1.5: Ritorno

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Nora telefonò suo padre, che si scoprì essere già sulla strada per venirli a prendere. Infatti, quel tardo pomeriggio, in tutta Willow Creek e dintorni, era stato messo in atto un allarme perchè vi erano stati diversi avvistamenti di lupi o animali pericolosi non identificati e lui non si fidava a lasciare cinque ragazzini da soli in una casa nel bosco in quelle circostanze. Nonostante questo, che portò un leggero sollievo a tutto il gruppo, restava ancora il problema del come recuperare gli oggetti lasciati all'esterno.
- Io col cazzo che ritorno là sotto- borbottò Kurt giocherellando con il bordo della sua felpa rosa.
- Io vado. Mi assumo la responsabilità, è... colpa mia. Mi dispiace- disse Brooke con voce spezzata.
Nora si alzò e la avvolse in un abbraccio.
- Scusami tu se ti ho aggredita in quel modo. Lo so che devi esserti spaventata, ma è stata una reazione un tantino esagerata -
- Lo so- la interruppe l'amica, ricambiando l'abbraccio.
Emily si coricò sulla brandina cigolante.
- Io credo che starò qui- disse con voce affranta. Non era più stata capace di esprimere emozioni dopo la corsa.
- E io andrò con Brooke, immagino- disse Christine cercando di sorridere.
- Chris, non sorridere, sei inquietante- le rispose Kurt. La ragazza girò gli occhi.
- Vaffanculo Kurt, vaffanculo-
-Ma è vero, tu sorridi sempre-
Quelle furono le parole più taglienti che si poteva sentir dire. Era vero. Sorrideva sempre. Sorrideva per non piangere, per non stare male, faceva battute per coprire il dolore, anche nei momenti meno opportuni.  E tutti le dicevano in continuazione che sorrideva sempre. Sì signore e signori, Christine sorrideva sempre ma era quella che stava più male di tutti. 
- Kurt, tu vai con loro- disse Nora secca, rivolta all'amico. Lui sbuffò irritato, cercando di giustificarsi e dicendo che Christine e Brooke ce l'avrebbero fatta benissimo da sole a portare su la roba, ma Nora non ammise obiezioni.
- Chi tiene la torcia?- chiese Brooke impaziente, davanti alla porta chiusa. Tutti si guardarono per un momento, poi Nora passò il cellulare a Kurt, tra le lamentele di Emily che non voleva restare al buio in quella stanza.
- Tranquilla, torneremo presto, signorina- cercò di rassicurarla Christine facendo il saluto militare con la mano. Si beccò solo un'occhiata tagliente da parte degli altri.
- Su Kurt, apri la porta-
- No Brooke, aprila tu la porta-
- Ma piantala scemo, guarda che non c'è nessuno dalle scale o l'avremmo sentito arrivare-
- Disse quella che è quasi morta d'infarto dopo aver sentito uno scricchiolio di rami in campagna-
Christine girò gli occhi e spalancò la porta con un calcio, fregandosene altamente di quello che stava succedendo intorno. A quel colpo, tutti tranne lei si tirarono indietro impauriti dall'uscio.
- C'è qualcosa?- chiese Kurt pallido in viso.
Christine si sporse verso le scale e dopo aver fatto luce scrollò la testa.
- No, ma abbiamo lasciato la porta d'ingresso aperta, quindi adesso torniamo giù, recuperiamo tutto e ci barrichiamo in camera-
I ragazzi si lanciarono un segnale d'intesa muto e si precipitarono giù per le scale di corsa. Recuperarono il recuperabile con una tale velocità che pareva impossibile. Kurt teneva sottobraccio tre torce e tra le mani due telefoni, Christine prese i cellulari restanti e delle bottigliette d'acqua, così come Brooke. Quando quest'ultima si avvicinò al punto in cui era seduta prima che scoppiasse il caos si rese conto che la candela era ancora sul tavolo. Non era caduta o rotolata per terra. Era spenta, quello sì, ma emetteva ancora una flebile spirale di fumo beffardo lì dove era stata accesa. La ragazza corrugò le sopracciglia. Era più che convinta che nella fuga l'avesse fatta cadere. Non necessariamente per terra, ma almeno sul tavolo. Fissò incuriosita il fumo grigiastro che saliva e si disperdeva nell'aria fredda e alla luce delle torce, ormai tutte accese. Il suo movimento era ipnotico. Sembrava una sirena in preda a tuffi nell'acqua del mare, poi una ballerina che piroettava su se stessa illuminata dai fari davanti a una folla urlante, poi ancora un lupo che correva per immense praterie per poi cadere stremato al suolo al suono di una cupa e tetra risata...
Aspetta, lupo? Risata? Strinse gli occhi concentrandosi di nuovo sul fumo, ma ormai era completamente esaurito. Come aveva fatto a vedere un lupo nel fumo? E la risata? Beh, era palese che fosse stato solo frutto della sua mente, così come le visioni precedenti. Nemmeno le ballerine di danza classica potevano danzare all'interno del fumo.
Aiutami
Una voce flebile si fece largo nella sua mente.
Aiutami Brooke, sono intrappolata qui
Era una ragazza. Una ragazza giovane, stremata, con il fiatone, come se avesse corso fino allo sfinimento... o piroettato fino allo sfinimento.
- Eh no adesso basta-
Con un gesto fulmineo, scaraventò la candela spenta dall'altra parte del tavolo. Si spezzò in due con un suono stranamente secco, come quello di un osso.
Kurt e Christine si voltarono con sguardo interrogativo.
- Mi è scivolata di mano. Scusate- cercò di giustificarsi la ragazza con una scrollata di spalle. Loro non avevano udito nulla, ma, chissà perchè, se lo aspettava. Tutti e tre risalirono le scale per tornare alla stanza in cui avevano lasciato Nora e Emily, ma tornati al piano di sopra si accorsero di non aver chiuso di nuovo la porta d'ingresso.
- Vado io- disse Christine senza esitare. Prese una torcia e tornò a incamminarsi giù per le ripide scale impolverate. Allungo una mano all'esterno per tirare verso di sè la porta e trasalì leggermente quando sentì qualcosa di viscido sfiorarle la mano. Si sporse per controllare, ma nell'oscurità non vide nulla. Era un ragno. Doveva essere un ragno, e a lei i ragni non facevano paura. Con un leggero strattone tirò la porta cigolante verso di sè e quando si chiuse con uno scatto, si udì uno schiocco, come di qualcosa che scompare all'improvviso, lasciando un vuoto d'aria e superando la barriera del suono. Christine era sul punto di scoppiare in una risata isterica. Fissò il moncone di maniglia che le era rimasto in mano e lanciò un urlo a Nora per dirle che non poteva andare peggio, perchè con quel gesto aveva toccato il fondo di una crisi di nervi.

***

Il padre di Nora arrivò poco dopo e riuscì a farli uscire fuori indenni nonostante la maniglia spezzata della porta d'ingresso. Decisero di lasciare tavoli, sedie e tutto il resto lì dove erano rimasti fino a quel momento: non c'era tempo per rimettere a posto tutto, sarebbero tornati il giorno dopo, ma non tutti insieme. Infatti, dopo essersi fermati a dormire a casa di Nora, la sua vera casa in centro a Willow Creek, i ragazzi tornarono indenni a casa propria. Per il resto dell'estate non vollero più ricordare o parlare di quello che era successo, ma fu quando la scuola ricominciò che dovettero affrontare di nuovo i problemi che li perseguitavano da sempre e che li avrebbero perseguitati dopo gli avvenimenti nel bosco.

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