Capitolo 12: Rinata.
Il sole bruciava alto nel cielo, riscaldando l’aria di quel pomeriggio estivo. Intorno un silenzio assordante, non si sentiva nessun rumore se non qualche macchina che stancamente si trascinava sulla strada. Era come se tutto e tutti si fossero fermati in attesa di una mia reazione. C’eravamo io ed Emanuele e poi più nulla. Anche quel debole venticello caldo che arrivava dal mare aveva smesso di far ondeggiare i miei riccioli spettinati.
Guardai negli occhi Emanuele, ma non era più lui. Non era più il mio meraviglioso amico, semplicemente perché, me ne resi conto solo in quel momento, non lo era mai stato. Mi sentivo come se lo avessi sempre visto nascosto da un muro invisibile. Quel muro costituito da tutti i ragazzi che periodicamente mi giravano intorno, da Federico e i suoi problemi, e infine anche da Andrea. Avevo smesso di piangere ormai, ma non riuscivo comunque a dire una parola. Probabilmente saremo stati entrambi in silenzio giusto un istante, ma sembrò un’eternità. Non avevo intenzione di dire qualcosa di sbagliato proprio in quel momento. La mia prima sensazione fu di felicità e sollievo, ma lo capì solo dopo un po’, dopo aver elaborato la situazione.
All’improvviso, non appena le labbra di Emanuele si staccarono dalle mie, la testa mi si svuotò letteralmente per far spazio a milioni di pensieri e domande che si accalcavano impetuosi.
Anche in quell’occasione allora presi la decisione di non pensare e fare quello che mi sentivo sarebbe stato più giusto. Avrei seguito il consiglio di Angelica.
Sorrisi. Perché ero felice e volevo sorridere. Lo guardai ancora un po’, sempre rimanendo in silenzio. Vedendomi sorridere Emanuele emise un sospiro di sollievo quasi impercettibile e stava per dire qualcosa quando io lo zittì baciandolo a mia volta.
Lo colsi di sorpresa, me ne resi conto perché solo per un secondo rimase fermo e con gli occhi aperti. Non appena però capì cosa stava succedendo li chiuse e, abbracciandomi stretta, ricambiò il bacio, il nostro secondo bacio, ma forse il primo vero e proprio, sta volta con più decisione. Fu lì che tutte le domande che in meno di un minuto si erano accalcate nella mia testa scomparirono magicamente. Non era come con Andrea. Capì immediatamente di essere nel posto giusto con la persona giusta. Non volevo smettere di baciarlo. Volevo che quello fosse solo uno degli infiniti baci futuri. I sentimenti che nemmeno io sapevo di provare per Emanuele mi stavano facendo scoppiare il cuore, come se, dopo essere stati nascosti anche a me stessa per anni, ora volessero uscire tutti insieme. Avevo le vertigini perché avrei voluto dirgli talmente tante cose che affogavo nelle parole, e , incapace di parlare, continuavo soltanto a baciarlo.
Dopo la sorpresa iniziale, quella nuova intimità con Emanuele mi sembrò naturale come se ci fossimo trovati in quella situazione già mille volte. Come se stessi baciando il mio ragazzo. E forse già un po’ lo consideravo il mio ragazzo. Non avevo mai provato qualcosa di simile per nessuno, mai in vita mia. Non che potessi vantare un’esperienza chissà quanto estesa ma ero fermamente sicura che al mondo non potesse esserci una singola persona che avesse provato un sentimento tanto forte tutto di un tratto. Il mio cuore stava davvero scoppiando. E ancora, con una naturalezza surreale, Emanuele si staccò lentamente da me, mi guardò sorridendo per poi appoggiarmi su di sé e abbracciarmi ancora. Ricambiai l’abbraccio stringendolo forte. Nuove lacrime scesero dai miei occhi, lacrime di gioia. Ero letteralmente travolta dalle emozioni.
Fu lui a rompere il silenzio, continuando a tenermi stretta fra le sue braccia:
“ Dimmi che ora sei felice”
“Lo sono Manu. Ti prego, io non so cosa succederà, ma tu, almeno tu, non farmi del male, ho bisogno di te…”
“Sono qui!” rispose stingendomi più forte per un secondo e ridendo dolcemente “tranquilla!”
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Not me.
RomanceMi misi seduta cercando di non svegliarlo. La prima cosa che vidi quella mattina fu il mio volto riflesso nell'enorme specchio di fronte al letto. Ma quella non ero io. I miei occhi erano gli stessi, era lo sguardo ad essere cambiato. Qualcosa in me...