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Cristian – dopo due mesi-

Esco di casa sbattendo la porta, ormai io e mio padre non riusciamo a dialogare.

Il motivo?

Semplice non voglio fare quello che vorrebbe facessi.

Si lo so !!! avevamo dei progetti, era tutto stabilito ... e cioè che dopo le superiori dovevo andare in America per proseguire gli studi, perché studiare in America significa avere prospettive migliori.

So che è così l'ho sempre detto.

Questo però prima di conoscere Simona.

Adesso ho altri progetti vorrei andare con lei a Milano, vivere con lei, laurearmi lì e voglio passare la mia vita con lei.

Perché è così difficile da accettare io proprio non lo capisco.

Eppure nessuno meglio di lui dovrebbe sapere cosa significa trovare l'anima gemella e far di tutto per trattenerla a se.

È così che ha fatto con mia mamma, è anche vero che è stata mia mamma a rinunciare a tutto e seguire lui qui in Italia.

Questo non cambia il fatto che anche loro erano molto giovani ed hanno voluto seguire il loro destino.

Prendo la moto, malgrado le previsioni siano pessime e mi dirigo a scuola ho bisogno di calmarmi, ho bisogno di vedere Simona.

Arrivo a scuola parcheggio la moto e mi avvio al nostro posto. Son già tutti qui, "Buongiorno a tutti" ringhio

Prendo la mano di Simona e la tiro in disparte.

Ritorno verso la mia moto mi appoggio al muro e me la tiro contro stringendola a me e affondano la testa nel suo collo.

Dio mio questa ragazza ha un profumo così buono!!!

"Ehi ehi ehi ... cosa c'è che non va?" si sposta leggermente per guardarmi.

La annuso e già mi sento meglio,

"Avevo bisogno di te, avevo bisogno di stringerti"

"Così mi preoccupi, cosa è successo?"

Mi accarezza il volto

"Niente, solite cose ... ho litigato con mio padre!"

"E per quale motivo?" chiede,

sbruffo un po'

"Ti prego non mi va di parlarne".

Mi accontenta ed annuisce.

Dopo un po' le faccio "Ascolta che ne dici di saltare la scuola, oggi non mi va di starti lontano, andiamocene da qualche parte",

"Ma dove vuoi andare!! Sta anche per piovere!"

"Non ti preoccupare qualcosa troveremo, ... dimmi solo di si", ci riflette un po' su,

"Ok va bene " cede,

"Bene perfetto" dico e le do un bacio in testa.

Al suono della campanella nessuno dei due si muove, Martina ci vede e si avvicina

"Ragazzi non entrate? Non avete sentito la campanella?"

"No oggi noi saltiamo" risponde la mia Simo con la testa ancora appoggiata al mio petto, poi aggiunge

"Ti chiamo pomeriggio per sapere cosa avete fatto ... ok?"

"Ok bene, allora divertitevi".

"Ciao "la saluto.

Quando tutti sono entrati, saltiamo sulla moto e partiamo.

È bellissimo sentire le sue mani che mi stringono e mi toccano il torace rafforzando la presa quando ingrano la marcia o quando prendo qualche curva più stretta.

Come, ogni volta che ho bisogno di rilassarmi, di riflettere mi dirigo al belvedere.

Ormai è diventato il nostro posto.

Arrivati scendiamo dalla moto, il tempo non promette nulla di buono, si è alzato anche un leggero venticello. Vedo che Simo si stringe nel suo piumino, ma non dice nulla, quindi io l'abbraccio per riscaldarla e per riscaldarmi un po'.

Mi avvicino al parapetto sempre con lei tra le braccia, e restiamo lì, in piedi, abbracciati e senza dire una parola a guardare la città che si estende sotto di noi.

Ad un certo punto comincia a cadere qualche schizzo di pioggia.

"Cristian sta per piovere, dobbiamo andare via se non vogliamo bagnarci!" mi dice Simona,

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"Cristian sta per piovere, dobbiamo andare via se non vogliamo bagnarci!" mi dice Simona,

io in risposta la stringo ancora di più

"Chi dice che non dobbiamo bagnarci" mormoro

"Ma sei matto!!! Come faccio a tornare a casa poi !!!"lei è sbalordita.

"E chi dice che devi tornare a casa oggi!"... comincia a dimenarsi per uscire dal mio abbraccio e guardarmi in faccia ma non ci riesce ed io continuo

"Oggi sei mia, ti sequestro" rido

"Imbecille ... dai ...lasciami ... torniamo", non appena finisce di pronunciare queste parole si scatena un acquazzone che ci rende fradici in pochi minuti.

Alzo la testa verso il cielo per sentire la pioggia poggiarsi sul viso, Simona cerca di ripararsi con le mani o il piumino, ma è tutto inutile non ci riesce.

Le dico

"Smettila di ripararti, ormai sei zuppa, goditi la sensazione della pioggia sulla pelle!"

mi guarda in tralice e fa

"Sei tutto matto davvero"

sta zitta un attimo poi come me alza la testa verso il cielo e chiude gli occhi.

La pioggia la bagna tutta ed è bellissima anche così, con i capelli appiccicati al volto, quel poco di trucco che aveva si è sciolto lasciandole una traccia nera che va dagli occhi

fino al collo.

La guardo rapito.

Apre gli occhi sbattendoli per un po' per la troppa pioggia, mi guarda e sorride, io deglutisco le prendo il volto tra le mani e la bacio.

La bacio così profondamente e così a lungo che, quando finalmente trovo la forza per staccarmi da lei, sono senza fiato e ci impiego un bel po' per ritrovare il mio respiro regolare.

Stessa cosa succede a lei.

Finalmente decidiamo che siamo bagnati abbastanza e facciamo ritorno in città, mi dirigo verso casa mia

"Dove stiamo andando?" mi chiede.

"Ti porto a casa mia, sei un pulcino bagnato non puoi tornare a casa in queste condizioni!" grido per far sì che mi sente da sotto il casco,

"No che non ci vengo a casa tua, non voglio che i tuoi mi vedano così!" si arrabbia.

"I miei non ci sono, non ti preoccupare!" ed aggiungo

"Non torneranno prima di stasera"

Simona non aggiunge altro ed io la porto a casa.


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