Capitolo 8: Distrutta
“Manu, ti ho chiamato solo per farti sapere che sto andando ad incontrare Federico. Non mi piace non sapere cosa sta succedendo. Voglio chiarire questa situazione, non cercare di fermarmi perché sto già andando da lui”
Riattaccai il telefono senza dare ad Emanuele la possibilità di controbattere a quello che stavo dicendo. Da quando quel pomeriggio lo avevo visto litigare con Federico avevo capito che qualcosa non andava, ci avevo rimuginato sopra fino alle dieci quando finalmente mi ero decisa a chiamare Federico a dargli appuntamento al campo da calcio abbandonato. Ormai era notte, una di quelle tiepide notti estive in cui è bello uscire a passeggiare, quando il profumo dei tigli aleggia nei viali alberati e non ti senti mai sola perché dovunque ti trovi riesci a percepire la voce di qualcuno che, come te, non è voluto rimanere a casa. Ma nonostante tutto io mi sentivo terribilmente sola. Il mio cellulare squillò in tasca una o due volte mentre raggiungevo a piedi il luogo dell’incontro, era sicuramente Emanuele, e sebbene cominciassi a sentirmi in colpa per il modo in cui avevo troncato la telefonata di prima decisi comunque di non rispondere. Cominciai ad avere il fiatone e solo in quel momento mi resi conto di aver cominciato a correre. Ma non mi sarei fermata per nulla al mondo. Il mio migliore amico, il ragazzo con cui avevo condiviso la maggior parte della mia vita e che ora mi stava ignorando da giorni, voleva parlarmi e io non aspettavo altro che un chiarimento. Il campo era avvolto in un silenzio spettrale che strideva terribilmente con la dolcezza di quella brezza estiva. Quel silenzio lo avevo sempre trovato confortante, invece quella sera, per la prima volta, mi fece paura.
Federico era già lì, avvolto nella sua felpa verde, la sua preferita, in silenzio, fissava il vuoto davanti a se seduto su uno dei gradoni delle nostre tribune.
“ Fede, sono arrivata …” dissi esitante. Se non mi fossi trovata davanti al mio amico di infanzia sarei scappata senza pensarci due volte.
“Lily, eccoti. Io ti devo spiegare delle cose … devi sapere perché mi sono allontanato da voi, e soprattutto da te”
Sul suo volto non c’era più traccia di tutta l’arroganza che gli avevo visto quello stesso pomeriggio. Sembrava tornato quello di sempre, avevo una gran voglia di abbracciarlo, feci per avvicinarmi a lui ma mi fermò.
“Aspetta… voglio che tu sappia che non è stata Cristina a farmi allontanare da te, o per lo meno, non per i motivi che pensi tu. Quando i miei si sono separati, quattro mesi fa, io ho conosciuto lei e ci ho visto la mia ancora di salvezza. Non che voi non mi siate stati di supporto. Ma io ti avevo espresso i miei sentimenti e tu mi avevi respinto, e avere una ragazza che finalmente mi amasse era nuovo e bellissimo per me.”
Arrossì ricordando di come Federico molto tempo prima mi aveva confessato di provare qualcosa per me, era doloroso ricordare di aver ferito in quel modo un amico. E forse non mi ero ancora resa conto di quanto male gli avessi fatto, sebbene non lo avessi voluto.
“Quindi per stare con lei ho cercato in tutti i modi di inserirmi nel suo giro… un brutto giro. In due mesi ho provato la maggior parte delle droghe che si possano trovare da queste parti e per un po’ sono riuscito a nascondervelo. A un certo punto però tutto è crollato. Il primo a scoprirmi è stato Emanuele, mi ha urlato contro per ore e mi ha fatto promettere che ti sarei stato lontano e che non ti avrei mai e poi mai fatto star male per i miei errori. Qualche giorno fa anche i miei genitori hanno capito cosa stava succedendo e mi hanno costretto a confessare.”
Io stavo già piangendo a dirotto. Non potevo concepire che Cristina non solo lo avesse allontanato da me, ma lo avesse completamente rovinato. Mi sentivo in colpa io stessa per averlo respinto e gettato fra le braccia di lei. E mi sentivo in colpa anche per aver biasimato Emanuele che infondo voleva soltanto proteggermi da una verità orribile. Mi sentivo galleggiare in un mare di emozioni talmente vasto che l’unico modo per sfogarmi era quel pianto incontrollato.
Ma Federico non aveva finito di parlare e quello che disse dopo mi distrusse.
“ Ho deciso di dirtelo perché domani me ne devo andare. I miei hanno deciso di farmi passare un periodo in una clinica di disintossicazione e io non opporrò resistenza. Ma prima di partire dovevo parlarti.”
“Ma io non capisco…”
“Lily è meglio così. Sono fuori controllo, e me ne rendo conto anche io. Adesso devo andare a casa. Tu promettimi solo che non ti dimenticherai di me e cercherai di perdonarmi mente sono via”.
A questo punto mi abbracciò, e mi erano mancati i suoi abbracci così protettivi. Ma sta volta fu diverso, lui non era più quello che conoscevo e questa consapevolezza richiamò nuovamente la lacrime ai miei occhi.
Quando Federico se ne fu andato rimasi ancora un po’ sulle tribune. Volevo prendermi del tempo da sola per elaborare quello che era successo, ma presto mi resi conto che sarei dovuta rimanere lì tutta la notte se avessi voluto dare un senso agli avvenimenti delle ultime ore. Quindi mi incamminai per ritornare a casa dopo essermi asciugata le ultime lacrime che mi erano rimaste.
Per la strada mi ricordai delle chiamate di Emanuele che avevo ignorato all’andata e tirai fuori il cellulare dalla tasca. Effettivamente c’erano due chiamate di Emanuele, ma una, inaspettatamente era di Andrea. C’era anche un suo messaggio.
“Biondina quando ci vediamo? Propongo martedì pomeriggio. Ho una sorpresa”.
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Not me.
RomanceMi misi seduta cercando di non svegliarlo. La prima cosa che vidi quella mattina fu il mio volto riflesso nell'enorme specchio di fronte al letto. Ma quella non ero io. I miei occhi erano gli stessi, era lo sguardo ad essere cambiato. Qualcosa in me...