Capitolo 2 - Incontri

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La ferita causata da un fratello fa più male di quella inferta da un nemico (proverbio arabo)

Solo in macchina Can viaggiava per le strade buie di Istanbul, senza una precisa meta, dopo lo scioccante incontro al ristorante, aveva annullato la cena e messo Polen su un taxi, non aveva voglia di stare con quella donna più del necessario. Alla domanda se sapesse cosa avesse Sanem, lei aveva sviato palesemente il discorso nominando un non meglio identificato "piccolo incidente" di cui non sapeva niente perché era rientrata in Turchia da poco. Non era vero, sapeva molto di più, la conosceva troppo bene per non capire quando mentiva. E stava mentendo.
Cosa era capitato a Sanem? Forse era davvero una cosa recente come aveva lasciato intendere Polen ma gli era tornata in mente la frase di Kemal, "lei non esce mai di casa" ed era strano, la Sanem di un tempo era un uccello libero, che correva nei boschi per dare da mangiare a piccoli passerotti in case diroccate, che scavalcava le finestre per essere libera. Dov'era finita quella Sanem? la Sanem che come il vento non riusciva a tenere fra le dita? Chi era diventata la sua Sanem, la moglie di un ricco imprenditore che la colmava di attenzioni? o che la chiudeva in una gabbia dorata?
Cercava di capire a chi potersi rivolgere per conoscere la verità, escluse suo fratello, escluse sua madre, escluse l'agenzia. Tutti gli sembravano estranei, distanti, inaffidabili. Voleva qualcuno che non potesse mentire.
Non gli restavano che i genitori di Sanem, avrebbe cercato Mevkibe.
Arrivato nella piccola casa che aveva affittato, in mezzo al bosco, in collina si era buttato sul divano in attesa della mattina. Avrebbe parlato con Mevkibe, con Nihat. Voleva sapere.
Ma loro avrebbero parlato con lui?
Aveva chiuso gli occhi e l'immagine di Sanem gli si era presentata davanti, l'aveva guardata in viso per pochi istanti ma adesso affioravano piccoli particolari di cui non si era reso conto, era dimagrita un poco, i capelli più corti, una piccola frangia, i suoi occhi bellissimi erano appena truccati. Indossava un piccolo girocollo con una semplice goccia di piccolissimi diamanti e orecchini discreti. Non credeva di aver assimilato tanti particolari in pochi attimi. Era la fame di lei che gli aveva fatto notare tutto questo, era la fame di lei alimentata nei lunghi mesi di lontananza, era la voglia del suo calore che era stata in un attimo raggelata da quello sguardo, da quell'incredulità mista a rancore.
Tutto gli parlava di una donna coccolata, a cui venivano fatti regali costosi e di stile, un marito che la adorava visibilmente...ecco la cosa che più faceva male era il suo affidarsi completamente a Kemal, l'uomo che evidentemente l'aveva sostituito nel suo cuore, quando l'aveva vista stringergli le braccia intorno al collo, Kemal portami via, in una completa fiducia, aveva sentito un dolore forte in mezzo al petto. Una volta si fidava di lui in quel modo...ma tutto, ormai, era così lontano.
-L'ho perduta - si disse.

Era quasi l'alba e Can aspettava in macchina davanti alla biblioteca del quartiere. Non era riuscito a dormire e mille pensieri gli affollavano la mente. Aveva bisogno di comporre quel puzzle.
Era passata qualche ora e Mevkibe era arrivata ad aprire lo spazio.
Can scese dall'auto e si avvicinò alle spalle della donna che stava aprendo la porta
"signora Mevkibe ... "

La mamma di Sanem si era girata di scatto e l'aveva guardato per un attimo, incredula, poi gli si era lanciata fra le braccia e lo aveva stretto forte-forte, dandogli piccoli colpi sulle spalle.
"Can, ragazzo mio, sei tornato, sei tornato, ringraziamo Allah", lacrime di gioia le colmavano gli occhi.
Can si aspettava una reazione diversa, si era preparato al disprezzo e invece vede gioia, sollievo, emozione...
"Vieni, vieni dentro Can, ti faccio un tè, parliamo, raccontami. Che ti è capitato? Dove sei stato? Stai bene?", Can interruppe quel fiume di domande appoggiandole una mano sul braccio, non voleva parlare di se stesso , voleva sapere "Signora Mevkibe sono qui per Sanem, l'ho vista ieri. Che le è successo?"
La donna aveva preso un attimo di tempo, aveva guardato lontano come a ripercorrere gli eventi di quegli anni e poi aveva scosso la testa "Sanem adesso sta bene, parleremo di lei dopo. Voglio prima che tu mi dica cosa ti ha fatto a stare lontano da mia figlia"
Can sempre più sorpreso, era entrato nella sala.
Mevkibe chiuse a chiave la porta alle sue spalle "Oggi la biblioteca resta chiusa"
Poi lo aveva trascinato nel salottino dietro gli scaffali e gli aveva indicato di sedersi sul piccolo divano, mentre accendeva il bollitore e preparava i bicchieri...
Can in silenzio guardava questa donna che lo aveva accolto come se fosse uscito solo la sera prima dalla loro casa. Lei gli aveva messo il bicchiere di tè davanti e si era seduta accanto a lui.
Can aveva preso un sorso di tè : "è buono come quello di Sanem"
"Ha imparato da me a farlo, abbiamo un piccolo segreto"
"...mi è mancato tanto, mi è mancata tanto" mentre gli occhi gli si riempirono di lacrime, aveva posato il bicchiere.
Mevkibe gli aveva accarezzato le guance " Can, figlio, racconta" gli aveva detto prendendogli una mano fra le sue.
E lui, nella vicinanza di quella madre, aveva iniziato a raccontare quegli anni, e quella separazione dall'inizio: "Quel giorno, era il compleanno di Sanem, le avevo preparato una sorpresa. Io e lei, una cena in una serra piena di farfalle, le avrei chiesto di sposarmi, avevo l'anello, ero pronto, felice, sereno. Avevo dato una seconda possibilità a mia madre, come Sanem mi aveva insegnato, e le permettevo di rivolgermi la parola, ero ancora diffidente ma per amor suo cercavo di comprendere quella donna. Mia madre arrivò in agenzia, mi porse un pacchetto, voleva che controllassi che il regalo che aveva scelto per Sanem fosse adatto, ed io scoprì che era il profumo che aveva ceduto a Fabbri. Ero furioso, mi sentivo tradito, disilluso, corsi fuori sconvolto ..."
"Questo lo sappiamo, Emre ti corse dietro ma..."
"...ma io non volevo ascoltare nessun richiamo, usciì per strada, pioveva, iniziai a camminare in una stradina laterale, poi sentì un dolore fortissimo e tutto divenne buio"
"... cosa?"
"mi svegliai qualche tempo dopo, non so quanto, ero dentro una macchina, steso sul sedile dietro, avevo una benda sugli occhi e non capivo che stesse succedendo. Urlavo, ma ero legato, qualcuno mi diede del sedativo e così persi del tutto la cognizione del tempo e dello spazio"
Mevkibe lo guardava inorridita: "Figlio ma che era successo? Chi erano queste persone. Dove ti hanno portato"
"Mi creda se le dico che non posso raccontarle tutto e alcune parti sono ancora oscure anche per me. Mi dissero che dal momento in cui ero stato arrestato per il pugno che avevo dato a Fabbri, la polizia aveva iniziato ad indagare su di lui e su alcuni suoi traffici poco chiari, io, inconsapevolmente, ero stato testimone di un suo reato, e, in poche parole, la mia vita e quella dei miei cari era in forte pericolo. Dovevo rimanere in un luogo segreto e aspettare che la situazione si fosse risolta. Pochi giorni avevano detto, forse una settimana.
Obiettai che avevo una vita, che la mia famiglia si sarebbe preoccupata, che la mia fidanzata sarebbe morta di dolore, ma mi misero davanti ad una scelta. Il sacrificio della mia libertà o il possibile rischio della vita per chi amavo. Ed io ho scelto di sparire"
"Can, nessuno di noi ne aveva il minimo sospetto, tutti ti conoscevano come il fotografo girovago che spariva per lungo tempo inseguendo le sue avventure ..." Mevkibe era attonita.
"Lo so, immagino sia stato semplice far credere che avessi ripreso il mio vecchio modo di vivere..."
" e come mai questo allontanamento si è protratto per tanto tempo? Due anni, sono tanti. Fabbri ha ancora la sua Azienda..."gli chiese la donna
" il mio allontanamento è finito perché io sono scappato. Non potevo più restare lontano da Sanem, da mio padre...dalla mia vita. Ma questo adesso non è importante, voglio sapere di Sanem, cosa ha avuto? quale incidente, quando? come ha conosciuto Kemal bey?"
