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Il giorno seguente, martedì, fu il giorno prima di quando Harry sarebbe dovuto partire con qualche guardia di sicurezza per andare a trovare la sua famiglia a Chesire. Sydney doveva ancora rispondere alle sue chiamate o i suoi messaggi. Lo stava ignorando, e non sarebbe stato in grado di mettersi in contatto con lei prima di partire.

Louis aveva notato un cambiamento nel comportamento di Harry. Non aveva mai pensato che una fan avrebbe avuto un'influenza su di lui. Sydney non era nemmeno una fan, era solo una barista. C'era qualcosa in lei che dava dipendenza.

"Harry, stai bene?" domandò Louis dall'altra parte della stanza. Si trovano entrambi su un divano, li divideva solo un tavolino da caffè. Harry mandò un altro messaggio a Sydney, ed appoggiò i piedi al tavolo.

"Sì" mentì. "Sto bene. Sono solo pronto per partire".

Sembrava che prepararsi per partire fosse la parte più difficile. Ma quando ci si trova su un jet privato a cinque stelle, con gamberetti a non finire e drink, non era più così difficile andarsene. Sperava si sarebbe sentito così quando sarebbe partito dalla cittadina di Louisville. In realtà non era una città poi così piccola.

L'hotel elegante in cui alloggiavano si trovava a Dixie Highway, in cui accadevano molti incidenti. Quando si ricercavano articoli storici in merito io ed Harry aveva scoperto che la chiamavano "Dixie Dieway" poiché erano morte molte persone in incidenti stradali.

Ad ogni modo a lui piaceva quel posto. C'era sempre un parco da visitare ed un campus in cui passeggiare. Soprattutto c'era sempre quello Starbucks sulla terza strada.

"Harry, sono abbastanza sicuro che tu non voglia andartene" disse Louis con un accenno di spavalderia nella voce. "Sembri distante. Ti prego dimmi che non è per quella ragazza".

"È così" Harry sospirò, era bello dire finalmente la verità. Non era abituato a mentire. "Sydney. Non so nemmeno il suo cognome, è solo la mia barista".

"'È solo la mia barista'". Louis lo prese in giro. "Se è solo la tua barista allora perché sei così pazzo di lei?"

"Non lo so, Lou" rispose Harry in tono esasperato. Non sapeva veramente perché gli piacesse la ragazza dai capelli castani e gli occhi perfetti che avrebbero potuto far sorridere tutti.

"Chiamala e basta" disse Louis. Era ovvio che Louis volesse saperne di più di Sydney. Non sapeva che cosa avevano passato loro due. Non poteva semplicemente dire a Sydney della sua ansia e depressione per poi andarsene.

Harry prese il cellulare e digitò il numero di Sydney che aveva salvato nei contatti. Squillò una sola volta, poi due e tre, e poi udì il famigliare suono della segreteria.

Harry si accigliò ed affondò il viso nel cuscino. Il loro volo sarebbe stata la mattina successiva, ed era già mezzanotte. Non sarebbe riuscito a vedere Sydney prima di andarsene. Forse non l'avrebbe mai più rivista. E la cosa peggiore era che non aveva idea che quando l'aveva vista era stata l'ultima volta.

S Y D N E Y

Quando le squillò il telefono e vide che si trattava di Harry, ignorò la chiamata. Era impegnata ad assemblare i suoi documenti; aveva lasciato il lavoro allo Starbucks ed avrebbe accettato un lavoro nell'insegnamento.

Elise non c'era più, se n'era andata verso le nove. Era mezzanotte, ed aveva sonno.

Non riusciva ad allontanare Harry dalla sua mente. Le mancava il suo sorriso amichevole ed i suoi occhi gentili. C'era qualcosa in ciò che Brooke aveva detto, nel fatto che lui lo infastidisse. Harry l'aveva forse chiamata dalla pietà.

Con quel pensiero spense le luci e si addormentò in jeans e felpa. 

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