Capitolo 9~

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All'ora di pranzo siamo ancora in quella stanza, che ho scoperto essere la NOSTRA stanza, la nostra aula, il nostro punto di ritrovo. Solo nostro, classe 1ª delle volpi. Mi hanno detto di non chiamarla "classe" ma gruppo, o famiglia. Mi piace l'idea di chiamarla "famiglia" ma mi ci devo abituare.
-Mezzogiorno ragazzi!- Annuncia Kio. -Pranzo-
Mi accorgo di aver fame. Non ci avevo fatto caso fino adesso. Kio ci invita a seguirlo in sala da pranzo, e solo allora capisco quanta gente ospita questa scuola. La sala è immensa e ci sono tavoli da 8-10 posti disposti in file orizzontali rispetto all'entrata, separati da uno o due metri di distanza l'uno dall'altro. Ce ne saranno come minimo 250. Il rumore è fastidioso. 2 o 3 mila persone che parlano, ridono, urlano e mangiano. Rumore di posate, bicchieri, piatti e mestoli. Lungo tutto il lato destro della stanza si trova un lunghissimo tavolo attaccato al muro, con sopra migliaia di piatti pronti, con pietanze diverse. C'è di tutto. Dagli antipasti ai dessert, dalla carne al pesce. E sembra tutto così appetitoso..
-Allora? Che aspettate?- Ci incita kio sorridendo, gli occhi fissi sulla parete in fondo. Occhi come i suoi non ne ho mai visti. Sono dorati, con leggerissime sfumature verde acqua. Sempre vivaci, come quelli di un bambino. Una ciocca rossa si è posata proprio a fianco all'occhio destro. I due colori, messi l'uno accanto all'altro, risaltano e formano un contrasto meraviglioso. Si volta di scatto a guardarmi (deve essersi accorto che lo stavo fissando) così fingo di guardare il soffitto dietro di lui. È più alto di me almeno di 10 centimetri, ma sembra più basso quando non te lo trovi accanto. Noto che sono rimasta qui solo io, gli altri sono corsi a prendere da mangiare e si sono fiondati sull'unico tavolo ancora libero. Mi aggiungo a loro dopo aver preso un piatto di pasta e una bottiglietta d'acqua da mezzo litro. Mi siedo accanto a Meriem, che mi studia con sguardo ammirato. Sto un'attimo in silenzio, ma poi non riesco a trattenermi. -Che c'è?- Butto lì. -Ho qualcosa in faccia?-
Lei ride e si infila in bocca un pezzo di carne. -No, non hai nulla!- Dice a bocca piena. -È solo che..- fa una pausa per buttar giù il boccone, poi riprende. -Sei strana..-
-Che ho di strano?-
-I capelli... e la carnagione... e gli occhi-
Peter si intromette -i suoi occhi non sono strani, sono solo meravigliosi.-
-Si, confermo.. ma è strano.. di solito i rossi hanno la carnagione chiarissima e i capelli ricci.. non è che ti tingi?- Mi domanda lei.
-No.. e non è colpa mia se ho i capelli mossi..- rido.
Lei annuisce. -Comunque ti invidio... molto anche. Capelli rossi.. occhi blu..-
-verde marino.- Precisa Peter.
-.. carnagione medio-scura...- continua lei indisturbata.
-Calma.. non ho la carnagione scura!- Ribatto sorridendo.
-Beh.. scura per una rossa!- Dice lei sapendo di aver ragione.
-Si vabbè..- Sorrido e infilo una forchettata di pasta in bocca.
-Comunque... non intendevo questo.- Si fa un attimo più seria, ma poi torna a sorridere. -Magia nera.. ghiaccio...- continua. -Sei speciale- Conclude allargando maggiormente il suo sorriso.
-Non credo sia una fortuna.- Dico abbassando la voce.
-Si che lo è!!- Afferma.
-No.- Ribatto!
-Si invece!! Hai idea di quanto tu sia importante per loro?-
-Si beh, talmente importante che potrebbero cacciarmi, o peggio!-
-Non lo farebbero.-
-Che ne sai?-
-Lo so.-
Non sta mentendo. I suoi occhi mi fissano immobili da dietro gli occhiali.
-So molto più di quanto pensi..- Conclude.