" Sanem ha sofferto molto. Quel giorno, il giorno del suo compleanno, ha avuto un incidente, è caduta giù dalle scale dell'agenzia ed ha sbattuto malamente la schiena. E' stata in coma alcuni giorni e poi aveva quasi perduto l'uso delle gambe. Poi ha sostenuto una lenta riabilitazione che ancora non sappiamo se la farà tornare come un tempo. Per quanto riguarda suo marito è giusto che sia lei a spiegarti"
"Lei non vuole nemmeno vedermi"
La donna vide la delusione e lo sconforto sul suo viso.
"Forse sarebbe meglio così. Hai scelto una volta di sacrificarti per la sua felicità, forse sarebbe giusto che lo facessi di nuovo...Kemal la ama molto".
Così Kemal era l'amore di Sanem. Non poteva, non voleva crederci.
"ed è felice? Sua figlia Sanem, è felice?".
Mevkibe lo guardò restando in silenzio, vedeva il dolore nei suoi occhi, come dirgli che no, sua figlia non sarebbe mai stata felice come allora, spensierata come allora. Come dirgli che vedeva la tristezza in fondo agli occhi di sua figlia?
"Vedi Can, ho sempre sperato che le mie figlie avessero un matrimonio come il mio con Nihat, pieno di amore e di rispetto. Kemal la ama e la rispetta, quello che prova Sanem devi chiederlo a Sanem".
"La prego Mevkibe mi aiuti. Io devo quantomeno spiegarle cosa è successo ..."
Mevkibe annuì "ed avrai rispetto del suo matrimonio?"
"ne avrò rispetto più della mia vita, la ringrazio fin d'ora per quanto potrà fare e grazie per avermi ascoltato...io...adesso devo andare".
Can si alzò e baciò le mani di Mevkibe, portandosele poi sulla fronte, mentre si allontanava la voce della donna lo raggiunse: "Can, hai un fratello che è cambiato molto, chiamalo. Io ti farò sapere per Sanem".
Can era salito in macchina, adesso aveva una speranza, Mevkibe pareva dalla sua parte. Quello era il momento di ricomporre tutto il puzzle di quei due anni. C'erano molte cose che voleva conoscere. Prese il cellulare...
" Emre? sono io"
"...fratello..."
" possiamo vederci? dobbiamo parlare"
" certo, dove vuoi, quando vuoi"
" Alla nostra vecchia casa in collina, fra un'ora."

Seduto su un vecchio tronco in giardino, Can guardava il panorama. Quello era il suo posto del cuore, dove era cresciuto, dove tornava dopo ogni viaggio, dove aveva fatto la prima dichiarazione a Sanem , mi sono innamorato di te Sanem ovunque guardi, qualunque cosa faccia vedo solo te, lei lo aveva guardato emozionata e non aveva detto nulla, quanto tempo era passato, quanti momenti perduti..
La voce di Emre che lo cercava interruppe i suoi ricordi
"Can, Can... dove sei... "
I due fratelli si erano ritrovati di fronte uno all'altro. Due anni erano passati.
"Ciao Emre, come stai?
Emre si era avvicinato, aveva preso il viso del fratello fra le mani visibilmente emozionato.
"Can, fratello mio, ci hai fatto morire di preoccupazione, dove sei stato, quando sei tornato, come stai?"
"Emre, ci sarà tempo per spiegare tutto, sto bene, è una lunga storia che coinvolge Fabbri, la polizia, reati internazionali. Sono stato messo sotto protezione. Ancora non è finita , io ne sono uscito volontariamente a mio rischio. Della mia vita non mi importa, ma della vostra sì. In questi lunghi mesi però ho pensato molto e mi sono fatto un'idea di come sono andate le cose con Fabbri e voglio risolverle una volta per tutte ma devo sapere come è la situazione adesso, per non mettere in pericolo anche la vostra vita. E soprattutto dovevo rivedere Sanem ... voi..."
