi di essere felice. Vedo una fossa davanti a me, la mia tomba, inesorabilmente sono destinata a caderci, ad essere sepolta dal mio dolore.

Tutto ciò per cui ho lottato non esiste più: la musica, il canto, il mio primo album, i concerti, i tour...il mio sogno non esiste più. Sarò condannato ad osservarlo dal basso, rimarrà chiuso in eterno in una impenetrabile teca di cristallo, racconterò ai miei figli e nipoti come non sono riuscita a viverlo.

Le sue calde bracce mi avvolgono e continuo a piangere sulla sua giacca. Neanche avere accanto Ramiro riesce in qualche modo a placare questo tormento.
Mi acccarezza i capelli, senza parlare o dire niente: forse ho bisogno di questo. Che nessuno parli, almeno per ora. Non posso sopportare la commiserazione. O meglio, non riesco ad accettare che altri stiano compiendo i loro desideri e che io sia per sempre destinata a guardare la loro felicità senza vivere la mia.

Soy Luna 4°stagioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora