Capitolo 8

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Sono soddisfatta, mi sono fatta un bel giro per negozi ed ho comprato una longet grigia, una camicetta bianca, una giacca dello stesso colore della gonna ed una bellissima borsetta rosa.
Non ho mai preso così tanta roba per me, sono così contenta di aver dedicato del tempo per me stessa, mi sento quasi rinata, dovrei farlo più spesso.
Sono le 10:45, devo muovermi altrimenti arriverò tardi all'appuntamento con Alex, se così posso definirlo.
Cosa posso dire, non mi aspetto molto, dopotutto è solo un caffè tra amici;
"Ti ho pensata" la sua frase mi risuona nella testa come il suono delle campane di domenica, quelle parole non so perché ma mi fanno sorridere.
Sono arrivata, e sono anche in anticipo di qualche minuto, ci ho messo meno del previsto.
Entro nel bar, e saluto cortesemente, mi guardo intorno e non c'è nessuna traccia del detective.
Il locale che ha scelto è davvero bello, è un internet caffè, l'ho capito dal grande cartello all'entrata, non frequento molto posti del genere; il bar è parecchio grande, c'è un ampio bancone ben tenuto ed intorno ci sono molti tavolini muniti di prese per i dispositivi elettronici.
Una bacheca in sughero occupa quasi tutto lo spazio dietro il bancone, attaccati sopra ci sono annunci vari e volantini di persone scomparse, riconosco alcuni volti, li ho visti nei notiziari, le solite vittime di quel serial killer pazzo, non che ne esistano di normali.
Mi siedo in un tavolino a due vicino la finestra che da sulla strada, così posso vedere meglio da dove arriva Alex.
Aspetto un po', prendo anche io il telefono per vedere se ci sono eventuali messaggi o chiamate perse ma niente.
Inizio ad osservare la clientela intorno a me, sono tutti con gli occhi appiccicati agli schermi, grandi, piccoli o medi che siano; c'è chi indossa le cuffie e chi invece discute apertamente al telefono, come se la persona con cui stesse discutendo gli si trovasse davanti.
Non c'è più ritegno.
"Lisa, scusa il ritardo!" La voce calma e piatta di Alexander mi fa riemergere dai miei pensieri; è vestito sempre con il solito completo giacca e cravatta, gli dona e non riesco ad immaginarlo con degli abiti casual.
I suoi capelli sono sempre perfettamente tirati indietro, ma noto qualcosa che non va nel suo viso, il suo naso è rosso, come un fuoco.
"Cosa ti è successo al naso?" Solo dopo aver parlato mi rendo conto di non averlo nemmeno salutato, ma questa domanda è di vitale importanza.
"Allergia, mi sta uccidendo!" Dice il ragazzo scoppiando a ridere mentre cerca un fazzoletto nella tasca del soprabito.
La sua risata mi trasporta e per un po' rimaniamo nella nostra spensieratezza, è come se il mondo intorno a noi si fosse spento per un attimo. "Come mai mi hai invitata?" Chiedo con aria abbastanza curiosa "Te l'ho detto, ti stavo pensando...mentre lavoravo a quel caso, le tue supposizioni dopotutto non erano così sbagliate." Dice distogliendo lo sguardo ed iniziando così a fissare le macchine sfrecciare sulla strada.
Quindi non sapeva ancora quelle cose? O forse lo sta facendo di nuovo apposta?
Non mi piace essere presa in giro in ogni caso.
"Perfetto! Vogliamo prendere qualcosa?" Chiedo cercando di cambiare argomento, e poi ho una voglia matta di caffè e di Vodka, ma per quella avrò tempo dopo.
Chiamo un cameriere e chiedo un caffè americano, Alex ordina la mia stessa cosa in più una brioche, per fare colazione.
"Come mai proprio il detective?" Chiedo improvvisamente; Alex non si aspettava una domanda del genere, riesco a percepirlo dal suo sguardo, non sa cosa rispondere.