Can non era il solo che doveva spiegare l'accaduto di quegli anni, anche Emre ne aveva di fatti da raccontare .. " Sediamoci Can,ho molte cose da dirti. I fatti che sono accaduti quel giorno affondano le radici in situazioni precedenti di cui non hai idea. E' giunto il momento che tu sappia tutto e che lo sappia da me"
I due fratelli si erano seduti uno di fronte all'altro, per una confessione che doveva essere fatta da anni. Emre iniziò il suo racconto: "Quel giorno quando te ne sei andato Sanem ha avuto un incidente. Un trauma grave. E' stata in coma, temevamo che non recuperasse l'uso delle gambe"
"questo lo so me l'ha detto Mevkibe"
"ti ha detto che è stata Aylin a spingerla giù dalle scale?"
"cosa?"
"Sì Aylin si stava godendo la lite con la mamma e la tua uscita di scena, il nostro piano si stava compiendo e Sanem non era più utile"
" il vostro piano?" Can non capiva.
" Avevamo stretto un patto con Fabbri. Lui ci avrebbe passato le sue quote e noi avremmo fatto in modo che tu lasciassi per sempre l'agenzia facendoti disgustare di Sanem. Se avessi lasciato lei, avresti ripreso la tua vita e noi saremmo stati liberi. Sanem non ne aveva idea.
Lei è sempre stata una pedina nelle mani mie e di Aylin e quello che ha fatto lo ha sempre fatto per il tuo bene, ignorando che così ci avrebbe aiutati a distruggerti".
Can era senza parole.
"Emre, perché? perché tutto questo odio contro di me?"
"Mamma. Mamma mi ha cresciuto nell'odio per nostro padre, mi ha fatto credere che tu avessi sempre avuto le cose migliori, le scuole migliori, la vita libera e spensierata. Non ti conoscevo. Non avevo idea di cosa volesse dire avere un fratello.
Quando papà mi ha voluto in agenzia con sé, mamma mi ha convinto a fare il cavallo di Troia delle sue rivalse. Sono stato usato, come io ho usato Sanem.
Ma tutto è cambiato piano piano, ho imparato ad apprezzarti, a conoscerti, a conoscere Sanem, lei così pura, innocente, fiduciosa. E mi sono disprezzato.
Nel momento in cui ho visto Aylin spingerla e la mamma ridere di te che uscivi dalle nostre vite ho capito da che parte stare. Perdonami. Perdonami ti prego"
Can rimase molto colpito dalla confessione di Emre, nei lunghi mesi di solitudine aveva avuto modo di ripensare a quanto accaduto in agenzia e si era fatto una certa idea di come erano andati i fatti. Aveva perdonato il fratello da molto tempo, il suo affetto per lui era immutato.
" Ho avuto molto tempo per pensare, di ricollegare i tanti fatti accaduti in quei mesi ed ero giunto più o meno a questa conclusione. Ti ho perdonato perché l'amore rende ciechi e tu eri innamorato di Aylin".
" No, ero ossessionato da lei, dal suo fascino crudele. Il vero amore l'ho avuto per anni sotto gli occhi, l'amore incondizionato fatto di fiducia, di rispetto, di comprensione, avevo sotto gli occhi chi mi amava veramente, e che amo profondamente: Leyla.
Siamo sposati ed abbiamo un figlio, hai un nipote, Ahmet di 6 mesi"
"Leyla, solo tu non vedevi quanto era cotta di te. Ma...un figlio? tu?" Can era molto stupito.
Emre rise "eh io, un figlio, che mi vomita sulle giacche di cachemere e non mi fa dormire. E' bellissimo e sono molto felice. Quando verrai da noi? Devi conoscerlo".
I due fratelli si abbracciarono stretti, Can era felice che almeno Emre avesse alla fine trovato la sua strada, la sua famiglia.
"Non adesso, devo ancora mantenere un profilo basso, devo prima vedere Sanem, spiegarle tutto, farmi quanto meno perdonare"
"Sanem..."
Can lo interruppe : "di Sanem parlerò con Sanem. Ti voglio bene fratello, adesso vai, può essere pericoloso stare con me... un'ultima cosa, l'agenzia? Che ne è stato?"
"Fikri Harika non è più nostra. Adesso la proprietà è di nostra madre e Aylin, papà ha venduto le sue quote ad un fondo arabo. Non lavoro più con loro da quel giorno dell'incidente"
" e..."
" ... e noi abbiamo aperto una nuova agenzia, piccola e indipendente, ci lavoriamo tutti, Io, Leyla, Deren, Guliz e soprattutto CeyCey. Il nome ce l'ha indicato Sanem: l'abbiamo chiamata Albatros - comunicazione libera".

KEMALDove le storie prendono vita. Scoprilo ora