Capitolo 13

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"È pronto" La voce calda di Alex mi riporta alla realtà, mi giro verso di lui, ha un piatto in mano e sorride soddisfatto mentre lo poggia sulla tovaglia che ricopre l'intera isola.
Mi avvicino lentamente, metto i capelli dietro le orecchie e poi mi siedo.
Il piatto che ho davanti contiene uno dei miei cibi preferiti, le omelette.
"Complimenti al cuoco!" Dico dopo aver mandato giù la prima forchettata, sono davvero ottime, e non lo dico solo per far colpo su Alex.
Il ragazzo non risponde di limita a sorridere mentre anche lui taglia la sua omelette.
Passano alcuni minuti e la nostra cena viene interrotta dal brusco squillare di un telefono, il mio, riconoscerei la suoneria tra mille.
Mi alzo in fretta e vado verso l'ingresso dove ho lasciato la giacca, frugo nelle tasche e lo trovo; senza leggere il nome rispondo "Pron.." "Dove cazzo sei Lisa?! Ti ho chiamato mille volte!!" Urla Mark dall'altro capo del telefono.
"Sono a casa di Alex, che succede?" Rispondo io con un tono opposto al suo.
"Alice, l'hai sentita?" Mi chiede preoccupato M.
Il cuore inizia a battermi all'impazzata, l'ansia si impossessa del mio animo.
"No, Oh mio Dio, che succede?"
"Tranquilla sono sicuro che stia bene! Io continuo a cercarla, vedi se tu ed il detective riuscite a fare qualcosa.." Mark fa una piccola pausa "..Lisa non te lo scopare, mi servi." Poi il silenzio.
Avrei voluto urlargli contro le peggio cose, ma come si permette? Non può trattarmi così!
Con rabbia rimetto il telefono al suo posto e torno da Alex, dallo sguardo sembra che abbia sentito tutto, quel deficiente ha urlato come un tacchino, fa sempre così.
"Che succede?" Chiede ingenuamente il detective "Alice, non risponde alle chiamate.." rispondo io con tono distaccato e con un pizzico di preoccupazione nella voce.
"Ti serve una mano? Possiamo andare a vedere il suo appartamento..!" Propone Alex afferrando la mia mano cercando di rassicurarmi; abbozzo un sorriso e rispondo di sì, così ci ritroviamo di nuovo in macchina, questa serata sta lentamente andando a rotoli.
Alice non si fa viva, Mark è agitato ed io lo sono ancora di più, speravo di passare del tempo da sola con Alex, ma questo non succederà.
Sono arrabbiata e preoccupata allo stesso tempo, vorrei mandare tutto all'aria e baciare Alex, un comportamento che si addice ad una ragazzina, eppure non posso, perché la mia amica potrebbe essere in pericolo.
Un flash mi torna alla mente, l'uomo misterioso, e se fosse lui la causa di tutto? E se avesse preso lui Alice?
"Lisa, devi darmi un indirizzo, altrimenti gireremo a vuoto per l'eternità!" Alex mi risveglia di nuovo dai miei pensieri, dobbiamo andare da Alice è vero.
"44 Baily Street View." Rispondo secca senza distogliere lo sguardo dal finestrino.
Sono le nove passate, fuori è buio, le case ed i capannoni sono illuminati dalla sola luce dei lampioni e dei fari di qualche auto di passaggio.

Dopo alcuni minuti riesco ad intravedere il condominio di Alice, mi sporgo un po' fuori dal finestrino e vedo che le luci della sua stanza sono accese, è in casa, ma perché non risponde? L'ansia cresce, scendo velocemente dalla macchina, seguita da Alex e dal rumore della portiera che si chiude, e suono al campanello, nessuna risposta.
Provo ancora ed ancora ma niente.
"Lisa! Detective!" Sento una voce familiare chiamarmi, mi giro ed alle mie spalle c'è mio fratello, piegato sulle ginocchia che ansima.
"Mark! Che ci fai qui?" Chiedo sapendo già la risposta, è preoccupato per la sua ragazza "Ho pensato di venire a vedere se fosse in casa, mi ha dato le chiavi!" Risponde affannato estraendo un mazzo di chiavi dalla tasca destra del suo giubbotto di jeans, con sguardo fiero ma visibilmente preoccupato per la ragazza, com'è giusto che sia.
Perché Mark ha le chiavi? È poco che stanno insieme e la cosa mi insospettisce, ma non è il momento di pensare a questo, bisogna vedere prima se Alice sta bene, dato che oggi non è neanche venuta a lavoro.
Mark ci supera ed apre il portone, è agitato, il click della serratura lo fa scattare e, come una furia, si precipita all'interno del palazzo imboccando le scale e scomparendo dalla mia visuale. Guardo Alex ed insieme seguiamo mio fratello.
Arriviamo davanti la porta, è socchiusa, segno che Mark è arrivato prima di noi. Lentamente la spingo, rivelando uno spettacolo orribile.
Mark è seduto sul pavimento mentre stringe una felpa tutta stracciata, si lamenta, piange e singhiozza, farfuglia frasi sconnesse dandosi la colpa, ma la colpa di cosa? Avanzo ancora nell'appartamento, accendo le luci del salotto per vedere meglio, una fitta al cuore mi immobilizza davanti a quella scena. Tutto è in disordine, i cuscini del divano sono a terra, fatti a pezzi, il tavolino basso è ribaltato, le lampade sono tutte rotte eccetto per quella vicino alla tv che è accesa, ma piena di glitch.
Faccio qualche passo ancora e riesco a sentire anche Alex che entra, dice qualcosa ma io non lo capisco, corro in camera da letto di Alice, di lei nessuna traccia, e anche questa stanza è completamente rivoltata. Un brivido di paura mi scorre lungo la schiena e, istintivamente, inizio ad urlare il nome della mia amica, un gesto disperato.
"Alice!!" Forse adesso uscirà dall'armadio, spaventata perché un ladro è entrato in casa e ha cercato di derubarla.
"Alice!!" Una voce mi raggiunge, è Mark, almeno credo; insieme iniziamo a chiamare la persona a cui teniamo e, con mia grande sorpresa, anche Alex inizia ad urlare il suo nome, aggirandosi per l'appartamento.
Dopo dieci minuti buoni perdiamo la speranza, torno in salotto, abbraccio Mark e cerco di trattenere le lacrime mentre lo rassicuro.
"Sta bene...lei sta...sta.." le mie parole sono rotte dalla tristezza e dalla preoccupazione.
Mio fratello ed io ci ritroviamo in un vortico di lacrime, ci sfoghiamo fino a quando il suono di una radiolina non attira la nostra attenzione.
Alex esce dal corridoio buio e ci ordina di non toccare nulla, cerca tra i resti dei cuscini del divano e trova una scatola nera, con una lucina rossa che lampeggia, la afferra con un fazzoletto e preme un pulsante.
"Chi sei?" Dice serio.
"Lisa Stage, so che puoi sentirmi, la prossima, sarai tu...nessuno potrà..." la voce cupa di un uomo si interrompe a metà a causa delle interferenze, Alex butta a terra la radiolina e poi mi guarda, sembra preoccupato; quelle parole mi hanno spaventata, in che senso io sarò la prossima? Che cosa mi succederà? Che cos'è successo ad Alice?
Inizio a tremare come una foglia, la paura, la rabbia, la preoccupazione mi accecano, la mia vista si annebbia, l'ultima cosa che ricordo è il viso di Alex e la sua voce chiamare, anzi urlare, il mio nome.

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