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Harry aveva visto Sydney tra la folla, e non si era mai sentito così tanto preso durante una performance. La ragazza continuava a salutarlo con la mano, ed ogni volta lui specchiava il suo gesto; non aveva importanza se stesse cantando o no.

Harry fece il possibile per trascorrere il più tempo possibile seduto di fronte a lei, e durante l'ultima canzone le disse un triste 'ciao' con il labiale prima di saltare giù dal palco alla fine del concerto.

Harry andò quindi in bagno, mentre Elise e Sydney stavano probabilmente uscendo dallo stadio.

"Oh, spaces between us" canticchiò fra sé e sé. "Keep getting deeper..."

Una volta finito si tirò su i pantaloni ed uscì dalla toilette. Non gli erano mai piaciuti i wc mobili. Gli americani erano strani quando si trattava di bagni, avresti potuto pensare che ci fosse un vero bagno backstage, ma no.

"Ottimo lavoro, ragazzi!" tuonò Paul, che accolse Harry in un abbraccio stritola-ossa. Il ragazzo grugnì alla stretta dell'uomo.

"Adesso puoi lasciarmi andare" disse Harry a bassa voce, aveva i polmoni troppo schiacciati per dire qualcosa a voce giusta. Paul lasciò andare Harry, il quale si spolverò i jeans neri aderenti.

Paul diede un'alzata di spalle e poi spettinò i ricci già disordinati di Harry. "Avete fatto bene, tranne Harry".

Il ragazzo gli rivolse un'occhiataccia. "Sì, sì" rispose quindi noncurante. Era bene a conoscenza di aver steccato durante eighteen, ma solo perché era perso negli occhi di Sydney e non nella canzone. Si chiese se avesse potuto chiamarla.

"La nostra prossima fermata è Nashville, quindi riposatevi. Il tourbus dovrebbe essere qui presto, quindi ci dirigeremo verso il LP Field!"

"Liam Payne Field!" udirono Liam esclamare da qualche parte lungo il corridoio. Harry alzò gli occhi al cielo con un piccolo sorriso in volto.

"Prendo le mie cose" disse.

Si sistemarono tutti sul tourbus, l'oscurità li circondava all'esterno del mezzo. Era circa mezzanotte e Sydney non aveva risposto al suo messaggio in cui le aveva chiesto se stava bene. Aveva cercato di non preoccuparsi troppo e si era messo a letto.

"Dormi già?" domandò Louis quando il bus prese la millesima buca. Harry sospirò ed abbassò lo sguardo sulla cuccetta sotto la propria.

"No, Lou" rispose, "non riesco a dormire".

"Nemmeno io" ammise, e per una volta sembrava preoccupata. "Ho una sensazione che ci sia qualcosa che non va".

Il cuore di Harry gli accelerò nel petto. Le palpitazioni. Stava avendo un altro attacco di panico?

Con i pensieri negativi che gli pervasero la mente a velocità impressionate non era certo che sarebbe riuscito a sopravvivere alla notte senza la certezza che Sydney era al sicuro a letto.

"Forse dovrei chiamarla" disse Harry, il suo respiro era irregolare. L'ansia stava avendo la meglio su di lui.

Louis annuì. "Credo veramente che dovresti chiamare Gemma".

"Gemma?" domandò Harry inarcando un sopracciglio. Sarebbe stata veramente sveglia a quest'ora della notte? E perché avrebbe dovuto chiamare lei fra tutti?

Non voleva litigare, quindi estrasse il telefono e compose il numero di Gemma. La ragazza rispose subito, il che preoccupò ulteriormente il ragazzo.

"Gemma!" esclamò prima che la ragazza potesse dire qualcosa, e con ciò svegliò quasi tutti gli occupanti del tourbus. Zayn grugnì e si voltò sul letto tirando su con il naso, segno del suo raffreddore. Niall e Liam si misero a sedere e rivolsero un'occhiataccia a Harry.

"Harry..." Gemma sembrava molto stanca, quasi esausta. "Ti stavo per chiedere dov'è Sydney. Mi ha detto che sarebbe venuta al mio dormitorio dopo il concerto".

Harry scosse il capo. Non poteva essere vero. "Sono certo che sia solo in ritardo" mentì a sé stesso. "Resta al telefono con me e vai allo stadio per favore".

Era come se avesse potuto sentire Gemma annuire. Se c'era qualcuno che conosceva bene sua sorella era lui. Udì diversi rumori dall'altro capo della linea, poi Gemma disse "sto uscendo".

Harry sudava tantissimo, nella sua mente si formavano diversi scenari di ciò che poteva essere successo. Un incidente stradale, una sparatoria. La lista era infinita ed ogni possibilità gli toglieva il fiato.

Come poteva essere così legato ad una ragazza che conosceva come la propria barista? Cos'era successo? Cos'era scattato?

Quando si era considerato innamorato?

Sentì la ragazza accendere la macchina, "sono sulla quinta strada, sto arrivando".

"Non ho idea di come sia fatta questa città" disse Harry, e Louis rise sotto di lui. "Dimmi cosa vedi".

Dopo un po' Gemma trasalì, e la ragazza non rispose.

"Gemma?" domandò Harry con voce tremante. "Gemma, ci sei? Stai bene?"

"S—sì" rispose, ma non sembrava stare bene. "All'esterno del parcheggio dello stadio si sono radunate diverse volanti della polizia ed un'ambulanza. E un'Honda blu scuro ha tamponato un'altra macchina".

Il cuore di Harry finì in mille pezzi.

Non aveva più controllo sul proprio corpo, e si lasciò sfuggire il telefono dalla presa. Rimase a bocca aperta, incapace di reagire. Era in completo shock, ed aveva il cuore spezzato.

Sapeva che non poteva ingannarsi dicendosi che si trattava di una coincidenza. Che una Honda blu scura, la stessa macchina di Sydney, era stata coinvolta in un incidente stradale ma che non si trattava affatto di Sydney.

Non poteva mentire a sé stesso dicendosi che la ragazza stava bene.

Guardò inerte Louis raccogliere il telefono e finire la conversazione al posto suo. "Che succede?" chiese subito, la sua espressione tormentata. Forse Harry non era l'unico a cui importava di Sydney. Era troppo egoista per rendersene conto.

"Sai se sta bene?" domandò qualche istante più tardi, e poi sembrava che la vita l'avesse abbandonato. Era impallidito come un fantasma.

In quel momento anche lui lasciò cadere il telefono.

Sydney, il primo vero amore di Harry ed ultima barista, era morta.

E non sarebbe stato in grado di tornare a vederla, perché era in tour.

Chi sapeva che quando l'aveva salutato giocosamente dal palco sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe vista viva?

Il suo ampio sorriso, le fossette e l'espressione felice che non se ne andava mai dal volto di lei—tutto svanito in quel momento. Se l'immaginò raggiungerli al tourbus e dire loro che aveva finto la propria morte, ma in qualche modo sapeva che non sarebbe successo.

La fortuna di Harry Styles si era esaurita. Aveva ferito tutte le persone che amava ed a cui teneva. 

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