-Capitolo 1-

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Premetto che la storia non è mia, ma ho avuto il consenso e la pubblicherò su Wattpad. i crediti vanno a https://www.facebook.com/pages/Insane_Fanfiction/1437586399790514?fref=ts. E' una storia che vi toglierà il fiato, vale la pena leggerla...

Il poliziotto entrò dentro la stanza: il suo sguardo era sospettoso, diffidente, non si fidava di me. Abbassai la testa verso il basso. Appoggiò piano le mani sul tavolo di fronte a me; era rigida la sua postura: le sue spalle erano dritte; le sue braccia muscolose; aveva un viso dolce, ma in realtà era molto duro, lo avevo dedotto dal modo in cui mi guardava. I miei occhi si soffermarono su i suoi, quando notai il coloro marrone delle sue iridi; erano così profonde , che mi sembrò quasi di perdermi nel loro immenso.
- Dunque.. ragazza.. siamo qui da quattro ore ormai.. sei stata chiusa qui dentro per molto, hai deciso di confessare o devi ancora girarci intorno?- chiese con tono rude. 
Adoravo gli uomini cattivi, erano il genere di ragazzi che solitamente mi attiravano. 
- Non ho fatto niente, quante volte ve lo devo dire? - domandai esausta.
Il poliziotto sexy si portò la mano alla testa, accarezzandosi piano la pelata. Era stanco di ripetere sempre la stessa scena, ma quello è l'unica cosa che mi avrebbe sentito dire. Mi guardò severo, prima che prendesse la sedia e se la infilasse in mezzo alle gambe.
- Senti stronzetta, un ragazzo è scomparso, un altro è in coma , è tu sei l'unica pista che abbiamo, perciò o confessi o giuro..- disse acido, prima che qualcuno lo interrompesse.
- O cosa? La torturi per farle confessare un crimine che non ha commesso? Mi faccia il piacere signor Payne, sappiamo entrambi che lei non può fare proprio niente! - disse sicuro di sé un uomo, entrando dalla porta.
Il poliziotto si alzò, abbassò lo sguardo a terra; non aveva una bella espressione, quei due sembravano conoscersi. Ma chi era il ragazzo dagli occhi azzurri? 
- Piacere sono il tuo avvocato, ti hanno affidato a me per questo caso, stia tranquilla uscirà da qui dentro in meno di un'ora!- affermò convinto.
Il suo sorriso era bellissimo, doveva essere un vero stronzo, vedendo come si rivolgeva all'agente. Il ragazzo dagli occhi azzurri si sedette accanto a me; lo squadrai bene: i suoi capelli erano castano chiaro; le sue labbra fine incorniciavano un sorrisetto arrogante, ma dolce al tempo stesso; adoravo le piccole rughe che si formavano intorno ai suoi occhi, quando sorrideva. 
- Tomlinson ci si rivede.. passate bene le vacanze di natale? - chiese con uno sguardo provocatorio.
Il mio avvocato dischiuse leggermente le labbra, quando la sua lingua le bagnò lentamente.
- Grazie a tutti i soldi che ho guadagnato dalle mie cause vinte , sono potuto andare in California con la mia fidanzata, lei? Ah, scusi dimenticavo.. stava lavorando a questo caso.- sbuffò divertito il signor Tomlinson.
Rimasi in silenzio, mentre quei due si punzecchiavano; era divertente. Sorrisi appena, non riuscendo più a tenere la mia espressione rammaricata.
Il poliziotto mi fissò inchiodandomi alla sedia; il mio sorriso si spense.
- Non ti vergogni a difendere un'assassina? - chiese con disprezzo.
Guardai il ragazzo accanto a me , desiderosa di sentire la sua risposta.
- E' il mio lavoro... e poi chi dice che sia lei la colpevole? Non dare conclusioni troppo affrettate, già in passato è successo, vuoi di nuovo mandare un'innocente in prigione? - domandò convinto l'avvocato, sempre senza perdere il suo affascinante sorriso.
Il signor Payne si alzò in piedi , quando si passo una mano sopra il viso. Erano le due di notte, eravamo tutti esausti. 
- Parlerò solo col biondino.- dissi seria.
Entrambi si voltarono verso di me, guardandomi intensamente. Amavo avere gli occhi puntati addosso. Mi eccitava.
- Intendi l'agente Horan? - chiese il poliziotto incuriosito.
Sorrisi maliziosamente.
- C'è un altro più sexy di lui ? - domandai ironicamente.
Il suo sguardo bieco mi fece ricomporre.
- Tu non parlerai con nessuno! Hai il diritto a rimanere in silenzio.- mi ricordò Tomlinson.
- Voglio parlare con lui.- dissi ancora fregandomene delle avvertenze del mio avvocato.
Il poliziotto uscì fuori dalla stanza, prima di farci ritorno col biondino sexy. 
I miei occhi si illuminarono alla vista di quello spettacolo; era dannatamente bello.
Si avvicinò al tavolo, silenziosamente, guardandomi come per voler capire le mie intenzioni. Era nuovo lì dentro, si notava dal modo in cui si muoveva, così confuso e impaurito. Lo volevo.
- Eccolo! Adesso parla! - mi ordinò Payne.
Lo fulminai con lo sguardo. Nessuno mi parlava in quel modo, nemmeno uno come lui. Il mio sguardo ritornò sul biondo, mentre lui mi guardava perplesso. Cercai di studiarlo: era seduto composto, con le spalle dritte e gli occhi puntati su di me; la sua gamba si muoveva nervosamente; era pallido.
- Come ti chiami? - chiesi io avvicinando il mio corpo al tavolo, dove appoggiai le mie esili braccia.
- Niall.- rispose secco.
Sorrisi.
- Hai un bel nome.- mi complimentai con lui.
Il poliziotto dalla testa pelata , fece una strana faccia; era stupito dal mio comportamento. 
- Sei qui per confessare un omicidio , non per flirtare! - mi rimproverò.
Sbuffai. Era così noioso. 
Ritrassi il mio corpo, appoggiando nuovamente le mie spalle sulla sedia. Guardai il mio avvocato, esilarato dal mio comportamento menefreghista.
- Quindi signorina Carteny.. mi dice cos'è successo esattamente la sera dell'uno gennaio? - chiese serio Niall.
- Pensate ancora che sia stata lei? Andiamo è ridicolo! Guardatela! E' solo una ragazza come avrebbe fatto ad uccidere e mandare in coma due ragazzi? E' una follia!- mi difese Tomlinson.
Fui infastidita dalle sue parole. Io non ero fragile come lui pensava, io ero molto di più.
- Volete sapere com'è andata? - chiesi eccitata.
Tutti in quella stanza mi fissarono; non avevano ancora capito e forse non avrebbero capito mai.
- Si! - affermò Horan.
- Bene, allora mettetevi comodi, sarà una lunga nottata.- dissi sorridendo.

**

Erano le ore 22:30 ; davano la festa di capodanno a casa del ragazzo più ricercato della scuola. Harry Styles. Così temuto dai ragazzi e tanto amato dalle ragazze, probabilmente per il suo sorrisetto arrogante, ma dolce, che riusciva a fare sciogliere anche il cuore più duro, anche il mio. Adoravo le fossette che si creavano sulle guance , quando sfacciatamente sorrideva; erano dei particolari , che lo rendevano unico, oltre ai suoi irresistibili ricci sexy. Comunque sia, fui invitata a quella festa; ero davvero elettrizzata, io lo amavo, insomma chi non lo amava? Ma , forse, prima di dargli un valore così grande , avrei dovuto conoscerlo. Non nego che sapevo già del suo carattere irritante e sicuro di sé, ma infondo io adoro gli stronzi e quella caratteristica di lui, mi attirava maggiormente. Arrivai alla festa che erano le 23:27 ; era già iniziata da un po', ma sapete come si dice , no? Le donne si fanno sempre aspettare e io sono una di quelle. Entrai in casa: c'erano persone ovunque, si stentava a respirare lì dentro; era quasi come stare tre mila persone in una sola gabbia. Scrutai attentamente l'interno di quella casa , che da fuori sembrava una reggia: le persone invadevano tutto il gran salotto, dove c'era il DJ con la sua musica "spacca timpani"; ballavano tutti ammassati, sembravano sardine.. non sarei entrata lì dentro neanche morta. Cercai per ore il riccio sexy, ma non lo trovai da nessuna parte; insomma quella villa era enorme e con tutte quelle persone come sarei riuscita a trovarlo? Era ridicola solo l'idea. Una mano afferrò forte il mio braccio, prima che venissi trascinata al ragazzo che avrei preferito non incontrare mai. Guardai i suoi occhi marroni: le pupille erano dilatate, aveva bevuto , si capiva anche dal forte alito che aveva.
- Zayn lasciami! - urlai per farmi sentire, mentre mi divincolavo dalla sua presa. Ma niente, quando quel ragazzo si mette in testa qualcosa, niente e nessuno riesce a levargliela.
- No, adesso tu vieni con me! - mi ordinò. Oddio , sapeva quanto odio provassi, quando qualcuno mi costringeva a fare qualcosa, ma comunque la sua forza sovrastava la mia, così dovetti seguirlo per forza. Il suo passo era molto veloce e io stentavo a tenere il suo ritmo. Puntai fortemente i talloni dei piedi al suolo, in segno di protesta. Non sarei andata con lui, mai. Il ragazzo dagli occhi scuri si girò violentemente verso di me, dandomi un forte schiaffo. Il mio viso cambiò la sua direzione, prima dritta, girandosi velocemente verso destra. Ero abituata ai suoi schiaffi, anche se non nego che mi fece lo stesso male. Mi abbandonai al suo volere; ormai era lui a condurre il gioco. Mi trascinò dentro il capannone della villa. Era deserto lì e con la musica a tutto volume, nessuno sarebbe riuscito a sentire le mie urla.
- Sai quanto mi fai incazzare , quando protesti le mie decisioni , vero? - chiese irritato dal gesto che poco prima avevo fatto.
Annuii debolmente , mentre la mia mano tocca la guancia ancora dolorante. Piangere non è da me, ma in quel momento era l'unico modo che avevo per sfogarmi.
- Non.. non piangere! - quasi urlò. 
Si avvicinò lentamente a me; indietreggiai per evitare di essere toccata dalle sue grandi mani. Avevo paura che potesse rifarmi del male.
- Piccola, ti prego, scusami.. alcune volte faccio delle cose senza pensare.. sai che ti amo..- disse piano, mettendosi inginocchio e aprendo le sue braccia per farmi accovacciare al suo interno. Riluttante mi avvicinai. Sapevo che se non l'avessi fatto.. mi avrebbe.. mi avrebbe picchiata nuovamente. 
- Puoi perdonarmi? - chiese stringendomi forte a sé. Annuii. 
Le sue grandi dita si spostarono sotto il mio mento, alzandomi piano la testa, che era rivolta verso il basso. La luce in quel capannone era fioca; non riuscivo a vederlo bene in viso. La sua mano destra accarezzò la mia guancia rossa per lo schiaffo, prima che io facessi una smorfia di dolore. Sorrise. 
- Sei così bella.- disse guardandomi intensamente. 
