Capitolo 13: Protetta.
Aprì gli occhi con difficoltà. Il mio cellulare stava squillando sul comodino e le sue vibrazioni a contatto con il legno facevano un rumore assordante che mi aveva svegliato. Lessi sul display “Andrea”, e disperata riappoggiai il cellulare dove lo avevo preso. Erano giorni che continuava a chiamarmi o scrivermi messaggi che io puntualmente cancellavo senza nemmeno leggere. All’inizio ignoravo la cosa pensando che prima o poi avrebbe capito e se la sarebbe smessa. Non mi dava poi così fastidio che mi chiamasse, era divertente che adesso lui si sentisse esattamente come stavo io quando non dava più tracce di sé, nemmeno dopo quello che era successo fra noi. Il problema si presentava quando le sue chiamate mi arrivavano mentre magari mi trovavo con Emanuele, che si rabbuiava e rimaneva in silenzio per almeno un’ora, o, ancora peggio, quando ero con le mie amiche. In uno dei giorni passati, durante una serata al bar, il mio cellulare appoggiato sul tavolo si era messo a squillare e quando Elisa aveva visto che era Andrea a chiamarmi mi aveva tempestata di domande alle quali avevo dovuto per forza rispondere.
“E tu ci hai tenuto nascoste tutte queste cose per settimane? Come hai fatto? Almeno Emanuele lo sa?” mi chiese appena finì di raccontarle cosa era successo.
“Si, tranquilla, Emanuele lo sa. E comunque non vi ho tenuto nascosto nulla, solo che volevo godermi il momento felice che stavo passando senza pensare troppo all’errore che avevo fatto”
“Bhe, per lo meno ora ti sarai resa conto che a volte faresti meglio a seguire i miei consigli! Ora, per favore, per lo meno non far soffrire Emanuele!”
“No, non lo farò mai, puoi essere certa di questo Eli!”
A quel punto anche Amalia seppe tutto, e superata la raffica di domande finalmente mi tolsi quel peso dallo stomaco.
Ma ormai erano passati giorni, giugno aveva lasciato il passo a luglio e le chiamate di Andrea non accennavano a diminuire, anzi, più ne rifiutavo e più né arrivavano. Non ce la facevo più! Guardai l’ora, erano le tre di notte. Volevo chiamare Emanuele ma avevo paura di svegliarlo, così gli scrissi un messaggio.
“Amore, Andrea continua a chiamarmi e non riesco a dormire. Non riesco più a sostenere questa situazione. Devi aiutarmi a trovare una soluzione!”
Mi rimisi a letto, tanto ne avremmo parlato la mattina dopo, ma inaspettatamente lui rispose subito, non stava dormendo.
“Non riesco a dormire nemmeno io. Fra cinque minuti ti chiamo!”
Uscì in terrazzo a fumare una sigaretta aspettando la telefonata di Emanuele. I miei stavano dormendo e non si sarebbero accorti di nulla e io avevo davvero bisogno di allentare la tensione che in quei giorni le chiamate ed i messaggi insistenti di Andrea mi avevano procurato.
Il telefono squillò, era Manu. Sorrisi leggendo il suo nome prima di rispondere
“Piccola, perché sei sveglia a quest’ora?”
“Andrea mi ha chiamata, avevo dimenticato il silenzioso e quindi mi ha svegliato il cellulare”
“Ascolta, oggi sarà stata la sua decima chiamata, dobbiamo trovare una soluzione, denuncialo o non so… non so cosa gli farei se solo…”
“Amore calmati. Io pensavo, sempre se tu sei d’accordo, prima di fare qualsiasi cosa, di concedergli cinque minuti. Gli do la possibilità di dirmi quello che vuole e poi, se continua, magari passiamo a misure più forti…” avevo paura di coinvolgere anche Emanuele in quella storia. Meno contatti aveva con Andrea più mi sentivo al sicuro e protetta.
“No, assolutamente no!”
“Senti, ragiona, soltanto cinque minuti, in un luogo pubblico, non può succedermi niente e sicuramente non vuole farmi del male ma solo cercare di raggirarmi con qualche scusa per usarmi ancora una volta. Cinque minuti e possiamo chiudere questo capitolo senza conseguenze. E tu non devi immischiarti. Non voglio che i miei errori ricadano su di te o su di noi…”
“E’ davvero questo che vuoi?”
“Si amore…”
“Va bene piccola! Ma promettimi che saranno solo cinque minuti e che starai attenta!”
“Te lo prometto, ora torno a letto e cerco di dormire, a domani amore! Buonanotte!”
“Notte piccola!”
Parlare con Emanuele mi calmò. Lui era davvero la mia salvezza. Non potevo credere a quanto fossi felice con lui e a volte avevo persino paura di tutta quella improvvisa felicità. In certe occasioni poi diventavo paranoica, se non mi scriveva per un po’ di tempo pensavo subito che stesse facendo esattamente come aveva fatto Andrea. Ma Emanuele questo lo sapeva e per me era sempre presente, anche alle tre di notte. Pian piano stava facendo crollare tutte le mie barriere ed io non ero minimamente interessata a ricostruirle. Con lui si era instaurato un bellissimo rapporto, che non era ancora arrivato fino infondo, probabilmente perché io dopo l’esperienza passata non ero ancora pronta a riprovarci. Ma Emanuele capiva e comprendeva anche questo.
Tornai a letto piena di tutti questi pensieri positivi. Prima di stendermi scrissi un lapidario messaggi ad Andrea.
“Domani alle quattro ai giardini dietro casa mia. Ti concedo cinque minuti, niente di più”
Anche lui, come Manu, rispose subito. Quella notte evidentemente nessuno riusciva a dormire. Mi scrisse che andava bene e che ci sarebbe stato. Mi addormentai senza rimuginare troppo su quello che sarebbe successo il giorno dopo, cullata dal pensiero di Emanuele e del fatto che lui mi avrebbe sempre protetta.
Ehy, so che nessuna se lo aspettava così presto ma ho deciso di inserire anche questo capitolo. Che non dice molto ma serve da raccordo fra il 12 e quello che sto per scrivere che mi terrà impegnata per un po'. Vi anticipo che sarà parecchio lungo e che i COLPI DI SCENA non mancheranno, anzi! Probabilmente vedrete la storia sotto tutto un altro punto di vista e molti quesiti verranno risolti!
Spero che, nonostante non sia un capitolo particolarmente lungo vi piaccia e vi aiuti a capire che situazione si è instaurata innanzitutto fra Luly ed Emanuele e anche questo nuovo ruolo dato al personaggio di Andrea.
AL PROSSIMO AGGIORNAMENTO! UN BACIO A TUTTE! :)
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Not me.
RomanceMi misi seduta cercando di non svegliarlo. La prima cosa che vidi quella mattina fu il mio volto riflesso nell'enorme specchio di fronte al letto. Ma quella non ero io. I miei occhi erano gli stessi, era lo sguardo ad essere cambiato. Qualcosa in me...