Capitolo 13 - Lasciarsi?

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Nessuna scelta è priva di rimpianti

Polen si congratulava con sé stessa, era stato più facile del previsto distogliere Can dalla festa, portarlo via, lontano dagli occhi di Sanem. Kemal aveva avuto ragione a volerla lì "tranquilla, credimi, nessuno ti chiederà chi ti ha invitata, tutti sanno quali sono i tuoi trascorsi con Can e non si faranno certo venire lo scrupolo di mandarti via" le aveva detto.
Infatti: la sua entrata scenografica aveva sortito l'effetto che sperava. Aveva avuto la piena attenzione di tutta la sala, era certa che tutti si erano focalizzati su di lei e su Can. Doveva mettere in chiaro qual era il suo potere e lo aveva dimostrato. Can si era forse messo l'anima in pace riguardo a Sanem e lei avrebbe avuto tutta la notte per convincerlo. Avevano ballato insieme un lento e quando gli aveva proposto di andarsene di lì aveva acconsentito senza obiettare.
Arrivati in cima alle scale lei si avviò verso l'uscita, pregustava già la serata. Lui l'avrebbe portata a casa sua o forse prima a cena in qualche localino discreto poi...ricordava bene i gusti di Can.
La voce di Can l'aveva riportata bruscamente alla realtà quando stava già per uscire dall'agenzia "Polen? dove stai andando? il mio ufficio è di là" disse lui indicandole la via e prendendo la direzione opposta senza guardarsi indietro.
A lei non rimase che seguirlo sospettosa. Can non era certo tipo che usava l'ufficio per incontri amorosi. Si affrettò a raggiungerlo, lui l'aspettava sulla soglia tenendo con una mano la porta aperta, con aria impaziente, lei entrò.
"Accomodati" le disse, lei fece per sedersi sul divano e lui indicò la sedia. "Prego Polen, siedi lì, non è un incontro da divano" ribadì e chiudendo con un colpo secco la porta.
Lei non capiva ma seguì le sue indicazioni e si sette rigida sulla poltroncina, lui la guardava in silenzio scrutando le sue reazioni poi si sedette a sua volta dietro la scrivania, lo sguardo fermo, inespsressivo, pareva volerle leggere nell'animo..
Fece passare un mezzo minuto guardandola fissamente.
Lei era a disagio evidente "Can perché mi guardi così? Che succede?".
La voce dura e decisa di lui la fece quasi sobbalzare:
"Polen non ho più voglia di giochetti, adesso tu mi dici chi ti ha mandato da Sanem in ospedale"
Lei fu presa di contropiede anche se si aspettava che Sanem gli avrebbe raccontato quell'episodio. Con Kemal avevano convenuto che lui non avrebbe dovuto essere scoperto. Del resto era plausibile che lei avesse preso le cose dalla camera di Can senza alcun aiuto.
"Non so a cosa ti riferisci" tentò di glissare lei.
"Polen...Polen...io e te ci conosciamo bene, sappiamo ambedue che io non farò mezzo passo indietro e che tu mi dirai, prima o poi, quello che voglio sapere"
"Can..."
"...dimmi...sto aspettando e non ho molta pazienza ultimamente"
"io...credevo che la tua assenza fosse momentanea e che saresti tornato dopo un po' come hai sempre fatto. Saresti tornato da me. Come sempre".
Lui strinse impercettibilmente gli occhi : "ma se eri così sicura perché andare da Sanem?"
Polen non rispose.
"Polen,... ?" incalzò lui, guardandola sempre più insistentemente,
"Can, è così, quando ho visto a casa tua che Emre e gli altri non avevano tue notizie ed erano sconfortati ho iniziato a dubitare. Tutti mi dicevano che mai avresti abbandonato Sanem. In fondo l'ho fatto per lei, per aiutarla a dimenticarti" minimizzò Polen.
La conosceva troppo bene, stava mentendo.
" Vergognati non pensare nemmeno per un attimo che io creda ad un atto di altruismo tu...tu hai deciso che dovevi vendicarti su quella povera ragazza, senza avere il minimo scrupolo visto quanto stava soffrendo"
"No io... Can"
Can guardò quella donna che per molti anni era stata la sua compagna, non si erano mai detti di amarsi e lui non poteva offrirle niente di serio, ma gli era stata vicina, almeno così gli pareva.
"Polen, con chi eri d'accordo, chi ti ha detto di prendere le mie cose dalla mia camera ? chi?"
"nessuno"
"non ti credo"
Polen si irrigidì "fai come vuoi a questo punto non mi interessa"
Can si alzò appoggiando le mani sulla scrivania, si piegò verso di lei e la guardò negli occhi "Sei una donna malvagia, hai deliberatamente fatto del male ad una ragazza che aveva già ricevuto dal destino una grande prova, l'hai distrutta e l'hai fatto per il solo gusto di farlo, nell'ipotesi remota che io sarei tornato e sarei corso da te. Mi fai schifo. Mi fa schifo averti conosciuta, sto male al pensiero di averti toccata, sparisci dalla mia vista, dalle nostre vite, dal mio mondo. Non ti credo e capirò con chi hai avuto questa bella idea. Vai via, e non tornare".
Polen, non se lo fece ripetere si alzò e sulla porta si girò e non rinunciò a dire l'ultima parola "L'hai comunque perduta, è sposata. Credi di aver perduto un grande amore, credi che tutti abbiano cospirato contro la povera Sanem ma anche lei si è stancata di aspettarti, anche lei non ha avuto fiducia in te. Quanto era grande il suo amore? Pensi più del mio? Pensi che mi sarei fatta distrarre da due foto e da quattro ricordi da ragazzini? Io sono qua, lei è sposata, Kemal è ricco, bello, interessante, l'adora, farà di tutto per lei... hai perduto anche tu" e se ne andò.
Can rimase un attimo in silenzio seduto alla scrivania.. si era dovuto imporre di non inseguirla e prenderla a schiaffi, la cattiveria gratuita era ingiustificabile.. gli tornarono però a mente le parole di lei.
Kemal è ricco.. interessante ... l'adora e farà di tutto per lei... come poteva Polen ipotizzare questo? Kemal? perché lo chiamava con tanta familiarità? Kemal? in pratica non si conoscevano nemmeno...a meno che.... Kemal! Ma non aveva comunque senso lui e Kemal non si conoscevano...come poteva sapere dei loro ricordi? qualcun'altro era coinvolto... chi aveva detto a Kemal o a Polen cosa cercare?
Uscì correndo cercando di raggiungerla e la trovò che camminava piano verso l'uscita, in quello stesso momento Kemal stava salendo le scale, i due si incrociarono appena. Lui la degnò di un lungo sguardo e poi alzò gli occhi verso Can. I tre si trovarono quasi faccia a faccia. Polen guardò Kemal in viso un attimo di troppo e poi alzò lo sguardo e si diresse senza una parola verso l'uscita. Kemal restò sul ballatoio con Can.

KEMALDove le storie prendono vita. Scoprilo ora