Sapevo già le sue intenzioni. Le sue labbra poco carnose si avvicinarono alle mie , prima che desse un piccolo morso al mio labbro inferiore. Mugolai. Il suo respiro sfiorò il mio viso; era pesante, caldo, irresistibile, ma io non lo volevo. La sua mano si introdusse fra i miei capelli, quando le sue labbra si congiungettero alle mie. La sua lingua si muoveva veloce, cercando di farsi assecondare dalla mia, che però rimaneva ferma. Il suo corpo si alzò sopra il mio, quando mi sdraiò delicatamente sul suolo. Spostò le sue labbra dalle mie, per poi spostarsi al collo; lo leccò lentamente, mentre un'espressione disgustata si formò sul mio viso. Cercavo di non piangere, ma sapevo già cosa mi aspettava. La sua bocca succhiò violentemente la mia pelle, tracciando , poi, dei cerchi sulla parte dolorante. Ero stufa dei suoi segni sul mio corpo. La sua mano si introdusse fra le mie gambe, avvicinandosi furtiva all'intimo sotto il corto vestito. La mia mano si appoggiò sul suo petto in segno di protesta, ma questo non lo fermò, anzi lo indusse a rendere la pena ancora più lenta. Le sue dita arrivarono piano agli slip , spostandoli di poco.
- No.- dissi secca. Speravo che mi desse ascolto. 
Un sorriso si ampliò sulle sue labbra; amava quando facevo la difficile.
- Shh , ci divertiremo.- sussurrò.
A quelle parole incominciai a divincolarmi sotto la sua forte figura; ero stanca di subire. Le sue mani mi afferrarono per i polsi, quando me li portò fin sopra la testa. Le mie energie sembravano esaurirsi.
- No! Ti prego , Zayn! Non lo dirò a nessuno, ma lasciami! Lasciami ti prego! - supplicai.
Mi toccò dolcemente il viso, mentre io cercavo di scansare in tutti i modi il suo tocco.
- Stai ferma , Emily.. non andrai da nessuna parte, non finché io non avrò finito! - urlò cercando di tenermi ferma.

**

- Ti ha violentata? - chiese il biondino interrompendo il mio racconto.
- Si, ma non era la prima volta.. del resto.. ora posso andare avanti o qualcun'altro vuole interrompermi?- chiesi irritata.
Nessuno fiato, mentre mi guardavano tutti e tre perplessi.
- Bene.. dunque.. stavo dicendo? Ah, si...

**

Mi lasciò e io mi rannicchiai sul suolo. Pensavo avesse abbandonato l'idea di fare quel che ormai sappiamo tutti.. ma non fu così.. lui amava fare quel "giochetto" lo trovava.. divertente. Prese la corda che si trovava di fronte a noi, quando mi afferrò per i capelli e mi portò vicino al mobile degli attrezzi. Strinsi forte le unghie sulle sue mani, graffiandolo violentemente, ma sembrò non accorgersene neanche. Prese uno dei miei polsi e lo legò al mobile, poi fece lo stesso con l'altro. Ero incatenata, senza via di fuga. Sola.. con quel pazzo.
- Vediamo se così starai ferma.- rise mentre ammirava il suo capolavoro.
Cercai inutilmente di liberarmi: quei nodi erano stati ben stretti, era impossibile slacciarli. Il suo sorriso di botto sparì; il suo sguardo divenne più cupo, sinistro, malizioso. Cosa aveva intenzione di farmi questa volta? 
La sua lingua bagnò lentamente le sue labbra, prima di mordersi il labbro inferiore. I suoi occhi stavano scrutando attentamente il mio corpo, dalla testa fino ai piedi. Lo guardai impaurita, ma cercavo di essere forte, poiché il mio dolore gli causava piacere. Ormai lo conoscevo bene, era da un po' che andava avanti quella tortura.. pensavo che col tempo si sarebbe calmato, stancato.. invece , era sempre peggio.
Ritrassi le gambe al petto, quando la sua forte figura si avvicinò al mio tremante corpo. Deglutii profondamente, cercando di ingoiare le mie urla di dolore. Non gli avrei dato la soddisfazione di sentirmi gridare.. non più. Si avvicinò minaccioso a me, prima di aprire violentemente le mie gambe, per lasciare spazio alla sua grande mano. Non riuscii a trattenere un versetto di disgusto , quando le sue dita mi accarezzarono il clitoride.
- Ti piace questo? - chiese desideroso di una mia positiva risposta.
Scossi la testa, irritandolo. Il suo dito medio entrò aggressivo dentro la mia vagina. Gemetti. Le sue dita incominciarono a muoversi veloci, dentro e fuori; ancora , ancora e ancora una volta. Il suo respiro si fece pesante. Cercavo di non guardarlo negli occhi, perché sapevo cosa ci avrei trovato.. cattiveria.. lussuria.. divertimento. Le sue dita si spinsero ancora una volta dentro, in profondità , facendomi scappare dalla bocca un forte grido. Sorrise. Adorava vedermi soffrire, lo trovava divertente. Ritrasse la sua mano , da dentro la mia vagina; era sudicia, bagnata. Portò l'altra mano dentro la tasca dei suoi jeans, tirando fuori un pacchetto di sigarette; se ne accese una , aspirando profondamente. Mi guardò soddisfatto.
- Vuoi un tiro? - chiese.
Girai il mio volto dall'altra parte; mi faceva schifo solo guardarlo.
- Sai cosa faceva mia madre quando io non le davo retta? - chiese sorridendo.
Respirai pesantemente, mentre le lacrime si facevano spazio sul mio volto. La pelle mi bruciò notevolmente , quando lui spense la sua sigaretta sul mio braccio.
- Faceva questo.. ancora..ancora.. e ancora.- ripeteva , mentre continuava a bruciarmi ripetutamente.
I miei gridi di dolore rimbombarono in quel capannone. Era più violento del solito. Piansi.
- Oh, no, piccola, no , non piangere, ci sono io qui con te.. non devi avere paura.- mi rassicurò.
- Tu sei pazzo! - quasi ringhiai.
Il suo sguardo cambiò trasformandosi in qualcosa di indecifrabile. Si alzò velocemente in piedi, slegandomi i polsi. No.. non era finita.. era solo l'inizio. Mi prese nuovamente per i capelli, prima di buttarmi con violenza sul suolo. Gridai piano; un dolore immenso mi invase il corpo , quando esso atterrò pesantemente sul pavimento duro. 
Zayn afferrò con irruenza il mio collo, alzandomi di poco. Inarcò la mia schiena , quanto bastava a farmi male. Poi, avvicinò la sua erezione al mio bacino, facendomi sentire il tessuto caldo dei suoi jeans. Mi costrinse inginocchio, prima che sbottonasse velocemente i suoi pantaloni e tirasse fuori la sua erezione. Si avvicinò a me prendendomi per i capelli e alzandomi il viso, prima indirizzato verso il basso.
- Succhia.- ordinò.
Scossi piangente la testa.
- No.. ti prego.- supplicai.
La sua mano strinse più forte i miei capelli, davanti la mia protesta.
- Adesso.- disse severo.
Mi bastò guardarlo negli occhi per capire che stava per scoppiare. Aprii debolmente la bocca, quando la sua erezione si infilò dentro essa. Tuttavia, non mi mossi, restai immobile in quella posizione; anche solo il pensiero, mi faceva venire il ribrezzo. Così, incominciò a fottermi in bocca, violentemente, sempre più in profondità , fino alla gola. Il suo bacino si muoveva velocemente, avanti e indietro, mentre il suo viso assunse un'espressione lussuriosa. I suoi versetti di piacere, mi fecero capire che era quasi arrivata la fine di quella tortura. Spinse un'ultima volta in profondità, venendosene all'interno della mia bocca. La mia espressione afflitta si trasformò in disgustata. La sostanza calda mi invase; stavo per rimettere.
- Ingoialo. Sii pulita, sai quanto mi piace.- ammiccò soddisfatto.
Lo guardai furiosa, ma era meglio fare come diceva lui, se non volevo altri guai. Ingoiai la sostanza vomitevole, prima che urlassi incazzata. Le mie lacrime ormai avevano preso il via, nonostante cercassi di smetterla, non ci riuscivo; dovevo sfogarmi.
Zayn si avvicinò a me, afferrando il mio polso dolente. Mi legò le mani dietro la schiena e poi fece il modo che il mio busto cadesse in avanti, come a voler formare un ponte al contrario. La mia faccia era tutt'una col suolo umido, mentre il mio sedere rimaneva più su , rispetto a tutto il corpo. Penso sia palese.. ormai penso abbiate capito tutti. Si mise dietro di me, sfilandomi velocemente gli slip. Poi, poggiò la sua erezione vicino alla mia vagina.
