That time you fell down

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Changbin era tornato da scuola felice: non gli avevano assegnato nessun compito e ciò significava che poteva guardare Seungmin giocare nel suo giardino per tutto il pomeriggio

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Changbin era tornato da scuola felice: non gli avevano assegnato nessun compito e ciò significava che poteva guardare Seungmin giocare nel suo giardino per tutto il pomeriggio.

Come al solito si sedette sul davanzale della sua finestra, ben nascosto dalla tenda, e attese che il bambino più piccolo facesse la sua comparsa in giardino.
Quel giorno ci volle un'oretta circa: probabilmente a Seungmin i compiti erano stati assegnati, a differenza del maggiore.

Seungmin amava i giochi di fantasia: immaginava di essere un supereroe e di volare a salvare le persone in pericolo, di vedere tutta la città sotto di lui, di piroettare nel cielo e di essere super forte.
Ciò che risultava alla vista era un bambino di otto anni che correva a braccia aperte, urlando per tutto il giardino.
E Changbin non poteva che trovarlo adorabile.

Avrebbe voluto scendere nel giardino dei suoi vicini e correre anche lui insieme al minore, condividere con lui un mondo immaginario tutto loro. Ma ciò non era possibile, e Changbin si accontentava di guardarlo da lontano, lo rendeva cimunque felice.

"Changbin." Lo chiamò sua madre dalla porta.
Il bambino dai capelli scuri si girò nella sua direzione, mentre la donna entrò nella stanza, camminando per poi sedersi sul letto di Changbin, parallelo alla finestra su cui era seduto il bambino.

Il piccolo guardò la madre, con sguardo interrogativo.
"Cosa c'è mamma?"
"Lo guardi spesso?" Chiese la donna.
"Tutti i pomeriggi, tranne quando piove." Rispose il bambino.
La donna sorrise.
"Non ti andrebbe di farti altri amici, conoscere altri bambini, invece di aspettare che Seungmin giochi con te?"
"No."

La donna ridacchiò divertita alla risposta secca di Changbin.
"Perché no, Binnie?"
"Perché a me piace lui!" Rispose il bambino indicando fuori dalla finestra.
"Capito." Si alzò la donna scompigliando i capelli neri di Changbin. "Ricordati che essere determinati va bene, ma c'è un limite a tutto." Disse, per poi lasciare la stanza.

Il piccolo annuì, ma non comprese appieno le parole della madre.
Lui era determinato a voler giocare con Seungmin, non avrebbe mollato per nessun motivo; non aveva un limite di sopportazione: osservava il più piccolo con piacere, non si sarebbe mai stancato.

Il corvino si rigirò verso la finestra, continuando a sbirciare dallo scorcio che si era creato.
Seungmin continuava a correre indisturbato, a urlare, a ridere.
E Changbin rideva con lui.

"Sono il più forte super eroe del mondo!" Asserì il castano, salendo su un muretto del giardino.
"Posso fare salti altissimi!" Affermò, prima di saltare giù dal muretto.

Ma qualcosa andò storto: un laccio della sua scarpina destra era infatti slacciato e il bambino inciampò nel salto, cadendo a terra in modo brusco e scomposto.

Changbin aveva visto tutta la scena dalla finestra. Preoccupato era corso in bagno a prendere disinfettante e cerotti ed era corso fuori di casa, arrivando in meno di un minuto nel giardino dietro l'edificio, dove si trovava Seungmin.

"Min!" Urlò il più grande, correndo verso il castano che si teneva il ginocchio sinistro piangendo.
Quest'ultimo alzò lo sguardo e mormorò un debole Changbin.

Il più grande si inginocchiò davanti ad egli, prendendo un pezzo di cotone e bagnandolo di disinfettante, per poi passarlo sul ginocchio di Seungmin.

"Brucia?" Chiese premurosamente.
Seungmin scosse la testa, mordendosi il labbro e trattenendo le lacrime: il disinfettante bruciava, ma non voleva darlo a vedere.

"Ho finito. Ora ti metto dei cerottini."
Disse il corvino prendendo dei cerotti colorati e attaccandoli sulle piccole sbucciare e tagli presenti sul ginocchio.

"Ecco fatto." Disse Changbin alzandosi in piedi e aiutando il minore a fare lo stesso.
"Ti fa ancora male?" Chiese dunque questi, indicando il suo lavoro.

Seungmin scosse la testa.
"Non tanto. Sono forte."
Changbin sorrise. "Si! Lo sei."
Per qualche secondo entrambi rimasero in silenzio, poi Seungmin intervenne.
"Devo dire alla mia mamma che sono caduto. Non posso rimanere qui."
"Oh, capisco, ciao Seungmin." Disse sconsolato Changbin, voltandosi e raccogliendo le sue cose, per camminare verso casa.

Quando fu abbastanza lontano sentì la voce di Seungmin che lo chiamava.
"Changbin!"
Si voltò. "Si?"
"Grazie per i cerottini."

So che sono personaggi di mia invenzione, quindi non ha senso dirlo, ma li trovo adorabili

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So che sono personaggi di mia invenzione, quindi non ha senso dirlo, ma li trovo adorabili.
Inoltre scusate lo stile piuttosto infantile, ma chiaramente non posso far parlare due bambini di otto e nove anni come studenti di Oxford lmao

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