18. Il giorno in cui Papillon fu sconfitto (4)

132 17 1
                                    

Queen Bee si trasformò subito dopo che ebbe capito ciò che era accaduto. Le immagini di Chat Noir che cercava di uccidere Ladybug erano ormai diventate virali, non c'era una sola rete televisiva che non le avesse mandate in onda almeno una volta, né qualcuno che non ne stesse parlando giù in strada. Ladybug stava bene, lo sapevano tutti, grazie a Carapace e Rena Rouge, e nessuno si stava preoccupando di Chat Noir se non per chiedersi cosa l'avesse portato a reagire in quel modo.

Lei, però, sapeva bene che quell'attacco non era stato volontario, sapeva che ovunque fosse andato a rintanarsi probabilmente stava peggio di Ladybug, che aveva bisogno di conforto e, probabilmente, di due ceffoni ben assestati che lo costringessero a smettere di autocommiserarsi.

Trovò l'amico sul tetto del vecchio cinema, quando il sole era ormai quasi tramontato, accucciato nella penombra, abbastanza in alto perché nessuno dalla strada potesse vederlo. Era seduto sulle tegole, con le gambe strette tra le braccia. Aveva la fronte premuta sulle ginocchia, le orecchie basse e la coda immobile dietro la schiena. Il vento agitava i suoi capelli già scompigliati, lui non dava cenno di accorgersene, né diede segno di notare il suo arrivo.

Chat Noir non sollevò lo sguardo neppure quando le suole delle scarpe di Queen Bee scricchiolarono contro le tegole del tetto, così lei ebbe tutto il tempo di avvicinarsi e pensare a cosa dire prima che lui muovesse il capo.

Queen Bee rimase in piedi, le braccia incrociate dietro la schiena, un ginocchio piegato e la punta della scarpa che poggiava sul tetto mentre muoveva la caviglia riflettendo sul da farsi.

«Ladybug sta bene.», disse come prima cosa, era probabilmente questo ciò che lo preoccupava di più, tutti sapevano quanto Chat Noir tenesse a Ladybug, tutti avrebbero potuto intuire che avrebbe sofferto se le fosse successo qualcosa.

Il ragazzo sollevò il volto, scoprendo gli occhi arrossati. «Non sarebbe dovuto succedere.» disse.

Queen Bee sbuffò. «Non è colpa tua, non potevi controllarlo.»

Aspettò che lui ribattesse, ma lui si limitò a scuotere il capo ed a nascondere il volto tra le braccia ancora una volta, se Papillon fosse stato ancora libero, rifletté, probabilmente avrebbe inviato decine di Akuma solo per lui. Subito dopo questo pensiero ricordò chi era, però, Papillon, e se da una parte le piaceva pensare che Gabriel Agreste non avrebbe mai fatto questo a suo figlio dall'altra realizzò che non poteva esserne certa, che in fondo non lo conosceva così bene per poterlo dire con certezza.

Si chinò al fianco di Chat Noir e tese un braccio verso di lui, gli posò una mano sulla spalla.

«Non puoi capire,» le disse lui. «Sarebbe stata al sicuro se non ci fossi stato io.»

«Ma non potevi impedire che la cosa che hai dentro prendesse il controllo e la andasse a cercare.» ribatté Queen Bee.

«Sono stato io ad andare a cercarla.» rispose Chat Noir allora. «Io che sono andato a scuola, che mi sono avvicinato per vederla, pensavo che se fossi rimasto abbastanza lontano sarei riuscito a non perdere il controllo.»

Lui batté il pugno al suo fianco, a Queen Bee parve di vedere per un istante l'energia oscura che lo avvolgeva e si chiese se solo il suo umore potesse scatenare il cataclisma. Solo dopo le parole dell'amico fecero presa nella sua testa e realizzò che era ancora in sé quando aveva deciso di andare a scuola per vedere Ladybug, che quindi aveva perso il controllo solo dopo, quando ormai era quasi certo che non sarebbe successo.

E, come se la sua testa avesse deciso da sola di scegliere l'ordine delle priorità di ciò che fosse più importante capire per primo, come ultima cosa realizzò che questo significava che Ladybug frequentava la loro stessa scuola, che forse l'aveva incontrata nei corridoi durante l'anno scolastico, che forse le aveva parlato e così anche Adrien, prima che sapesse che era proprio lei sotto la maschera.

L'ombra del gatto - INCOMPIUTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora