3.2: La fine

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 La paglia prese fuoco in fetta. In un attimo la visuale di Christine fu coperta da una fitta nube di fumo e le fiamme iniziarono a lambirle le caviglie, per poi salire lungo i pantaloni e avvolgerla del tutto. La ragazza non sapeva come potesse essere ancora vigile, come non poteva non aver perso i sensi a causa del fumo, ma poi si accorse che se quel posto non era reale, tutto era lecito, purchè la facesse soffrire di più. Tra il fumo distinse due ombre vorticanti: la prima era più piccola e gobbosa, la Paura, che aveva preso il volto del signor Denver. La seconda era alta, imponente, snella. Aveva un unico arto, molto lungo, che terminava con una mano sproporzionata e storta in un modo non naturale. A penarci bene, quella parte di ombra assomigliava vagamente a una falce.
Forse è per questo che in molti dipinti la Morte viene rappresentata con quel tipo di arma ragionò la ragazza.
Dopo un attimo, le fiamme le sferzarono i vestiti e iniziarono a bruciare la pelle. Christine chiuse gli occhi, arresa, il suo unico e ultimo pensiero rivolto ai suoi amici, a Nora in particolare, alla sua famiglia e al vero signor Denver. Un dolore lancinante la percorse dalla testa ai piedi, quando la pelle raggrinzita iniziò a ribollire e potè finalmente urlare. Una luce accecante tra le fiamme la portò ancora una volta ad aprire l'occhio per vedere al di là delle fiamme. Era così frastornata dal dolore che le era sembrato di vedere una specie di sagoma umana discendere da quel cielo surreale. Una sagoma che assomigliava in modo inquietante al signor Denver, questa volta quello vero. Poi tutto si fece buio.

***

Dieci minuti prima

Kurt tirò un sospiro di sollievo: Nora aveva smesso di avere le convulsioni, così come Christine. Ora entrambe giacevano distese su due poltrone, gli occhi chiusi, la bocca semiaperta, gli arti del corpo lasciati molli lungo i fianchi, come se stessero dormendo.
- Bene, adesso ci puoi dire una volta per tutte se ne usciranno vive?- disse Brooke guardando con rimprovero l'uomo davanti a lei: l'uomo che assomigliava maledettamente a suo padre, l'uomo di cui sua madre si era innamorata dopo tanto tempo in cui non aveva più avuto relazioni, l'uomo che l'aveva trattata come una figlia e lo stesso uomo che aveva mentito a lei e ai suoi amici su una cosa molto, molto importante.
- Brooke, non vi ho mentito in modo così grave. Christine è sicuramente la prescelta, per modo di dire, ma Nora dovrà ucciderla e una delle due non ne uscirà viva-
I ragazzi si scambiarono uno sguardo interrogativo.
- Se quello che hai appena detto è vero, se prima non ci avevi mentito in modo grave, ora l'hai fatto- rispose Emily - Cosa significa che Nora deve uccidere Christine? Anche lei sente le voci?-
Christopher annuì, e raccontò dal principio in che modo Christine e Nora erano state scelte per andare dall'altra parte e altre cose di cui solo loro due pensavano di essere a conoscenza. Terminò il tutto con una semplice frase.
- Non posso interferire i questi eventi-
Kurt lo guardò, le sopracciglia corrucciate.
- Mi stai dicendo che se volessi, potresti? Ma tu chi sei? Non sei un fantasma che può passare da una realtà all'altra, o un demone, o un angelo, o una fata, o...-
- Kurt- l'uomo sorrise al ragazzo con aria paterna.
- Non è il momento di parlare di queste cose. Quello che vedi davanti a te è un uomo che si sente vecchio e stanco e...- con un cenno della testa indicò una delle poltrone libere. -... ed è meglio che mi faccia un riposino. Voi potete andare al piano superiore, ormai le ragazze non corrono più nessun rischio. Appena si svegliano verrò a cercarvi-

I ragazzi tornarono al piano superiore, preoccupati per la sorte che sarebbe aspettata alle loro due amiche. Era Christopher, però, quello che era più impaziente di sapere cosa sarebbe successo alle ragazze. Da quando Christine era entrata nell'altra Parte, lui l'aveva seguita con la mente durante tutte le prove e a quel punto, anche lui era consapevole che la situazione si stava mettendo male. Si rendeva conto di aver attuato un comportamento sospetto chiedendo ai ragazzi di lasciarlo riposare da solo nel seminterrato, ma avevano molta fiducia in lui e non si sarebbero fatti molte domande. L'unico modo per salvare Christine e Nora era raggiungerle, ed era quello che stava per fare. L'uomo si avvicinò al giradischi e fece partire un vinile che conteneva un repertorio di brani per pianoforte. Si adagiò su una delle quattro poltrone rimaste libere e, dopo essersi alzato gli occhiali sul capo, entrò nell'altra realtà sulle note di "Comptine d'un autre été". 

Non sta a me dire cosa successe dopo che Christopher Denver cercò di salvare le due ragazze, ma una cosa è certa: ci riuscì. Tutti gli sarebbero stati grati ma, dopo due ore buone, i ragazzi che erano saliti al primo piano andarono a controllare se nel seminterrato era tutto a posto. E trovarono solo le due ragazze.

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