Capitolo 17

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"Svegliati tesoro, oppure dovrò farlo con la forza.."
Sono sveglia, almeno credo, riconosco la voce del portatore dei miei mali, il mio rapitore, Nightmare.
Apro gli occhi e cerco di mettermi dritta, ma il corpo mi fa male, ogni cellula grida se provo solo a spostare un dito. Trattengo un urlo e poi, lentamente, alzo la testa per guardarmi bene intorno.
Sono in un posto buio, l'unica fonte di luce è un faro davanti ai miei occhi che mi acceca, e non mi permette di vedere bene, io sono seduta su una sedia da ufficio, una di quelle con le rotelle; le mie gambe sono legate l'una all'altra, i piedi sono invece bloccati in una specie di scatola, non riesco neanche a vederla bene.
Le mie mani sono legate dietro lo schienale della sedia, e la mia bocca è chiusa con dello scotch che mi gira tutto intorno alla testa.
Cerco di parlare, gridare per cercare aiuto, ma le parole sembrano bloccate dalla paura sul fondo della mia gola. Solo dopo mi accorgo del fatto che sono rimasta in intimo, quell'uomo mi ha toccata, il solo pensiero delle sue mani sul mio corpo mi mette i brividi, cerco di nuovo di gridare, di nuovo niente.
"Non sforzarti troppo.." sento solo la sua voce, non riesco a vederlo, sembra che giri intorno a me, mi sta confondendo, vuole farmi impazzire forse? Non ci riuscirà mai, lui non potrà mai vincere.
Piano piano riacquisto padronanza del mio corpo, l'effetto di quella specie di sonnifero sta svanendo, ma il vero problema è, quanto tempo sono rimasta incosciente? Mentre cerco una risposta a tutti i miei quesiti, mi guardo intorno in cerca di qualcosa di utile da usare per scappare, un bagliore nell'oscurità mi cattura, una chiave inglese, ma come posso raggiungerla? magari saltellando con la sedia fino a lì posso afferrarla, no, ho le mani legate.
Il mio fugace e non ben organizzato piano di fuga va in fumo, mi sento peggio di prima, ho paura, mi sento debole ed esposta al pericolo ogni secondo che passa.
"Ti sei ripresa del tutto vedo!" Dice la voce vedendomi con la testa e la schiena completamente dritti.
"Mmmm" cerco di ribattere ma la mia voce è bloccata dallo scotch, me ne ero dimenticata; non sapendo cosa fare, ed oramai in preda al panico, inizio a piangere, come una bambina, lacrime amare, di disperazione e paura, di dolore ed insicurezza.
Una figura esce lentamente dall'oscurità, è lui, sempre lui, la causa di tutto, la causa della mia insicurezza e della mia, oramai prossima, morte; mi ucciderà, come ha fatto con Alice e con tutti gli altri, piango di nuovo, ma stavolta più forte al solo pensiero di cosa abbia passato la mia amica nei suoi ultimi attimi di vita.
Le lacrime scendono a fiumi, tendo la testa verso l'uomo che si avvicina a me e cerco di urlare, il risultato sono delle grida spezzate da singhiozzi e mugolii.
"Oh No piccola, non fare così, mi farai piangere..." dice sarcastico l'uomo mentre si inginocchia davanti a me ed inizia ad accarezzarmi la guancia.
Le sue mani sono gelide, le unghie sono sporche di piccole macchie di sangue secco, quella vista mi mette il voltastomaco, mi ritraggo da quel contatto e cerco di allontanarmi da lui torcendo il busto e girando la testa; con un gesto veloce l'assassino afferra il mio mento, costringendomi a guardarlo dritto negli occhi, ma io di tutta risposta li serro, non voglio dargli alcuna soddisfazione, non avrà nulla da me, non si merita il mio sguardo.
"Lisa, smettila, non voglio ucciderti subito, con te voglio divertirmi, a differenza della tua amichetta.."
Improvvisamente mi strappa lo scotch dalla bocca con violenza, talmente tanta che sono costretta a bagnarmi le labbra per il dolore; vuole sentire una mia risposta, e la avrà.
"Brutto stronzo, che cosa le hai fatto?! Come hai pot.." mi ferma dandomi un forte schiaffo dritto in faccia, rimango così, in silenzio, con la testa girata a tre quarti, guardando verso destra; i capelli mi coprono il viso.
"Modera i termini Lisa, Alice sarebbe contraria a tutto questo lo sai.."
"Non nominarla neanche!" Urlo fregandomene del suo comportamento nei miei confronti, questo è un affronto troppo grande per me e per lei.
Mi mette una mano sulla bocca, inizia a premermela con forza sul viso, io lo fisso con lo sguardo di chi a paura della morte, perché adesso la sento, sento il suo respiro sulla mia spalla, il suo richiamo.
"Stavo parlando, dicevo...con lei non mi sono divertito perché la mia polverina preferita non ha funzionato, così l'ho uccisa, ma non prima di torturarla, altrimenti il suo rapimento sarebbe stato uno spreco.."
parla della mia amica come fosse un oggetto, un vecchio e rotto soprammobile che tu butti via, non riesco a fare nulla, neanche adesso, la sola cosa che so fare è piangere come una disperata al solo pensiero della morte la mia dolce Alice. Improvvisamente le immagini della mia migliore amica mi tornano in mente, i suoi sorrisi, le sue battute, tutti i bei momenti passati insieme, spariti per sempre.
"Sapessi come urlava il tuo nome e quello di tuo fratello, povero stupido si è fatto pure picchiare per bene, tutto per niente!" Mi ignora e scoppia a ridere, quest'uomo non merita altro che la morte, la vita non è fatta per lui, è uno spreco quasi.
Gli urlo contro qualcosa, frasi sconnesse interrotte dai singhiozzi e dalle urla.
"Alex mi troverà! E tu finirai in carcere!" Dico quasi senza fiato.
L'uomo ferma la sua risata e mi fissa contrariato "Oh No cara," dice avvicinandosi di nuovo; prende il mio mento e lo tira a sé, come se volesse che io sentissi bene quello che sta per dirmi "quella che finirà al fresco sei tu!"
Detto questo torna ridendo, in modo più rumoroso, nell'oscurità, le sue risate risuonano per una manciata di minuti e poi silenzio assoluto, sono più spaventata di prima.
Che cosa mi succederà? Cosa volevano dire quelle sue parole? Una vittima non può essere accusata del crimine, questo è poco ma sicuro.

