12 - Le ombre di Villa Agreste (2)

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Ladybug si sporse oltre la porta del ripostiglio del bidello e guardò cauta il corridoio. Sembrava che il campo fosse libero, allora uscì silenziosamente e si diresse verso le scale in punta di piedi. Avrebbe voluto poter parlare con Maestro Fu, ma sapeva che sarebbero state solo lei e Tikki, da sole contro qualunque cosa fosse accaduta a Chat Noir, che era Adrien Agreste. Ancora non riusciva a credere che fosse vero, a tutte le volte che il ragazzo le aveva dichiarato il suo amore e lei l'aveva liquidato senza troppe esitazioni, ma non aveva tempo per pensarci e crogiolarsi nel pentimento. Si sporse oltre la balaustra e guardò verso l'atrio ormai vuoto. Stava quasi per tirare un sospiro di sollievo quando scorse l'ombra di Chat Noir con la coda dell'occhio.

Non era sicura di dove si fosse nascosto nell'attesa che lei uscisse dal nascondiglio, forse aveva sempre saputo dove fosse grazie ai suoi sensi sviluppati, ma questo non aveva assolutamente alcuna importanza.

«Mi dispiace.» gli disse. «Qualunque cosa io abbia fatto per spingerti a comportarti così, mi dispiace.»

Lui scosse il capo.

«Non hai fatto assolutamente nulla.» le disse. «Ma devi andare.»

Aveva ancora il taglierino aperto in mano, la lama era ancora imbrattata di sangue.

Marinette portò una mano al fianco, la pelle bruciò contraendosi in una fitta di dolore sotto le sue dita e lei si domandò quando fosse successo.

«Perché stai facendo questo?» gli domandò. Lasciò che lui si avvicinasse, il cuore le batteva forte ma la sua mente continuava a ripeterle che lui era il suo Chat Noir, che non le avrebbe mai fatto del male di sua volontà. «Chi ti sta costringendo?»

Gli occhi di Chat Noir si strinsero quando fu a poche decine di centimetri da lei, Ladybug lo vide sollevare una mano pronto a colpirla e si fece di lato appena in tempo perché i suoi artigli colpissero la ringhiera invece che lei.

Lanciò lo yo-yo e si issò fuori dalla sua traiettoria, saltando sul tetto. «Combattilo, so che puoi farlo!» gli disse.

Lui le saltò dietro, ma al contrario di lei non esitò sul bordo del cornicione, così Ladybug scivolò sulle tegole e rischiò di finire giù in strada. Cercò di tornare verso il culmine del tetto, ma mise un piede in fallo e cadde giù sotto gli occhi attoniti degli studenti appena usciti da scuola. Lanciò ancora lo yo-yo e vi rimase appesa, i sospiri sollevati dei passanti le rimbombarono in testa e quasi sospirò di sollievo. Poi Chat Noir si affacciò dal cornicione e guardò giù. Ladybug sganciò lo yo-yo e percorse in caduta libera i pochi metri che la separavano da terra, usando quei pochi istanti per voltarsi ed atterrare sul ginocchio. Attorno a lei decine di ragazzi puntarono gli occhi sgranati verso di loro. Confusi ed ansanti, alcuni di loro si guardarono attorno, forse in cerca di un'akuma, forse solo per capire se stesse arrivando qualcuno a prestare soccorso.

In una frazione di secondo Chat Noir si accucciò sul tetto, Marinette lanciò ancora lo yo-yo ed ancora lasciò che il suo filo si trascinasse via. Chat Noir atterrò sul marciapiede, proprio dove lei era stata appena un istante prima, con gli artigli sguainati.

Ladybug corse di tetto in tetto, non si azzardò a voltarsi per controllare se Chat Noir le fosse ancora alle calcagna, ma si domandò perché fosse tornato a cercarla proprio in quel momento, perché non era rimasto nell'ombra e perché, se Papillon lo stava controllando, non l'avesse ancora fatto evadere. A meno che non l'avesse fatto mentre lei era a scuola e semplicemente non le fosse ancora arrivata la notizia. Forse voleva prima liberarsi di lei.

Non si accorse di essersi fermata finché non sentì Chat Noir afferrarla alle spalle e spingerla a terra, la guancia urtò contro una tegola e lei gemette avvertendola bruciare.

L'ombra del gatto - INCOMPIUTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora