33.

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Taehyung aveva notato un cambiamento in Jungkook, sembrava perennemente tra le nuvole e avrebbe tanto voluto sapere a cosa pensasse; ma appena glielo chiedeva cambiava argomento o gli diceva che non era importante.
Ovviamente Taehyung non poteva far altro che rimanerci un po' male.
Una sera si trovava dietro le quinte con Jimin dopo uno spettacolo, stavano mettendo via le ultime cose; ma il rosso sembrava distratto.
Più che altro non faceva che osservare Jungkook da lontano, cercando di capire cosa gli passasse per la testa.
Ovviamente Jimin notanto che qualcosa non andasse cominciò a fargli domande e fu lì che Taehyung gli parlò dei suoi dubbi e sensazioni, sul fatto che ci fosse qualcosa che non andasse.
Ma il rosa gli riferì che non c'era nulla di cui preoccuparsi, e lui preferì dargli retta anche se gli era difficile.
Ma infondo non aveva tutti i torti, qualcosa passava ormai frequentemente nella testa di Jungkook, sopratutto da quando aveva confessato il suo voler sposare Taehyung.
Capitava a volte che i ricordi di quando aveva una vera e propria famiglia ricomparissero e per alcuni versi si sentiva un ipocrita.
Lui aveva deciso di scappare con il Circo, lui aveva voluto abbandonare la sua famiglia, sempre che potesse definirla così.
Con una madre alcolizzata e un padre di cui a malapena riconosceva il viso.
Desiderò di fuggire, non volendo più vivere in quella situazione, in modo da potersi ricostruire una vita nuova, una vita adatta a lui.
E in certo senso ci era quasi riuscito, faceva un lavoro che amava, con persone che amava eppure c'era ancora qualcosa che non andava.
Eppure sentiva la mancanza di affetto familiare, cosa che forse il Circo non poteva dargli e forse era proprio per questo motivo che sentiva il bisogno di sposarsi.
Più volte il rosso si era accorto di quanto fosse pensieroso, ma il problema è che non era l'unico.
Quella sera, mentre Jimin e Taehyung si sistemavano dopo uno spettacolo lui se ne stava fermo ad osservare le famiglie che lasciavano lo stabile; quando a lui si aggiunse anche Namjoon.
Lo affiancò, senza dire una parola cominciando anche lui ad osservare e forse per necessità fu Jungkook a iniziare un discorso -Nam cosa vuol dire essere una famiglia?-
-Ho sempre sostenuto che una famiglia non è solo una questione di sangue- gli spiegò Namjoon -Se formata da persone che si amano e ci amino a loro volta.
Finalmente Jungkook distolse lo sguardo dal pubblico, solamente per poterlo posare su Taehyung poco distante da lí.
Quando incrociarono i loro sguardi il rosso gli fece uno dei suoi sorrisi contagiosi, infatti non ci volle molte che anche lui si ritrovó a sorridere.
-Ma perché questa domanda?- a distrarlo fu Namjoon, che nel mentre si era voltato a guardarlo; anche se un idea ce l'aveva già.
-Tu sai com'è la mia famiglia- rispose Jungkook, stringendo le spalle e mettendo le mani in tasca. -Non so cosa si provi a farne parte.
Lui desiderava poter dire "questa é la mia famiglia" e non vergognarsene.
Jungkook aveva ragione, Namjoon sapeva perfettamente da che tipo di famiglia arrivava e capiva quanto gli mancasse questo genere di rapporto.  Anche se lui si era sempre impegnato in modo da farlo sentire come a casa.
E in un certo senso gli faceva male vedere Jungkook pensarci, nonostante i suoi sforzi e questo il corvino sembró notarlo -Scusa, sai che vi considero come una famiglia, ma mi manca qualcosa- si scusò.
Namjoon gli fece un sorriso rassicurante -Non scusarti- disse -Io fatto tutto ciò che potevo, ora sta a te.
E con quest'ultima frase, se ne andò lasciandogli una pacca sulla spalla, in segno di sostengo e conforto.
Jungkook non potrà mai ringraziare abbastanza Namjoon per tutto ciò che aveva fatto per lui e anche di più, però aveva ragione.
Quando Namjoon lo lasciò da solo, Jungkook si mise di nuovo a fissare Taehyung che rideva e scherzava, tranquillo senza pensieri.
Rimase ancora un po' ad osservarlo a distanza, prima di raggiungerlo, con ancora le parole di Namjoon che gli giravano per la testa.
"Ora sta a te", ormai era cresciuto, solo lui poteva sapere cosa fosse meglio per se.
Per questo aveva preso una decisione, anche se si era ripromesso di pensarci non poteva più aspettare.

