Capitolo 3: Sorpresa.

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Capitolo 3: Sorpresa.

Il liceo classico che frequentavo alla periferia di Rimini era quanto di più squallido e malridotto ci si potesse aspettare da una scuola in cui si studiano lingue parlate solo dai morti. Il mio solito banco in seconda fila quell’ultimo giorno di terzo superiore, mi stava più stretto del solito e nemmeno le chiacchiere con la mia vicina di banco e amica storica Elisa riuscivano a non farmi voltare verso l’orologio ogni cinque minuti. Mancava solo mezz’ora a quella che aveva tutte le carte in regola per essere la migliore estate della mia vita. Ad un tratto fui scossa dalla voce squillante della professoressa:

“Ragazzi, vi faccio passare la fotocopia con le pagine ed i numeri delle versioni da fare per settembre” .

Mi arrivò un foglio sul banco e nemmeno lo guardai mentre accartocciandolo lo riponevo nello zaino ridendo allegramente con Elisa su come, senza dubbio, ci saremmo ritrovate a casa mia l’ultimo giorno di vacanza con l’acqua alla gola a tentare di fare i compiti  tutti in un giorno. Quella infondo era una nostra tradizione fin dal primo liceo. Una cosa che trovavo insopportabile, ma che adesso che non posso più fare mi manca terribilmente.

Quando finalmente, dopo quella che mi era sembrata un’eternità,  sentì il suono della campanella, per una volta mi sembrò piacevole anche quello stridolio assordante e, come ogni ultimo giorno che si rispetti, ci fiondammo tutti in cortile. L’acqua volava a fiumi e in due minuti eravamo già tutti zuppi. La classica battaglia a colpi di secchi e bottiglie d’acqua nessuno poteva togliercela, anche quella ovviamente era una tradizione. Dopo un anno di frustrazioni e noiose lezioni era un rito davvero liberatorio e, inoltre, un ottimo preludio al pomeriggio di mare che lo avrebbe seguito.

Amalia stava aspettando me ed Elisa che nel frattempo aveva evitato il vivo della battaglia ed era ancora asciutta, fuori dal vecchio cancello arrugginito sul retro dell’edificio. Giusto il tempo di una corsa sotto il sole e riuscimmo a prendere l’autobus proprio un secondo prima che partisse. Sembrava quasi di partire per la gita scolastica, tutti i posti infatti erano occupati dai ragazzi del nostro stesso istituto pronti, anche loro, per andare a festeggiare la fine della scuola con una giornata in spiaggia.

“Lily vieni anche tu allora!” era la voce di Emanuele.

“Avevi dubbi a riguardo?” risposi sorridendo.

“Sono felice, è tanto che non ci vediamo fuori da scuola!”

Emanuele è sempre stato uno dei ragazzi più dolci e gentili che abbia conosciuto. Era uno dei miei migliori amici, non del tipo “Oh mio Dio sono innamorata del mio migliore amico” , eravamo amici davvero, lui per me era come un fratello e io per lui una sorella. Purtroppo negli ultimi tempi ci eravamo un po’ allontanati, vuoi perché ormai passavo la maggior parte del mio tempo libero con Amalia, vuoi perché  era quasi un mese che non uscivo dalla mia stanza a causa delle verifiche finali. Vederlo in autobus quel giorno, e sapere che avrei avuto la possibilità di passare un pomeriggio con lui dopo tanto tempo, mi rese più felice di quanto già non fossi. E scherzando con Emanuele in un attimo arrivammo alla spiaggia.

I piedi sulla sabbia sono una delle sensazioni migliori che io abbia mai provato. Si respira un senso di libertà immenso, soprattutto quando sei una studentessa che ha passato le ultime tre settimane sopra ai libri. Stavo giusto godendomi il momento quando mi sento afferrare da dietro e in un secondo mi ritrovai in acqua circondata da Emanuele, Amalia ed Elisa che, ridendo come stupidi, non la smettevano più di schizzarmi e strattonarmi. Dopo il primo momento di smarrimento ricambiai  anche io e passammo l’ora seguente in acqua a ridere e scherzare come bambini.

“Manu quando meno te lo aspetti te la farò pagare è una promessa!” gli dissi sorridendogli mentre, uscendo dall’acqua, stavamo tornando verso i nostri ombrelloni per asciugarci e prendere il sole.

Aspettai giusto il tempo che Emanuele si fosse asciugato per bene e si fosse addormentato.  Presi una bottiglietta di acqua ghiacciata comperata in quel momento apposta per l’occasione, e gliela rovesciai tutta sulla schiena. Si girò di scatto indeciso se buttarmi di nuovo in acqua o insultarmi, ma io nel frattempo stavo ridendo talmente tanto a vedere la sua espressione confusa che anche lui si unì a me.

“Te l’avevo detto che te l’avrei fatta pagare!” gli dissi quando finalmente riuscimmo a smettere di ridere.

E così erano già passate due o tre ore, fra scherzi risate e nella più totale spensieratezza il tempo era volato. Anche adesso nel ricordare e scrivere quella giornata sorrido da sola.

Saranno state ormai le cinque quando, per puro caso, guardai il telefono, magari mia madre o mia sorella mi avevano cercato, e infatti, un messaggio c’era. Ma non era né dell’una né dell’altra.

Ehi biondina, tu magari non ti ricordi di me ma io sì e se non sbaglio sei in spiaggia con il mio amico Emanuele. Ti ho vista prima quando sono passato a salutarlo ma stavi prendendo il sole e non mi hai visto. Più tardi forse passo a farti un saluto, l’ultima volta non abbiamo avuto l’opportunità di conoscerci meglio! Andrea.”.

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