"Be' è sempre stato il mio sogno e poi..." la sua voce si spezza, tossisce a vuoto per schiarirla e poi, dopo aver fatto un bel respiro riparte "...e poi mio padre era un poliziotto e il criminale che lo ha ucciso è ancora lì fuori, ed io devo prenderlo." Il suo atteggiamento cambia improvvisamente, da calmo e pacato è diventato agitato e i suoi occhi sono rossi di rabbia, ho premuto un tasto dolente della sua vita, ma dopotutto quando mai ne faccio una giusta? Cerco un modo per riparare al mio errore quando la mia vita viene salvata dal cameriere che ci porta le rispettive ordinazioni.
Alex come sempre non zucchera il suo caffè mentre io lo rinfilzo di zucchero, sono una persona dolce infondo.
"Tu invece? Hai sempre sognato di lavorare in un bar?" Mi chiede Alexander continuando a tendere il filo del mio discorso, e qui mi blocco, cosa posso rispondere?
"No, anche io sarei dovuta entrare in polizia, ma il destino con me è stato crudele." Dico con un filo di voce prima di sorseggiare un po' del mio caffè caldo, è la verità la vita ed il destino si sono coalizzati contro di me rendendo la mia esistenza un inferno, fino a questo momento ovviamente.
Devo dire che sono due giorni che nella mia vita tutto va per il verso giusto, sarà il caso di preoccuparsi?
"Mi dispiace." Risponde Alex, di sicuro perché non sapeva cos'altro dire. Non deve dispiacersi, non è colpa sua se la mia vita è andata a rotoli, anzi la colpa è solo mia, se solo non avessi...
Adesso però è inutile piangere sul latte versato, è meglio per me se mi godo al massimo questo momento.
"E di cosa?" Chiedo ridendo "Comunque, come va con quel caso?" Cerco di cambiare discorso, ma è impossibile che un detective della omicidi modello mi riveli qualcosa, ci ho già provato e non ha funzionato.
Invece qualcosa nel suo sguardo si accende, sembra che voglia rispondermi "Be', è scomparsa un'altra persona, una ragazza, ma non abbiamo avvisato i media.." dice abbassando la voce ed avvicinandosi a me "..sospettate che l'assassino si tieni aggiornato per poi tornare sulle scene del crimine?" Continuo il suo discorso trasformandolo in una domanda, Alex mi guarda e fa un cenno positivo.
Il suo sguardo è di nuovo serio, dopotutto questo non è un argomento da prendere alla leggera, ha colpito di nuovo, quel maledetto ci tormenta da quasi un anno; sono scomparse più di diecimila persone, e non è stato ritrovato nulla di queste, si sono polverizzate, granelli di sabbia al vento.
Non riesco a concepire come un solo uomo possa fare tutto questo, dove le metti diecimila persone senza che diano nell'occhio? Inizio a riflettere sui luoghi delle varie scomparse.
Un'illuminazione mi accende la mente.
Sono tutti scomparsi nella zona dei casinò, dove ci sono molti magazzini abbandonati.
"Alex, i capannoni sulla A77" dico senza altre spiegazioni, è un detective mi capirà sicuramente.
I suoi occhi si illuminano, prende velocemente il telefono e mette l'app di Google maps, zumma sulla zona da noi prescelta ed eccoli lì, cinque capannoni abbandonati non molto lontani dalla zona di gioco.
Le vittime probabilmente ubriache sono state attirate dall'omicida in un qualche vicolo o nella sua stessa auto, le ha stordite con quella strana droga, li ha obbligato a non urlare o chiedere aiuto e poi li ha portati in uno di quei posti abbandonati.
Improvvisamente mi tornano in mente degli spezzoni di telegiornali vari, da quando quelle persone sono scomparse, il tasso di criminalità si è impennato, i crimini a Los Angels sono aumentati, furti, rapimenti, aggressioni, e se...

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