Dopo quasi un ora in cui tutti si erano dati da fare tutti quanti per ripulire e riordinare i residui dello spettacolo, Jungkook e Taehyung potevano finalmente tornare alle loro roulotte e riposarsi.
Erano arrivati quasi fuori da tendone quando il rosso notò nuovamente Jungkook distratto.
-Jungkook- lo chiamò bloccandolo per un braccio e voltandolo in modo da poterlo guardare negli occhi -Sei strano ultimamente e non dirmi che non è nulla- gli fece notare, ma questa volta voleva delle risposte.
-Niente segreti?- domandó Jungkook ribadendo quel loro piccolo patto.
Taehyung annuí con decisione e attese che iniziasse a parlare.
-Vedi io non vado d'accordo con la mia famiglia- gli spiegó -Sempre che io possa chiamarla così.
Taehyung ascoltava con molto interesse e attenzione; visto che quella era la prima volta che Jungkook si apriva con lui, che parlasse del suo passato e gli era davvero grato e felice per questo.
-La mia "famiglia" è una vero disastro, per questo sono scappato qui- continuò con il suo racconto  -Ed è qui che ho trovato una seconda casa, ma...
Quello che stava per dire, non era facile e aveva paura, eppure era quello che voleva e non si sarebbe tirato indietro ancora.
-Ma?- gli chiese Taehyung spronandolo a continuare -Mi mancava qualcosa- confessò Jungkook.
-E cosa?- domandò ancora il rosso, ma dopo questa domanda Jungkook divenne al quanto nervoso il che lo fece allarmare.
-Tu sei ciò che mancava, ti amo, questo lo sai e forse solo tu puoi colmare il vuoto che sento- gli disse tutto d'un fiato per poi prendergli le mani tra le sue, stringendole e avvicinandosi di più a lui. -Tae, sposami- gli disse Jungkook con gli occhi puntanti sui suoi, serio e con decisione.
Taehyung rimase immobile incapace di muoversi, o di dire qualsiasi cosa -I-io, cosa?- domandò sotto shock.
-Sposami- ripetè Jungkook posandogli una mano sul viso, accarezzandogliela delicatamente.
Taehyung l'afferrò, continuando a guardarlo con occhi sbarrati.  Allora non si era sbagliato quella volta.
Gli strinse la mano, in cerca delle parole giuste mentre Jungkook lo guardava con il cuore in gola per l'ansia.
-Mi puoi scusare un secondo?- domandò Taehyung, aveva bisogno di riordinarsi le idee e questo Jungkook lo capiva, per questo gli lasciò tutto il tempo che gli serviva. Infondo non era decisione facile.
Taehyung si allontanò da lui, uscendo fuori all'aperto nella speranza che l'aria della sera potesse aiutarlo a rilassarsi.
Si appoggiò a delle casse poste dietro al tendone, almeno li sarebbe stato da solo potendosi dedicare completamente a se.
Da una parte non era mai stato nei suoi piani, almeno non ancora, e questa cosa così improvvisa lo spaventava da morire.
E dall'altra amava Jungkook con tutto se stesso, avrebbe voluto passare con lui ogni anno della sua vita. Ma un matrimonio...
Aveva voglia di urlare per quella situazione così assurda.
Rimase dov'era per una ventina di minuti, ma forse era meglio tornare dagli altri, non volendo farli preoccupare per la sua assenza.
Ma qualcosa alle sue spalle, nascosto tra gli alberi e l'oscurità attirò la sua attenzione -Ci si rivede bellezza- quella voce lo fece mettere subito sulla difensiva, mentre con gli occhi fulminava Tuan ormai uscito allo scoperto.
-Ora ti metti pure a spiarmi?- gli domandò Taehyung.
-Fossi in te non farei tanto il gradasso- lo avvisò Tuan visto che poco dopo alle sue spalle apparvero tre ragazzi del suo gruppo, tutti con un sorriso terrificante sul volto.
Taehyung capì di essere nei guai fino al collo, e l'unica cosa che gli venne in mente di fare era allontanarsi da loro. Ma questo non era nei piani di Tuan.
Ordinò a due dei suoi uomini di prenderlo e di tappargli la bocca in modo da non farlo urlare, così che nessuno potesse sentirlo.
Ma nonostante questo Taehyung provò a divincolarsi dalla loro prese in qualunque modo, senza alcun successo e ritrovandosi così in poco tempo in ginocchio, immobilizzato e imbavagliato.
-Ti senti in trappola?- lo prese in giro Tuan chinandosi davanti a lui e prendendogli il mento tra le dita.  Vide che Taehyung stava provando a dire qualcosa, perciò decise di togliergli momentaneamente la benda dalla bocca.
E il rosso non perse l'occasione per potergli sputare dritto in faccia.
Peccato che questo fece infuriare Tuan che una volta pulita la faccia gli tirò una calcio allo stomaco, che gli fece mancare il respiro per qualche istante.
-Calma ragazzo- a intervenire fu un'altra voce, una che gli fece gelare il sangue nelle vene.
-Mi ha provocato- si giustificò Tuan, voltandosi verso l'uomo intento a fumarsi un sigaro.
-Tu- sibilò Taehyung ancora con il fiato mozzato -Le avevo detto che non mi piace usare le maniere forti- disse Smith con il suo solito modo da uomo d'affari.
-Che cosa vuoi?- domandò Taehyung con occhi pieni di rabbia e paura.
Smith si avvicinò a lui, accovacciandosi in modo da poterlo guardare dritto in faccia, fece un tiro dal suo sigaro per poi buttare il fumo dai polmoni, prendendo in pieno il viso di Taehyung disgustato.
-Io volevo te, ma non me lo hai permesso- rispose Smith percorrendo con l'indice tutto il profilo del suo volto -E se non sei mio, non sei di nessuno- aggiunse infine alzandosi.
-Che cosa hai in mente?- Taehyung non poteva solamente immaginare che cosa avessero in mente e ciò gli faceva paura; che aumentò non appena vide il sorrisetto inquietante e malato sul suo volto.

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Al prossimo capitolo...
Buona lettura :))

THE GREATEST CIRCUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora