4 - Riscoprendo gli amici (1)

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Premessa: questo capitolo si divide tra tre momenti diversi, e non lo fa in ordine temporale. Per rendere tutto più chiaro ho indicato il momento in cui ogni avvenimento è accaduto.


Poche ore dopo l'arreso di Gabriel Agreste:

A Chloe non erano mai interessati i problemi degli altri, neanche quelli di Sabrina, nonostante fosse la sua cosiddetta migliore amica. Per questo restò ancora una volta in silenzio, quando la ragazza le confessò le proprie preoccupazioni, e si concentrò su una ben più importante manicure. Ringraziò il cielo – per l'ennesima volta – di essersi fatta comprare da suo padre un paio di cuffie costose con microfonino per poter parlare al telefono e controllò che la curva dell'unghia del suo indice fosse perfetta, prima di posare la limetta sul tavolino accanto allo smalto.

«E così mia madre mi ha mandato a letto senza cena.» concluse Sabrina. «Aveva fatto anche il mio piatto preferito, ci credi? E io non ho potuto mangiarlo! È terribile.»

Terribile davvero, pensò Chloe, che la sua estetista di fiducia avesse dovuto rimandare il suo appuntamento all'ultimo minuto. Avrebbe dovuto fare più attenzione, scendendo le scale, e non sarebbe caduta e finita all'ospedale.

Quasi le parve di sentire il tonfo del suo corpo che atterrava sul pavimento, il rantolo di dolore per nulla femminile che le era sfuggito dalle labbra. Fu come essere presenti, pur senza vedere la scena. Batté le unghie sul tavolino, dove era rimasto anche il dischetto d'ovatta imbevuto di acetone che aveva usato per levarsi lo smalto precedente. Un secondo tonfo la riscosse, ma ora poteva essere certa che non fisse solo la sua immaginazione; c'era qualcuno, fuori, sul suo balcone.

Si alzò in piedi, il telefono era ancora premuto contro il suo orecchio, Sabrina continuava a parlare.

«Perdonami.» disse distrattamente. «Ti farò recapitare una porzione doppia domani sera, prometto, ma ora devo proprio andare.»

Riagganciò e lasciò cadere il telefono sul cuscino del divano; aveva abbandonato il suo paio di scarpe nuove sul pavimento, ne raccolse una e si premurò di brandire la scarpa in modo che potesse usarne il tacco come arma. Non fece in tempo neanche a raggiungere la porta, che quella si aprì da sola, mettendo in luce Chat Noir.

«Ho bisogno di un posto dove stare.» le disse il ragazzo.

Chloe sbuffo, la tentazione di lanciargli la scarpa contro fu grande, ma resistette e la lanciò di lato. «Vai giù ed entra dalla porta principale, idiota!» esclamò.

Poi si accorse della strana scatola che lui stringeva tra le mani e sollevò un sopracciglio incuriosita, aspettandosi una spiegazione.

«Dobbiamo parlare.» fu quello che Adrien, una volta tolta la maschera, disse come prima cosa.

Quel giorno, Chloe smise di pensare a Chat Noir come un eroe di serie B.

Dopo l'incontro tra Queen Bee e Ladybug:

Tornando a casa, Queen Bee scoprì che la sua camera d'albergo al Grand Paris era al buio. Cercò di scrutare attraverso l'oscurità per cercare Adrien al suo interno, prima di scendere dal cornicione su cui si era appollaiata ed attraversare il balcone. Dischiuse la porta scorrevole con attenzione e si detrasformò appena fu dentro. Grazie allo sfavillio che le riportò i suoi vestiti quotidiane, riuscì ad individuare l'amico sul divano, ma una volta tornata l'oscurità fu di nuovo ceca.

«Ho fatto.» disse con un sospiro. Sentì Pollen ronzarle attorno e cercò l'interruttore a tentoni; quando accese la luce Adrien si coprì gli occhi e si fece indietro. Incurante del fatto che potesse dargli fastidio, Chloe si accomodò al suo fianco. «Allora, sei rinsavito?» domandò.

L'ombra del gatto - INCOMPIUTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora