Capitolo 27

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"Alex io.." mi volto verso il ragazzo senza però allontanarmi, un contatto così, un contatto umano, mi mancava.
Alex appoggia la sua fronte sulla mia, e mi afferra i fianchi, attirandomi a sé. Cerco di allontanarmi, ho paura, il mio cuore sta impazzendo, batte tre volte più veloce del normale.
"Rimaniamo così, ti prego." Dice il ragazzo mentre segue il mio movimento con il viso.
Acconsento, dopo pochi secondi siamo ancora così, so che avevo detto niente sentimenti, ma io proprio non ce la faccio, lo amo.
Prendo il viso di Alex tra le mie mani, so che me ne pentirò, ma in questo momento il mio istinto mi dice di fare così.
Lo bacio, come non avevo mai fatto.
Alex ricambia il bacio, e le sue mani iniziano a vagare lungo il mio corpo, mentre le mie trattengono il suo viso.
Nell'aria c'è desiderio, passione e tanta voglia di passare insieme la notte.
Improvvisamente Alex abbandona il nostro gioco di lingue, mi guarda senza però staccarsi o allontanarsi da me "Lisa, ti amo." Dice semplicemente prima di tornare a baciarmi con più passione di prima.
Una cosa tira l'altra e, finiamo a letto.

Siamo nudi, abbracciati, non voglio staccarmi da lui, il suo contatto, solo adesso mi sono resa conto di quanto mi sia mancato.
"Quanto tempo è passato?" Chiede Alex con gli occhi puntati sul vecchio soffitto.
"Troppo." Rispondo io stringendomi ancora di più a lui.
Alex si gira verso di me, i nostri visi sono a pochi millimetri di distanza, inizia ad accarezzarmi la guancia, ed io mi abbandono al suo tocco "Rimani qui, rimani con me, non fare quello che ti hanno detto di fare." Dice il ragazzo accennando un sorriso e sperando in una risposta positiva. Le sue parole sono state in grado di cambiare il mio umore, ho passato le settimane più brutte della mia vita in carcere, ma me lo merito, ho ucciso, e sto per farlo di nuovo, non posso permettere che quel mostro sfugga alla giustizia, non adesso.
Senza dare alcuna risposta mi alzo dal piccolo letto, trascinandomi il lenzuolo dietro, per poi avvolgerlo intorno alle mie nudità.
Alex sembra perplesso, sperava che dopo tutto questo sarei tornata da lui, vorrei farlo, ma non posso, ho altre cose a cui pensare. Quello che è successo oggi però è stato reale, non ho giocato e lui questo deve saperlo.
"Alex, sai quanto io tenga a te, e quanto ti amo soprattutto.."
"Ma?" Mi interrompe lui mentre si mette a sedere con un cuscino che copre la sua natura. I suoi occhi azzurri hanno un potere particolare, fanno crollare tutte le barriere e le armature che io mi costruisco intorno, mi sciolgono come un ghiacciolo al sole.
Prima di rispondere deglutisco, mentre cerco di elaborare al meglio il modo in cui dirglielo "..ma non voglio rimanere qui, non posso e questo devi capirlo."
"No." Mi risponde lui irritato, si alza e si avvicina a me con sguardo minaccioso "non ti permetterò di uccidere di nuovo, possiamo stare insieme vuoi capirlo?" Insiste senza però avvicinarsi in modo esagerato al mio corpo.
Per la prima volta sto provando una sensazione che non mi è mai capitato di provare in sua presenza, imbarazzo; forse perché ha ragione, o forse perché...non ne ho la benché minima idea.
"Alex, ho ucciso delle persone, merito di stare in quella fogna, ma merito anche la mia vendetta." Dico secca raccogliendo tutto il mio coraggio.
"Non lo fai per te vero?" Mi chiede lui di tutta risposta.
Che cosa vuol dire? Certo che lo faccio per me, mi ha rovinato la vita! Oppure lo faccio per qualcun altro? non lo so, e se fosse così? Forse ha ragione, forse lo faccio solo per Alice e per Mark, ha rovinato tutto, e di certo non posso perdonarglielo e la vedetta è l'unico modo per trovare un po' di pace.
