Capitolo 28

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Sono passati due giorni dall'arrivo improvviso di quel biglietto, e da quel momento tutto è stato strano ed inquietante. Ogni rumore, scricchiolio, cigolio è stato attribuito al famoso assassino venuto per uccidermi.
Alex non mi parla più come prima, è tornato quello freddo di qualche settimana fa, e la cosa non mi da più tanto fastidio adesso, mi mancherà ed è per questo che devo cercare di stargli lontana il più possibile, altrimenti separarmi da lui sarà orribile.
Abbiamo battuto i primi capannoni, senza trovare alcuna traccia di Nightmare, adesso stiamo per entrare nella struttura da me definita "luogo fantasma".
Alex non sembrava sicuro di tutto ciò, ma ha acconsentito ad accompagnarmi, ha paura che io possa fare delle stupidaggini, e poi vuole proteggermi. Tengo sempre la pistola nella custodia attaccata alla cintura, ogni tanto la sfioro, mi fa sentire al sicuro.
"Siamo arrivati." Afferma il ragazzo prima di sollevare gli occhi dalla mappa per guardarsi intorno, ed osservare bene il capannone che si innalza minaccioso davanti a noi. Non è come me lo aspettavo, sembra appena riverniciato, tutti gli infissi e le finestre sono state sostituite.
"Ci tiene al suo nascondiglio quindi." Mi lascio scappare la considerazione che mi ero tenuta dentro, provocando un'espressione stranita sul viso di Alex.
Con cautela ci avviciniamo alla porta, do un'occhiata all'interno per vedere com'è la situazione, ma il vetro è troppo sporco; l'unica cosa che noto sono i grandi bulloni che serrano la porta, sono puliti, sembrano appena messi, anzi ne sono sicura.
Faccio cenno ad Alex di avvicinarsi, lui obbedisce ed in pochi secondi è al mio fianco, come sempre.
"Dobbiamo buttarla giù." Dico mentre sfioro con i polpastrelli i bulloni argentati, penso ad un modo per aprire questa porta, ma non mi viene niente in mente.
"Forse ho un'idea, sta indietro."  Risponde Alex tirandomi dietro di lui con un braccio; non capisco che cosa vuole fare? Non può mica prenderla a calci. Mentre lo fisso perplessa, il ragazzo estrae dalla tasca del giaccone un giravite con la punta simile alla testa dei bulloni, e poi inizia a svitarli, uno per uno.
Passano una ventina di minuti e finalmente la porta può aprirsi, ma c'è un altro ostacolo, è chiusa pure a chiave, dall'interno.
"Non si apre, maledizione!!" Dice Alex mentre insiste premendo sulla maniglia, inutilmente; inizio a perdere la pazienza, non sono venuta qui per perdere tempo né tantomeno per giocare, tutto questo casino non mi impedirà di ucciderlo. Faccio cenno ad Alex di farsi da parte, lui obbedisce alzando le braccia sulla testa, estraggo la pistola del detective Miller, la punto contro la serratura faccio un bel respiro e premo il grilletto, la mia mano non trema, il suono assordante dello sparo riempie l'aria intorno a noi, subito dopo sento il rumore acuto della maniglia che cade sull'asfalto vecchio è pieno di buche.
"Andiamo." Dico secca spingendo la porta con un calcio per poi addentrarmi nella struttura sempre seguita da Alex.
L'interno non è poi così diverso dall'aspetto esterno; la polvere domina l'intero edificio, ricopre ogni tavolo, ogni sedia e ogni cassa presente nel capannone.
Molti mobili, se così posso definirli, sono coperti da un telo bianco oramai sporco e lacerato. Niente luci, o almeno quelle che sono rimaste non funzionano.
L'unica fonte di illuminazione sono le finestre, da cui entra la fioca luce della prima luna.
Continuiamo ad addentrarci all'interno del capannone, quando all'improvviso una luce accecante illumina una sedia.
Sopra non c'è nulla, se non una radiolina da cui, pochi secondi dopo, inizia ad uscire una melodia inquietante, tipo quelle dei carillon.
Mi avvicino tenendo alta la pistola, mi abbasso di poco e spengo quell'oggetto infernale.
"Finalmente, mi aspettavo di vederti, ma non così tardi, ti rendi conto di che ore sono?" Una voce calma e piatta attira la mia attenzione, non capisco da dove viene, ma la riconosco, è lui ne sono certa. Alex, che era rimasto indietro, corre subito al mio fianco, ed inizia a guardarsi intorno.
"Da dove viene?" Mi chiede preoccupato.
"Non lo so, l'unica cosa di cui sono certa è che è la sua voce." Dico mentre continuo a puntare la pistola alla radiolina di fronte a me.
"Lisa, oramai siamo amici di vecchia data, non credi di potermi chiamare per nome?" Ancora, la sua voce risuona nel capannone come un eco, sembra provenire da tutte le direzioni.
"Andiamo mio dolce giocattolino.." sento dei passi, pesanti, provenire da dietro la sedia, osservo meglio in cerca di una figura ma non vedo nulla, è tutto completamente buio adesso "..vieni a salutare il tuo destino." Eccolo finalmente, mi sembra come se lo vedessi bene per la prima volta.
I suoi occhi di ghiaccio sono puntati su di me, il suo ghigno divertito lo rende inquietante e misterioso, i suoi capelli neri come il carbone formano una specie di cespuglio di rovi sulla sua fronte. Il fisico è come me lo ricordavo, è alto, atletico, indossa una camicia scura, dei pantaloni a sigaretta dello stesso colore ed una giacca nera, che gli arriva al ginocchio, il cui colletto è sollevato, mettendo in risalto i suoi zigomi spigolosi.
Avanza ancora verso la sedia, afferra la radiolina, la lancia dietro di se, e poi si siede, come se nulla fosse, come se non avesse due pistole puntate verso di lui.
Alex mi affianca velocemente, il suo sguardo trema a quella visione "Quindi è lui.." sono le uniche parole che riesce a far uscire dalla sua bocca.
"Non mi aspettavo portassi un amico." Dice Nightmare quasi offeso ed irritato dalla presenza del ragazzo al mio fianco.
"Lo sai, sono imprevedibile." Rispondo cercando di sostenere il suo pesante e pungente sguardo, sempre fisso su di me.
"Oh no, non lo sei." Dice prima di scoppiare in una risata, ma non una normale, quel suono, ha un non so che di sinistro.
"Nightmare, sei in arresto per l'omicidio di più di mille persone, metti le mani dietro la testa ed inginocchiato a terra, ora!!" Urla Alex in preda ad uno scatto di rabbia, ma non è così che funziona, è troppo intelligente per non essere preparato per cose del genere.
Il serial killer con un veloce gesto della mano, estrae dalla tasca una piccola pistola, simile a quella che si usa per fare i buchi alle orecchie, la punta verso Alex ed in pochi secondi il detective è a terra, svenuto.
Mi accascio accanto a lui, inizio a schiaffeggiarlo, per cercare di farlo svegliare, ma ovviamente non funziona. Prendo il polso e controllo se c'è ancora il battito, e sí è ancora vivo, ha solo perso i sensi come avevo previsto.
"Che cosa gli hai fatto?" Urlo verso Nightmare, lui sorridendo si rinfila la piccola arma nella tasca e poi si alza, si inginocchia di fronte a me e dice "Tranquilla, non morirà, almeno non per adesso."

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