Passano ore, o almeno credo, l'oscurità intorno a me si sta facendo più tenue, è passata la notte, non so che giorno sia, so solo che sono qui da troppo tempo, Alex sarà preoccupato, mi starà cercando, al solo pensiero mi scende una lacrima, dovevamo passare la notte insieme, io non ho potuto dirgli quello che provavo, non l'ho mai fatto, se non con i gesti, mi sento uno schifo per tutto, questa storia, la situazione in cui mi trovo, non sarebbe mai successo se...
"Ti sono mancato?" L'uomo spunta da dietro le mie spalle, mi afferra il collo e lo stringe con il suo braccio, sento dolore, non riesco a respirare bene, cerco di dimenarmi ma è difficile stando legata ad una sedia, lui stringe la presa, sento il respiro mancare, la vista si appanna per un secondo, ma poi subito mi lascia, all'improvviso, per un attimo ho sperato mi uccidesse davvero. Riprendo fiato ed ansimo, lui lentamente arriva davanti a me, estrae una siringa dalla giacca, che indossa da tutta la notte oramai, e poi la fissa con aria divertita "Speriamo che almeno su di te funzioni!" Dice prima di darle un piccolo colpetto, facendo uscire una goccia del liqui di giallo al suo interno.
Rabbrividisco a quella visione, ma non posso fare nulla se non dimenarmi come una pazza.
"Che cosa diavolo è quello?" Urlo cercando inutilmente di allontanarmi.
"Oh, dovresti saperlo, l'hai visto alla tv ricordi?" Dice come se fosse ovvio, come se fosse naturale il fatto che mi spiasse da mesi.
Una strana sensazione si impossessa di me, ansia, quindi sa dove abito, chi frequento, conosce tutto di me, mi seguiva, lo ha sempre fatto, per tutto questo tempo ero io il suo obbiettivo.
Sorride ancora nel vedere la mia espressione, gli piace quando gli altri soffrono, le urla di dolore, le preghiere, le suppliche, sono il suo scopo di vita.
"Bene, è ora.." si avvicina a me, da qualche colpetto al braccio, io mi dimeno, cerco di sfuggire al mo destino, ma quello mi raggiunge sempre, rovinando la mia vita.
L'ago entra, urlo di dolore, le mie grida sono forti ed acute, sono certa di trovarmi in un luogo isolato, altrimenti non mi avrebbe lasciata senza un bavaglio o altro a proteggere la bocca dalle richieste d'aiuto.
"Ci siamo, adesso lo saprò finalmente"
Mi sento male, mi viene da vomitare, mi gira la testa, mi sento sparire, è come se qualcun altro stesse per entrare nel mio corpo.
"Sì, funziona, sta funzionando!"
La vista scompare del tutto, riesco solo a sentire le risate del mio stalker, il buio più totale, c'è odore di muffa, di bagnato, non l'ho notato prima.
"Lisa, da ora in avanti sarai il mio giocattolo preferito."

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