13 - Le ombre di Villa Agreste (p.3)

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Carapace le raggiunse tra le guglie di Notre Dame, là dove già una volta aveva incontrato Ladybug, ed era solo.

«Non l'hai fermato?» gli domandò Rena Rouge fissandolo a braccia incrociate.

Ladybug si era seduta accanto ad uno dei gargoyle, la mano premuta contro il fianco per nascondere alla vista dei due amici il sangue che ancora imbrattava il suo costume nonostante il suo flusso si fosse fermato.

Ancora non riusciva a capire perché Chat Noir non fosse tornato ad attaccarla subito, perché avesse aspettato e si fosse presentato da lei come Adrien. Forse contava di coglierla di sorpresa, in quel modo, ma allora avrebbe potuto farlo benissimo anche la notte precedente, mentre tentava inutilmente di prendere sonno.

«Ladybug?» domandò Carapace, distogliendola dai suoi pensieri. «Tutto bene?»

Lei sospirò e si sforzò di sorridere, anche se aveva appena scoperto di aver sempre conosciuto il ragazzo che vestiva i panni del suo compagno di squadra, anche se l'amore della sua vita aveva appena provato a ucciderla - per la seconda volta - e voleva solo sparire o infilarsi sotto le coperte per piangere fino a prosciugarsi. Da dove erano riusciva a vedere Villa Agreste, sembrava una casa normale in una normale strada di Parigi e in una giornata normale, ma lei sapeva bene che ormai non era più così.

«A Chat Noir è successo qualcosa, l'altro giorno.» disse.

Rena Rouge annuì.

«Cosa può averlo portato a volerti morta?» domandò.

Ladybug scrollò le spalle. «Non lo so, ma è iniziato tutto a Villa Agreste, Nadja Chamack ha portato lì sua figlia contro la sua volontà e lei era terrorizzata, io e Chat Noir ci siamo tornati per salvarla e dopo – quando eravamo fuori e pensavamo di aver risolto – qualcosa ha riportato lui dentro.»

«Qualcosa tipo cosa?» chiese Carapace.

«Qualcosa di oscuro che deve essersi liberato durante lo scontro con Papillon, ne sono certa. Se solo capissi cosa...»

Rena Rouge si portò due dita al mento e strinse gli occhi, il vento le agitò i capelli mentre rifletteva. «Dobbiamo ripercorrere i passi di ciò che è accaduto quel giorno.» realizzò.

Ladybug si morse il labbro, ripensare alla mattina in cui si era svegliata a casa sua ed aveva trovato gli orecchini posati sul comodino era ogni volta come sentire la terra venire a mancare sotto i piedi.

«C'è un problema, però.» disse all'amica. «Durante lo scontro finale con Papillon sono stata ferita ed ho perso i sensi, non ricordo nulla di quello che è successo fino al mattino dopo.»

Rena Rouge sbatté gli occhi ed annuì, Carapace approfittò di quel momento per farsi più vicino.

«Qualunque sia la causa è successo nel lasso di tempo in cui sei stata svenuta.»

Ladybug tornò a pensare al fatto che Chat Noir avesse dovuto affrontare Papillon senza di lei, ma per la prima volta poté davvero capire cosa comportava ciò. Adrien Agreste aveva affrontato suo padre, l'aveva sconfitto e l'aveva riportata a casa, prima di scomparire nel nulla. Dove aveva dormito? Chi si era occupato di lui e l'aveva aiutato a curare le sue ferite emotive? Adrien si era ritrovato all'improvviso senza una famiglia.

Con il cuore spezzato ed un groppo in gola, Marinette si ripromise che gli avrebbe dato tutto l'amore ed il calore umano che avrebbe potuto una volta che fosse riuscita a liberarlo dalla possessione ed a riportarlo a vivere alla luce del giorno. Ovviamente, se lui non avesse voluto restare con lei, se ne sarebbe fatta una ragione e l'avrebbe lasciato andare.

«Purtroppo l'unico che sa come sono andate le cose è proprio Chat Noir.» disse.

«E il signor Agreste.» concluse Carapace.

L'ombra del gatto - INCOMPIUTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora