17. Il giorno in cui Papillon fu sconfitto (3)

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Marinette sospirò e scostò la borsetta sul fianco, sentiva Alya frugare tra i libri sugli scaffali della biblioteca scolastica, non sapeva cosa stesse cercando, ma era troppo concentrata a scrutare i titoli sui dorsi di quelli che aveva davanti, per preoccuparsene.

Era nella sezione che conteneva i volumi che avevano a che fare con l'occulto, ma perlopiù si trattava dii narrativa fantasy e horror, nulla che potesse esserle utile per capire come salvare Chat Noir dallo spirito che aveva deciso di abitare il suo corpo. Uno dei volumi, una raccolta di racconti sui fantasmi, era appena sopra la sua testa, quando tese la mano per afferrarlo le sue dita sfiorarono quelle di Nino, protese verso lo stesso libro.

«Scusa.» dissero nello stesso momento.

Nino ridacchiò. «Allora... Fantasmi, eh?»

Marinette annuì.

«Cercavo qualcosa che potesse mettermi un po' i brividi.» disse, anche se non era affatto vero. «Prendilo pure, se ti interessa.» aggiunse poi.

Anche se probabilmente era il libro più in tema che avessero a scuola, era certa che non ci fosse nulla che potesse servirle, all'interno. Con un sospiro, lasciò che Nino aprisse il libro e, mentre lui iniziava a sfogliarlo freneticamente, ancora in piedi accanto allo scaffale, si allontanò a mani vuote.»

Il giorno in cui Papillon fu sconfitto:

Chat Noir corse rifiutandosi di fermarsi, si lasciò alle spalle Villa Agreste e si perse sui tetti di Parigi, procedendo senza sapere dove stesse andando.

Stringeva il bastone tra le dita, aspettando una risposta di Ladybug; il messaggio che le aveva mandato era stato breve, forse anche sgrammaticato, ma non gli importava. Non riusciva a pensare ad altro che a ciò che aveva visto nello studio di suo padre. Sperava che lui non lo stesse seguendo, sperava che non sapesse dove cercarlo e che almeno per un altro po' sarebbe stato al sicuro.

Quando vide Ladybug, all'inizio pensò di stare sognando; lei era lì ferma a fissarlo e Chat Noir la raggiunse e dischiuse le labbra senza riuscire a dire nulla. Fu lei a parlargli per prima, avvicinandosi e sfiorandogli il braccio come per assicurarsi che stesse bene.

«Chat Noir, che è successo?» domandò.

Forse, penso Chat Noir, era stato anche meno chiaro di quanto aveva pensato. Lanciò un'occhiata alle proprie spalle, non sembrava che Gabriel Agreste fosse vicino. Magari, pensò, non si è neanche accorto di essere stato visto. In fondo era stato veloce; era entrato, aveva visto il kwami ed era fuggito di corsa. Forse non sarebbe successo nulla di male. Poi realizzò che il fatto che suo padre fosse Papillon avrebbe distrutto comunque tutto.

«L'ho trovato.» disse a Ladybug.

Lei si corrucciò, inclinò il capo, Chat Noir lesse nei suoi occhi la confusione e nella curva delle sue labbra la perplessità.

«Chi?» gli domandò.

Chat Noir si morse l'interno della guancia, distolse lo sguardo e per un istante pensò che non voleva più che lei conoscesse la sua identità. Cosa avrebbe pensato di lui? Cosa avrebbe detto o fatto una volta che avesse scoperto chi era? L'avrebbe ancora guardato allo stesso modo e si sarebbe fidata comunque di lui?

Si disse che la conosceva bene, che la sua opinione di lui non sarebbe cambiata solo a causa dell'identità di Papillon, ma per quanto riguardava Parigi? Sarebbe mai riuscito a tornare a camminare in mezzo alla gente sapendo che ogni persona che incontrava rivedeva in lui l'eredità di un uomo che aveva fatto loro tanto male? Era disposto a scoprirlo?

Si chiese se avrebbe avuto l'opportunità di ritirarsi, se avrebbe mai potuto perdonarsi se l'avesse fatto. Avrebbe potuto scegliere di lasciare andare suo padre pur di continuare con la sua solita vita, ma ne sarebbe valsa la pena? Era il momento di decidere, realizzò, il momento in cui avrebbe tracciato le basi per il suo futuro, un futuro che avrebbe potuto essere controverso, pericoloso ma di certo mai e in alcun modo totalmente felice, perché in qualunque modo sarebbe andata, l'identità di Papillon aveva comunque sconvolto il suo mondo e nulla sarebbe più potuto tornare come prima.

L'ombra del gatto - INCOMPIUTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora