Capitolo 2: Persa.

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Capitolo  2: Persa.

Io che tento faticosamente di stare dietro ad Amalia che ad un certo punto sembra sinceramente infastidita dalla mia presenza. Non riesco proprio a capire perché si ostini a stare così appiccicata a quel Marco, non mi sembrava il suo tipo…

Vuoto.

“Ehi tu, mi sembri un bravo ragazzo, guardamela due minuti eh! Attento, reggila!”

La voce di Amalia seguita da quella che sembra una spinta e subito dopo mi ritrovo a terra. Qualcuno mi sta rialzando. Dio ti prego fa che non sia Filippo.

Vuoto.

Apro leggermente gli occhi. Sono all’aperto, sono seduta. E’ancora notte e fa un freddo terribile.

Vuoto.

“Ehi bionda, non avrai dormito abbastanza? Su, è il momento che tu ti riprenda un po’, ti ho portato dell’acqua!”

La testa mi fa un male assurdo ma adesso riesco ad aprire bene gli occhi. Guardo velocemente il cellulare e mi rendo conto che sono ormai le cinque della mattina. Il pensiero che Amalia mi abbia lasciato qui mi balena in mente ma lo scaccio subito perché in quel caso non saprei proprio come fare per tornare a casa. Non sono brava come lei a rimediare passaggi dai ragazzi.

“Chi sei tu?”

“Mi chiamo Andrea, la tua amica mi ha gentilmente chiesto di darti un’occhiata mentre lei era…ehm.. impegnata in altro!”

“Ti prego scusami, non avevo intenzione di rovinarti la serata. Comunque mi chiamo Lucrezia” balbetto con la voce impastata dall’alcol le prime parole di senso compiuto che la mia testa dolorante riesca ad elaborare.

E’ un ragazzo davvero bello, me ne accorgo subito quando alzo la testa e lo guardo, capelli biondi, occhi verdi, sembra della mia età, ha al massimo uno o due anni più di me. Mi sorride e poi mi tira a sé e mi bacia. Tutto questo non ha un senso e me ne rendo conto nonostante le mie condizioni. A momenti non so neppure il suo nome eppure lo sto baciando. Non è mai stato nel mio stile essere una “ragazza facile” ma sto ricambiando il suo bacio e non ne capisco il motivo. Vorrei staccarmi, dargli uno schiaffo ed andarmene, eppure non ci riesco, le mie gambe non hanno abbastanza forza per farlo. Non voglio che questo tizio domani vada in giro a raccontare di come è riuscito a rimorchiare una ragazzina ubriaca che gli è capitata tra le mani per caso. Ma non importa. Infondo non è brutto e non lo rivedrò mai più, inoltre se gli dicessi qualcosa adesso con ogni probabilità mi mollerebbe qui da sola e non ho la minima idea di dove trovare Amalia.

Vuoto.

“Lily su, dobbiamo andare, anche sta sera la tua amichetta ti ha rimediato un passaggio”

Qualcuno mi alza da sedere e mi trascina via.

“Alla prossima biondina” lo sento in lontananza. Mi stava tenendo la mano e percepisco che ora l’ha lasciata. Adesso se possibile fa anche più freddo.

Amalia mi sta trascinando per un braccio. Vado avanti senza sapere dove mi stanno portando, inciampo anche addosso ad un ragazzo che mi da una mano a rimettermi in equilibrio, lo guardo appena di sfuggita e subito la vista torna confusa ed offuscata.

Faccio in tempo a rendermi conto che a guidare la macchina su cui mi hanno appena messa non è Filippo e a vedere dallo specchietto tutto il mio rossetto sbavato, che mi addormento profondamente.

Ecco, questi sono i ricordi che ho di quella sera. Insieme alla giornata di mal di testa che la seguì. Sembrano solo gli sconclusionati ricordi di una stupida ragazzina ubriaca, ma più avanti avrei capito come proprio quella notte tutto era cominciato. Come quel ragazzo non sarebbe rimasto semplicemente uno dei tanti ragazzi conosciuti ad una festa.


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