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"Harry!" strillò Sydney. Tutto ciò che aveva desiderato si era avverato. Ecco Harry, alla porta del suo dormitorio, vestito come la rappresentazione dell'inverno come il primo giorno in cui l'aveva incontrato. In viso gli si allungava un mezzo sorriso, ed aveva abbandonato le braccia lungo i fianchi.

"Sydney" disse, le fossette di lui le scaldarono il cuore. "Mi sei mancata così tanto".

Significava molto per Sydney. Era abituata ad essere rifiutata da tutti. Anche il suo capo aveva detto che Harry non voleva starle accanto, ma grazie al cielo si sbagliava. Elise le parlava solo quando aveva bisogno di aiuto con i compiti. Tutti la usavano, tranne Harry. Era più che felice di rivederlo.

"Andiamo al bar a parlare, okay?"

"Okay!" rispose Sydney, ma non aveva idea di che cosa volesse Harry. Aveva intenzione di chiederle di uscire? O voleva solamente una bibita calda? Non sapeva, e il dubbio cresceva progressivamente in lei.

Harry prese le chiavi della macchina e la condusse nel parcheggio. La sua auto era una Porsche nera, un tipo di auto da ricchi.

"Che bella macchina" commentò Sydney. Harry si limitò a sorridere ed aprì la macchina, su cui salirono entrambi.

Harry accese l'auto, e presto partirono. Guidò a velocità sostenuta. "Stiamo andando velocemente" si lamentò Sydney, ma lui aumentò.

Quando arrivarono Harry era rimasto in silenzio da un po'. Sydney non sapeva che asso avesse nella manica, ma non vedeva l'ora di scoprirlo.

Quando entrarono al bar scoprirono che era Tom a servire, il che era il solito per un venerdì. Sembrava che Tom servisse ogni volta in cui il marciapiede si ricopriva di bianco.

"Ehi, Tom" disse Sydney con fare felice, ma il suo ex collega si corrucciò.

"Tu sei..."

"Sì, sono Harry Styles" rispose abbastanza infastidito, "ti farò un autografo se vuoi".

Sydney scoppiò a ridere.

Tom sospirò e si asciugò le mani su una salvietta. "Benvenuto da Starbucks, posso prenderti l'ordine?"

A Tom non era mai veramente piaciuta Sydney.

"Un macchiato al caramello grande ed un biscotto alle gocce di cioccolato" Harry s'interruppe, "e un grande frullato alle gocce di cioccolato per la signora".

Tom si accigliò e si diresse verso le macchine.

"Ehi, di che si trattava?" domandò Sydney con fare retorico.

"Sembra geloso" Harry fece spallucce. "Forse gli piaci".

"Non lo so..." si accigliò. Harry non aggiunse altro.

Quando vennero serviti si accomodarono ad un tavolo in un angolo, in modo che nessuno vedesse Harry.

"Che c'è che non va?" domandò Sydney. "Sembri un po' contrariato".

"Forse perché sta nevicando" mentì Harry. "Non mi è mai piaciuta la neve".

Sydney si limitò ad annuire, ma non era certa se crederle. Non era loquace come al solito. Le aveva rivolto alcuni dei suoi sorrisi tipici, ma non era abbastanza.

E se fosse stata sempre così la loro conoscenza? Ogni volta in cui l'aveva visto si era comportata allo stesso modo—con fare candido e neutrale. Sembrava quasi apatico, come se non avesse niente da dire.

"Allora, che cosa volevi dirmi?" domandò Sydney, la curiosità prese il sopravvento. Appoggiò la testa sulla sua mano, aveva il gomito issato sul tavolo.

"Oh, alcune cose..." Harry giocherellò con le dita ed attese. Il bar era così silenzioso che si poteva sentire il rumore di una goccia che cadeva a terra. Il ticchettio dell'orologio insisteva nelle orecchie di Sydney.

"Quali?"

Harry ridacchiò. Aveva aspettato di parlarle. "Ti ricordi di quando ti ho detto di essere andato dal dottore, che però non era un dottore normale?"

Sydney annuì.

"Sai che cosa significa?"

"Psichiatra" rispose lei. "Ne vedevo uno anche io. Si chiamava Shelly, ti fa sentire meglio".

Harry guardò in basso e sorrise. Gli piaceva molto Sydney. Voleva dirle che la paura del rifiuto la stava disturbando. "Il dottore mi ha diagnosticato un disturbo" disse, e Sydney inclinò il capo di lato.

"Di che si tratta?"

"Depressione stagionale" rispose Harry. "Significa che qualcosa nel mio cervello mi rende triste in certi periodi dell'anno. L'inverno è uno di quelli" cercò di renderla comprensibile per Sydney, al contrario di ciò che aveva fatto la Signora Lennox.

"Ce l'ho anche io" disse Sydney timidamente. "Mi deprimo in primavera".

Harry si avvicinò a lei, il suo respiro di macchiato sulla pelle di lei. "Forse tra fine dell'inverno e l'inizio della primavera possiamo deprimerci insieme".

"Allettante" scherzò Sydney, ma non si rese conto dove volesse andare a parare lui.

"Sydney..." ritentò lui, ma lei sembrò ancora non capire. "Sto dicendo che dovremmo uscire insieme. Com'è che dite voi americani? Frequentarsi, stare insieme? Hai kik?"

Sydney scoppiò a ridere alla sua ultima domanda, e poi le guance di lei presero a surriscaldarsi. "Harry..."

"Dovresti dire di sì" Sydney si voltò e sorrise quando vide Elise. La sua amica la veniva a trovare occasionalmente.

"Okay, sì" Sydney si arrese facilmente. "Lo farò. Solo perché Harry Styles è molto, molto, molto speciale".

Harry arrossì appena. "Sydney, mi piaci. Davvero, e farò di tutto perché questa cosa funzioni".

Sydney agitò appena il polso con fare congedante. "Non è niente. Vai in tour se vuoi. Non sono una tipa che ti sta attaccata, Harry. Amo il fatto che posso vederti".

"Direi che ti amo, ma sarebbe troppo presto" disse lui, al che Sydney rise con fare nervoso. Poi lui si avvicinò ulteriormente, e dopo una settimana o poco più di conoscenza, si baciarono.

Non era un bacio disperato come quelli che si scambiano la maggior parte delle coppie. Aveva un significato. Era quasi come uno scambiarsi una promessa, come dire "lo voglio" all'altare, ma non con la stessa intensità. Un impegno di restare fedeli uno nei confronti dell'altra, ed era qualcosa che entrambi erano in grado di fare senza problemi.

Sydney era stata finalmente apprezzata da qualcuno, e quel qualcuno era stato Harry Styles. 

barista |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora