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Sydney era stanca.

Stanca di sentirsi sola, stanca di trovarsi nella friend-zone, stanca di pensare ad Harry, solo stanca.

Aveva dormito il più possibile, nonostante fossero state le cinque del mattino. Brooke aveva chiamato la sera prima chiedendole di andare a prendere i bambini in aeroporto, e non poteva rifiutare.

Il volo atterrò mezz'ora dopo, e considerato il tempo in cui i bambini avessero recuperato le valige sarebbero forse arrivati alle sei.

Si alzò dal letto ed andò direttamente in bagno. Si sistemò i capelli e si lavò il viso, poi si cambiò.

Una volta terminata la sua routine mattutina, Harry fu tutti ciò a cui riuscì a pensare. Il suo sorriso e le sue fossette, il ghigno che le rivolgeva nell'ordinare il suo macchiato al caramello.

Sospirò e prese il suo lettore MP3 completo di cuffiette. Dopo averlo collegato ed aver fatto partire la sua canzone preferita si affidò alla riproduzione casuale.

Venne accolta dalla fredda aria invernale, l'unica condizione metereologica che non le piaceva. L'isolato era affollato di persone—alcune al telefono, alcune che facevano una passeggiata con il cane. Risiedeva in una zona del campus, quindi dovette attraversare un paio di isolati prima di raggiungere il parcheggio.

Circa a metà strada trovò una ragazza che stava facendo fatica a sorreggere i libri, quindi Sydney la raggiunse e le offrì il proprio aiuto.

"Ehi, posso aiutarti?" domandò educatamente. "Non riesco a veder faticare le persone".

La ragazza le rivolse un sorriso con tanto di fossette. Ricordava molto quello di Harry, il che portò Sydney a pensare che l'avrebbe aiutata sia che avesse bisogno di aiuto sia che non fosse stato così. "Ti ringrazio". Aveva un forte accento britannico, che le ricordava nuovamente Harry.

Sydney raccolse alcuni dei suoi libri. "Dove sei diretta?"

"Oh, al dormitorio" rispose la ragazza. "Se è lontano non è un problema".

"No, figurati!" ribatté Sydney. "Vengo da lì. Non è così lontano".

Procedettero quindi con diversi libri sottobraccio fino al dormitorio. Una volta arrivato un ragazzo gentile aprì loro la porta. Era carino. Forse a Sydney sarebbe piaciuta la vita del college dopo tutto, piuttosto che lavorare a Starbucks per persone che non le erano mai nemmeno piaciute.

"Sai, mi ricordi qualcuno" disse finalmente Sydney quando salirono in ascensore. La ragazza selezionò il piano più alto.

"Oh, e chi?"

Sydney sorrise quando le venne in mente Harry. "È una celebrità".

"Oh, non dirmi che assomiglio ad Harry Styles!" ribatté la ragazza. "Mi viene detto troppo spesso!"

"Ma è vero!" rise Sydney. L'ascensore iniziò la propria corsa e Sydney provò un senso di disagio allo stomaco, che cercò subito di ignorare. "Come ti chiami?" domandò.

"Gemma" la ragazza sorrise. Aveva i capelli castano dorato, della sfumatura che qualcuno dai capelli più scuri si tingerebbe.

"Oh mio Dio!" Sydney si fece vento al viso, notando la somiglianza con Harry, ed il nome che il ragazzo aveva menzionato. Non poteva trattarsi di una coincidenza. "Sei sicura di non essere la sorella di Harry?"

Gemma si interruppe e sorrise. "Harry mi ha detto che una ragazza di nome Sydney ha detto di non essere molto fan della boyband. Ma mi sembra che non sia proprio così".

Sydney saltellò sul posto e strillò. Che cosa ci faceva Gemma a Louisville? Era già abbastanza strano che ci fosse Harry, ma ora anche Gemma? Le cose stavano sfuggendo di mano.

Il che significava che aveva ancora un'ultima possibilità di parlare con Harry. aveva detto che se ne sarebbe andato presto, e molto probabilmente intendeva oggi. "Sai dov'è Harry?" domandò Sydney cercando di calmarsi.

"Sì, si sta dirigendo all'aeroporto".

Sydney sentì la speranza abbandonarla. Non ce l'avrebbe mai fatta. "Oh".

L'ascensore indicò di aver raggiunto il piano, e le porte si aprirono. Sydney seguì Gemma fuori dall'ascensore e lungo il corridoio, poi si fermarono quando raggiunsero la stanza 540.

"Grazie" disse Gemma con fare calmo.

"Oh, non c'è problema" Sydney era ancora triste da quando aveva appreso che Harry si sarebbe potuto trovare in un jet privato sopra le loro teste in quel preciso momento.

Gemma aprì la porta ed entrò, e Sydney la seguì. Depositarono i libri sul letto, ed i tomi rimbalzarono sul materasso prima di stabilizzarsi.

"Mi spiace che tu abbia dovuto sapere che se n'è andato" disse Gemma. "Harry mi ha detto di te".

Sydney alzò lo sguardo. "Mi piaceva" ammise poi, tutto il suo potere e la dignità l'abbandonarono. Era al corrente del fatto che le piacesse Harry più di chiunque avesse mai incontrato, ed ora se n'era andato.

"Anche tu gli piaceva" disse Gemma. "Ma sai, il jet parte alle sette e mezza. Il check—in è alle sette. E secondo il mio orologio sono le sei e mezza".

Sydney sgranò gli occhi. Significava che forse poteva avere un'occasione, anche solo per salutarlo. "Che cosa significa?" domandò, nonostante lo sapesse molto bene.

"Significa", s'interruppe gemma. "Ti piacerebbe di intraprendere una piccola avventura con me? È il minimo che io possa fare—hai portato i miei libri per un intero isolato".

Sydney le sorrise raggiante. "Non ci credo, grazie mille Gemma! Sei troppo gentile".

"Ehi" Gemma commentò sorridente. "Abbiamo la gentilezza nel DNA. Digli che l'ho detto, potrebbe ringraziarti".

barista |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora