Capitolo 15: Ritrovata.
L’acqua calda scorreva sui miei capelli già da un po’ disfacendo i miei riccioli biondi abbandonati sulla schiena. Non so per quanto tempo rimasi sotto la doccia, sicuramente molto più del dovuto. Era come se avessi avuto paura del mondo esterno, prima mi ero rifugiata da Andrea e adesso mi ero chiusa in quella doccia come in un gabbia protettiva.
Mi avvolsi un asciugamano intorno al corpo ed uscì dal bagno per andare in camera mia a vestirmi. Il mio cellulare stava vibrando di nuovo da sopra il letto, proprio dove lo avevo scaraventato appena arrivata. Decisi almeno di controllare quante chiamate perse c’erano. Circa una quindicina di Emanuele, quattro di Angelica e una di Elisa. Stavo quasi per richiamare Emanuele quando suonò il campanello. Era mercoledì, era da poco passata l’ora di pranzo ed i miei erano entrambi a lavoro. Probabilmente mia nonna era venuta a portarmi qualcosa da mangiare a cena in modo che mamma non avesse dovuto cucinare appena rientrata. Diedi giusto una veloce pettinata ai miei capelli bagnati per togliere i nodi che vi erano rimasti e, ancora con l’asciugamano indosso, andai ad aprire.
Davanti a me però trovai Emanuele. Non so perché ma non avevo minimamente pensato alla possibilità che fosse potuto venire da me preoccupato per il fatto che io continuassi ad ignorare le sue chiamate dal giorno prima. Vederlo mi fece uno strano effetto. Il mio primo istinto, involontario, fu quello di abbracciarlo stretto e baciarlo come facevo sempre da quando era cominciata la nostra relazione. Ma tutte le rivelazioni del giorno prima di Andrea mi frenarono riportandomi bruscamente alla realtà. Dal canto suo anche Emanuele ebbe un momento di incertezza ed imbarazzo nel vedermi lì, davanti a lui, con solo un asciugamano indosso. Nonostante stessimo insieme, con lui non mi ero mai spinta troppo oltre e vedermi in quelle condizioni per lui era sicuramente qualcosa di quanto mai nuovo.
Senza dire nulla gli feci cenno di entrare e sedersi.
“Lily mi dici che cos’hai? Ieri mi hai scritto che andavi ad incontrare Andrea e poi non ti sei più fatta sentire! Mi sono preoccupato da morire! Ho pensato a tutte le cose terribili che ti sarebbero potute succedere solo perché ti avevo permesso di andare senza di me!” disse alzando sempre di più il suo tono di voce fino ad urlare. Mi sentì in colpa per averlo fatto preoccupare ma rimasi impassibile.
“Dovrai spiegarmi molte cose…”
“Di che parli?” chiese subito lui preoccupato.
“Aspettami qui… torno subito”
Me ne andai in camera e mi vestì velocemente mettendo su le prime cose che avevo trovato nell’armadio. Estrassi dalla mia borsa il pezzo di carta che mi aveva dato Andrea e tornai in soggiorno da Emanuele porgendogli il foglio con aria interrogativa ed arrabbiata.
Ci mise meno di un secondo a leggerlo e anche lui sembrava sorpreso quanto lo ero stata io il giorno prima.
“Lily, io non l’ho mai scritto!”
“Non è possibile… Guarda la “L”, quella è la tua calligrafia” ribattei immediatamente decisa a non farmi ingannare di nuovo.
“Si, hai ragione. Ma chiunque abbia voluto imitare il mio modo di scrivere non ha di certo ricopiato bene la mia firma, guarda!” estrasse dalle tasche il suo portafoglio per poi porgermi la sua patente.
Era vero… Quella del biglietto era una firma improvvisata. Un nome scarabocchiato velocemente che non c’entrava niente con la vera firma del mio ragazzo.
Mi sentì dannatamente sollevata, solo per un istante però. Infatti subito mi venne in mente che, nonostante non fosse successo niente quella notte, io l’avevo passata da Andrea ed Emanuele non me lo avrebbe mai perdonato, ne ero sicura. Avevo rovinato la cosa più bella che mi fosse mai successa senza pensarci e senza volerlo. Quando avevo deciso di rimanere con Andrea ero sconvolta e pensavo che con Emanuele sarebbe finito tutto. Ora mi rendevo conto che era tutto finito a causa mia.
“Potevi benissimo chiamarmi ieri ed avremmo risolto questo stupido malinteso in cinque minuti stupida!” disse Emanuele quando capì che gli credevo, e fece per abbracciarmi ma io mi ritrassi.
“Ed ora che c’è? Qualcos’altro non va Lily?”
“Sì, io…”
“Ma che dici, chiunque avrebbe creduto a quel biglietto, l’importante è che ora abbiamo risolto tutto e che siamo insieme. Non ci resta che scoprire chi è che ha falsificato la mia scrittura e perché lo ha fatto!”
“No… tu adesso mi odierai…”
“Lily non essere sciocca… dai smettitela”
“Io ero convinta che tu avessi scritto quel biglietto ad Andrea e non avevo il coraggio di tornare qui ed affrontarti, quindi ieri notte sono rimasta da lui…” dissi tutto d’un fiato.
Come prevedevo il volto di Emanuele cambiò all’istante. Non l’avevo mai visto così, ma era arrabbiato, deluso e soprattutto ferito.
“E che cosa è successo?” chiese in un sibilo che mi raggelò.
“Niente, te lo giuro, nemmeno un bacio!” risposi supplicante e sull’orlo delle lacrime.
“ Non so cosa dirti. Se penso a te che dormi a casa di un altro ragazzo… Io non lo so Lily, non lo so proprio!” ormai stava urlando “Adesso me ne vado. E ti avverto, non cercare di chiamarmi perché sta volta sarò io a non rispondere.”
Come una furia se ne andò. A niente servirono le mie suppliche, le scuse e tutte le lacrime. Nonostante quello che mi aveva detto provai a chiamarlo per tutto il pomeriggio finchè, disperata, non uscì in terrazza a parlare con Angelica per sfogarmi e raccontarle tutto.
Questa volta nemmeno Angelica sapeva cosa dirmi. Provò anche lei a chiamare Emanuele ma aveva spento del tutto il telefono. Io nel frattempo mi tormentavo e non riuscivo a perdonarmi di aver rovinato con le mie mani il nostro rapporto.
Verso l’una di notte dopo averlo chiamato decine di volte senza ricevere risposta decisi finalmente di stendermi. Sta volta non avevo potuto tenere allo scuro di tutto i miei che vedendomi in quelle condizioni mi avevano tempestato di domande. Molte delle quali le risposi con delle bugie per non far scoprire della mia notte da Andrea. Comunque mia madre, che sapeva di me ed Emanuele ormai da un po’, capì che il problema era serio e, come faceva sempre in queste situazioni, mi fece una tisana e me la portò a letto. Quel rito che si ripeteva sin da quando ero bambina nei momenti in cui ero triste mi tranquillizzò un po’. Mi stesi e, anche se mi svegliavo ogni cinque minuti, un pochino riuscì a dormire quella notte.
Quando aprì gli occhi la sveglia segnava già le due del pomeriggio. Sentivo ancora gli occhi gonfi di pianto e l’angoscia per l’aver perso Emanuele ma ero sollevata dal fatto che per lo meno la casa era tutta per me e non avrei dovuto sopportare le domande dei miei. Andai in cucina e mi preparai un caffè per poi andare in terrazza e berlo seguito da una sigaretta. Volli provare a chiamare di nuovo Emanuele ma, a sorpresa, sul mio cellulare trovai una sua chiamata. Lo richiamai immediatamente.
“Posso venire da te adesso?” chiese una voce fredda.
“Sì… certo” risposi subito.
“Arrivo.” E subito cadde la linea.
Il campanello aveva già suonato da un po’ ma io ero impietrita davanti alla porta senza trovare le forze necessarie ad aprirla. Sapevo che farlo avrebbe segnato la fine definitiva del mio rapporto con Emanuele e, anche se stavamo insieme da poco, non ero pronta ad essere lasciata da lui.
Nel momento in cui ci trovammo faccia a faccia ci fu un istante, solo un istante, di incertezza. Subito ci abbracciammo forte e in quell’abbraccio ritrovai tutti i sentimenti che avevamo lasciato in pausa il giorno prima.
“Non posso stare senza te, ho aspettato troppo per averti. Dimostriamo a chiunque voglia dividerci che siamo più forti.” Mi sussurrò all’orecchio mentre ancora mi teneva stretta a sé.
Ci baciammo, e quel bacio sembrava infinito. Sentivo tutto il calore del suo amore e avevo la certezza che non lo avrei mai perso. Il mio cuore stava per esplodere dalla gioia quando mi resi conto che eravamo stesi sul mio letto. L’uno sopra all’altra. Lo guardai negli occhi commossa. Sapevo che sta volta, anche se per me non sarebbe stata la prima, sarebbe stata però quella giusta.
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Not me.
RomanceMi misi seduta cercando di non svegliarlo. La prima cosa che vidi quella mattina fu il mio volto riflesso nell'enorme specchio di fronte al letto. Ma quella non ero io. I miei occhi erano gli stessi, era lo sguardo ad essere cambiato. Qualcosa in me...