2.1: Ricordi

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Sei anni. Sei anni erano passati dalla morte di Jonathan Young, il padre di Brooke.
Grande uomo, Jonathan. Nonostante la prematura morte a soli 43 anni, aveva fatto grandi cose, come aprire uno spaccio di libri usati nel centro di Willow Creek e di cui la moglie e le due figlie, in particolare quella maggiore, Lisa, di diciotto anni, avrebbero continuato a portare avanti anche dopo la sua morte. Era stato beneamato da tutti, così come tutte le persone che muoiono prematuramente, ma lui era diverso, aveva fatto qualcosa per l'intera città: era riuscito lì dove non erano riusciti altri, aveva instaurato la passione della lettura anche ai bambini e ragazzi con la testa di coccio. Quanti anziani aveva visto portare libri vecchi e con le pagine ingiallite, inutilizzati da anni, e quanti ragazzi aveva visto comprarli a buon prezzo, solo due o tre dollari, e appassionarsi a quello scrittore? Willow Creek aveva una biblioteca, ma era un edificio vecchio, decadente, aperto solo due volte a settimana: per questo si puntava soprattutto sulla vendita di libri usati. Jonathan Young aveva riportato la cultura letteraria nella cittadina. E anche se a Brooke questo tipo di cultura non avesse mai fatto impazzire, trovava affascinante passare i pomeriggi a vagare tra gli scaffali di libri ingialliti e sistemarli per genere, autore, edizione. Quel 25 settembre sarebbe stato il compleanno di suo padre. L'autunno era ormai arrivato: fuori faceva freddo, il terreno era già pieno di foglie secche, quella settimana aveva piovuto quasi tutti i giorni. Brooke amava quel tempo e nonostante quel giorno era il compleanno di una persona che le era stata vicino per ben nove anni, insegnandole ad andare in bici, a nuotare, a giocare a rugby, beh, ne sentiva la mancanza ma non piangeva, non si sentiva triste. Stare dentro allo spaccio di libri era come stare con suo padre anche se lui non era lì con lei. Tutto il negozio aveva i suoi colori, il suo odore, il suo calore. Ne sentiva la mancanza, ma in senso positivo, così come sua madre e sua sorella: alcune volte parlavano ancora di lui, ma nessuno piangeva o aveva lo sguardo triste, erano tutte felici di quello che aveva fatto e portato in famiglia, era come se lui fosse sempre stato lì.
Quel pomeriggio la ragazza si trovava insieme alla madre a gestire il negozio. Aveva deciso di darle una mano perchè gli allenamenti di rugby erano stati annullati per il mal tempo, il gruppo sportivo di basket aveva occupato la palestra e così aveva terminato prima le lezioni. Fece un giro tra gli scaffali di legno di abete, osservando la mezza dozzina di persone che, seduta su una poltroncina o in piedi davanti allo scaffale, sfogliavano i libri. Era tutto tranquillo, nell'aria non si sentiva volare una mosca. Tornò alla cassa e si sedette sullo sgabello.
- Brooke, esco a prendermi un cappuccino da Bob's. Vuoi qualcosa?-
Sua madre si girò verso di lei con un sorriso affettuoso che le contornava il viso ancora giovane ma rovinato da qualche ruga, soprattutto sotto gli occhi azzurro ghiaccio. Quanto avrebbe dato, la ragazza, per avere gli occhi di sua madre.
- Una cioccolata. Con panna e cannella- rispose lei ricambiando il sorriso.
- Guarda che poi ingrassi- la rimproverò sua madre con un ghigno divertito.
- È per questo che faccio sport. E poi siamo quasi in autunno, fuori fa freddo-
La signora Young si arrese a quell'affermazione e dopo aver salutato la figlia con un bacio sulla guancia, indossò il cappotto, prese l'ombrello e uscì dalla porta. I clienti stavano ancora sfogliando i libri, persi nella loro mente in mondi fantastici o sovrannaturali. Brooke masticò il suo chewing gum con fare annoiato, poi prese uno dei piccoli tascabili della madre che era appoggiato sulla scrivania per leggerlo. Si intitolava "Il piccolo libro delle risposte".
Era uno di quei libri dove pensi intensamente a qualcosa, un dilemma esistenziale e poi lo apri su una pagina a caso, su cui sarà scritta la risposta. Una risposta filosofica, con differenti interpretazioni, certo, ma meglio di niente quando non si sa cosa fare. Chiuse gli occhi respirando sommessamente, per rilassarsi e pensare a qualche domanda che risultasse importante o chissà cos'altro. Per qualche strano motivo le tornò alla mente quello successo la sera di fine agosto, insieme ai suoi amici.
No pensò riluttante Non ci devo più pensare. Quelle cose non erano reali
Ma poi c'era stato anche l'uomo che lui e Kurt avevano visto fuori dalla vetrata della mensa un paio di giorni prima e...
Ding
Il campanello della porta tintinnò. Un nuovo cliente. Brooke aprì gli occhi ma non alzò lo sguardo. Lo tenne fisso sul libretto che stringeva tra le mani.
Perchè muoiono sempre le persone migliori?
Questa fu l'unica domanda seria che le venne in mente.
Aprì il libretto, circa a metà. C'era solo una parola.

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