"Pensi troppo agli altri, adesso io ti chiedo, che cosa vuole fare Lisa Stage?"
"Voglio la mia vendetta."
Alex sembra sorpreso dalla mia risposta, ma è così, io voglio che quel mostro preghi per la sua vita, che si metta in ginocchio, che mi guardi nel momento in cui l'anima esce dal suo corpo, mentre fa il suo ultimo respiro; deve soffrire come hanno sofferto tutti gli altri, come ho sofferto io.
"Lisa, ragiona.." insiste Alex, vuole persuadermi, ma non ci riuscirà, non con questo, perché è quello che voglio veramente.
"No Alex, merita la morte, e sarò io a portarla da lui, con o senza il tuo aiuto." Sono stata fredda, troppo fredda, cosa mi sta succedendo?
"Io non ti aiuterò." Afferma con poca convinzione il ragazzo, c'è ancora della speranza che brilla nei suoi occhi, ma non servirà a molto.
La sua risposta però mi fa male, dopo questo volevo passare la mia ultima settimana di libertà con lui, per poi tornare in quel buco.
"Fai come vuoi." Dico spostandomi verso la scrivania, ma qualcosa mi ferma.
Alex mi tiene ferma per il lenzuolo, con uno strattone me lo sfila di dosso.
"Ma che fai?!" Urlo arrabbiata mentre cerco di coprirmi, anche se è praticamente inutile, dato che ci conosciamo bene.
"Io non..scusami, ecco." Risponde agitato porgendomi di nuovo il lenzuolo.
Ma che cosa gli prende? Io non capisco, che succede? Non mi sarei mai aspettata una cosa così da lui, è stato un gesto fatto con cattiveria, rabbia e rancore, ma per cosa poi?
Perplessa mi avvicino ad un mucchio di vestiti, che abbiamo gettato prima di fare quello che abbiamo fatto.
Mi rivesto in fretta senza badare ai dettagli, è poco dopo sono già pronta. Mi siedo alla scrivania ed inizio a studiare le cartine, nel capannone dove è stato Mark non sembra esserci attività, nemmeno in quello in cui io sono stata portata.
Poi, mettendo a confronto due mappe noto un dettaglio non poco rilevante, nella prima, quella fornitami dalla polizia, non è menzionata uno stabile, non è presente nella cartina, la suo posto c'è il vuoto; nella seconda invece lo stabile è di media grandezza, ed è presente. Com'è possibile? Che fosse una fabbrica o un capannone abusivo?
Controllo la data della mappa fornitami da Alex, è recente, quindi non può essere un'antica fabbrica.
Deve essere lì, per forza.
Nightmare ha fatto bene i compiti, si nasconde in un capannone in una zona abbandonata ed isolata che non è presente sulle mappe della polizia, ma come hanno fatto a non accorgersene? Insomma è un capannone non un capanno da giardino.
Vorrei andare subito, ma sarà meglio studiare un piano, questo caso è finito prima di iniziare.
Tra tre giorni al massimo sarò di nuovo nella mia cella.
Improvvisamente un tonfo attira la mia attenzione e quella di Alex, che intanto si è infilato un paio di boxer e dei pantaloncini corti.
"Che cos'è stato?" Chiede sussurrando il ragazzo mentre si avvicina a me.
"Non lo so." Rispondo continuando a rimanere in ascolto.
Dopo alcuni minuti sembra essere tornato tutto come prima, prendo coraggio e mi avvicino alla porta.
"Aspetta! Prendi questa!" dice Alex mente mi lancia la sua pistola, identica alla mia con l'unica differenza nel colore.
La afferro e, piano piano apro la porta, getto un'occhiata fuori ma non sembra esserci nessuno; sempre con molta cautela, apro di più la porta, e sorpresa, sopra vi trovo un foglio bianco puntato al legno con un coltello.
Rimuovo l'arma e poi giro il foglietto, è vuoto, tranne per una lettera scritta con il rosso.
"N"

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