-Okay.. va bene..-
Finiamo il nostro pranzo in tranquillità, parlando della nostra vita prima di venire qui. Meriem era stata bocciata 3 volte alla scuola media. Non ci andava perchè passava le giornate ad allenarsi dietro casa. Sua madre e suo padre erano daccordo con lei, sapevano che sarebbe dovuta venire qua, così le insegnavano il minimo indispensabile a casa. Suo padre è un ex professore, quindi si intendeva del mestiere. Peter frequentava la prima superiore ad un istituto tecnico economico. Ha trovato in giardino la stessa sfera che ho trovato io ed è capitato qui. Sapeva di essere speciale, ma non aveva mai immaginato una scuola di magia. Pensava di essere l'unico sulla terra.
Chester era orfano. È stato adottato da due maghi che frequentarono questa scuola e scoprirono che non era un bambino normale. All'asilo si divertiva a giocare con le menti dei suoi compagni e fargli fare quello che desiderava. Luke ed Harry parlavano tra loro, durante il pranzo, quindi non ho scoperto nulla sul loro conto. Kio è seduto al nostro tavolo di fronte ad una ragazza dai capelli biondo cenere.
-Sophia?- Una voce dietro di me ha richiamato la mia attenzione. Mi volto diffidente.
-Sophia!- Ripete. -Non ci posso credere!- È un ragazzo alto dai capelli rossi e gli occhi blu.
-Ehm...- Farfuglio. -Si?-
-Sophia!- Lui mi viene incontro e mi abbraccia, ma io lo respingo.
-Chi sei?- Chiedo. Lui non risponde. -Chi sei?- Ripeto alzando la voce.
-Oh.. giusto..- Lui si gratta la testa coms se stesse pensando ad una soluzione difficile da trovare. -Sophia, sono tuo fratello..-
-Oh.. devi aver sbagliato persona.. io non ho fratelli.- Affermo.
-Oh, ne hai invece!- Dice sorridendo.
-No, non ne ha.- Meriem è seria, si avvicina a me mettendomi un braccio alla vita, come per proteggermi. -Lei ha una sorella..-
-Zara?- Domanda con un sorrisetto.
-Sophia, so che ti è difficile credermi, ma devi farlo...-
-Perchè diavolo dovrei?-
Dal momento in cui Meriem si è avvicinata a me, ho iniziato a vederlo come un nemico.
-Quando tu sei nata io me ne sono andato di casa. Non perchè non ti volessi... ma perchè avevo paura. In me c'era la magia nera e ferire la mia sorellina era l'ultima cosa che desideravo. Ero un bambino, avevo 5 anni.... non mi sorprende che mi sia perso, poi. Volevo tornare a casa ma era tardi... Poi una sfera mi è caduta in testa e sono svenuto, penso. Mi sono ritrovato qui.. mi hanno accolto e accudito, finchè non compii 14 anni. A quell'età mi mandarono a fare il test.. e risultai volpe.. così eccomi qui. Non posso credere che ci sia anche tu!-
-Così... avresti 19 anni?- Chiedo, pur di non stare zitta.
-Esatto... tu 14...- Lui mi sorride.
-Come ti chiami?-
-Eden-
-Io... io non mi ricordo di te... non ho mai sentito nemmeno il tuo nome...-
-Sophia.. credimi...- Qualche lacrima gli scappa dagli occhi, rigandogli le guance, che si sono fatte rosse. Scuoto la testa.
-Non so... io non ti conosco... ho sempre voluto avere un fratello... ma... Eden... Eden Walker... Non ho mai sentito questo nome.-
-Sophia, ti ricordi la lettera alfabetica appesa alla porta di camera tua?-
Lo fisso per un attimo, cercando di mettere a fuoco l'immagine.
-E..- Dico. -E W!- Spalanco gli occhi e accenno un sorriso. -E la "E" era sbiadita, appena visibile.. sostituita dalla "S"!- Esclamo.
-Finalmente..- Lui sospira sorridendo.
-E.. e... e io ho visto il tuo nome una volta!!! Era su un mio quaderno dell'asilo, cancellato ma ancora leggibile!-
Lui sorride e gli occhi gli si riempiono di lacrime. -Sophia..-
-Eden!- Mi libero da Meriem e gli getto le braccia al collo, stringendolo verso di me. Mi accorgo di avere gli occhi bagnati e sorrido. Lui ricambia il mio abbraccio stringendomi forte.
-Non ti lascerò mai più, mai! Te lo giuro!- Dice tra le lacrime.
-Mai.- Continuo io.

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