- E' ancora duro.. solo tu mi fai quest'effetto.- rise compiaciuto.
Strinsi forte gli occhi, quando il suo enorme cazzo entrò dietro al mio ano. Non era la prima volta che lo faceva, ma era comunque doloroso. Iniziai a urlare non riuscendo più a trattenermi; questo sembrava divertirlo notevolmente. Non era solo un maniaco.. era anche sadico e questa combinazione non fruttava nulla di buono. Con una mano afferrò i miei capelli, quasi come fossero redini e incominciò a tirarmeli forte, mentre con l'altra mi strinse il fianco sinistro. Iniziò ad entrare più forte, preso dalla foga del momento, fregandosene del mio dolore. La sua erezione entrava e usciva velocemente, senza alcun ostacolo che lo potesse fermare; continuò per un po', prima di incominciare a muoversi più lentamente, ormai , quasi arrivato all'orgasmo. Se ne venne nuovamente dentro di me. Senti ancora la terribile sostanza calda introdursi dentro il mio corpo; era viscido. Lasciò andare il mio corpo esausto sul pavimento, quando anche lui all'estremo delle forze, si lasciò cadere accanto a me. Il suo respiro era affannoso; stava cercando di regolarizzarlo, ma gli era difficile. 
Il mio corpo era ormai disteso al suolo, privo di forze e rassegnato a ciò che ancora sarebbe successo. Non era finita lì.. non per lui.
Si girò verso di me, accarezzando il mio viso.
- Sei incredibile , dolcezza.. la migliore! - affermò sorridendo.
- Vaffanculo.- dissi secca, imperterrita.
Il suo sorriso si spense.
- Sai avevo quasi pensato di lasciarti andare per questa sera, ma pensandoci bene, non abbiamo ancora giocato.. sai ho inventato un nuovo gioco molto divertente.. si chiama attenta alla cintura, che ne dici vuoi provare? Ma che domande sono queste? Certo che vuoi! Alzati! - mi ordinò con un tono folle.
Rimasi ferma al mio posto; non avevo le forze.
- Alzati ho detto! - mi frustò con la sua cintura.
La mia schiena si inarcò al contatto del ferro. Il dolore si impossessò di me ancora una volta. Urlai sfinita. Si avvicinò a me, liberandomi le mani dalla corda. Le appoggiai fortemente al suolo, cercando con tutte le mie forze di mettermi in piedi. Mi alzai piano, prima che un altro colpo di frusta mi ributtasse giù. Strinsi i denti, trattenendo il dolore. Non gliela avrei data vinta a lui, mai. Riprovai ancora una volta a rialzarmi e lui continuò a frustarmi , riportando il mio fragile corpo al suolo. Ancora, ancora e ancora una volta, fino a quando non ebbi più le forze. 
Le sue dita si introdussero fra i miei capelli, prima che mi tirasse la testa verso la sua direzione.
- Hai ancora voglia di fare la dura? - chiese arrogante.
Lo guardai negli occhi. Se dovevo morire, avrei preferito fallo alla grande. Sputai la mia saliva piena di sangue sulla sua faccia, prima che sorridessi debolmente. Mi avrebbe uccisa, ma almeno sarei morta a testa alta. Strinse forte i miei capelli, prima di spingermi violentemente la testa contro il suolo; il mio naso fece uno strano rumore, prima che il sangue scendesse a fiumi da esso.
- Brutta troia! Mi hai sputato! Che schifo! - urlò furioso.
Non avevo più paura di lui, ormai la mia anima innocente era morta; potevo capire benissimo, cosa stesse pensando.
Si avvicinò a me, alzandomi dal braccio; caricò il mio corpo sopra un tavolo da falegname, che si trovava all'interno del capannone. Infilò una mano nel taschino dei suoi jeans, prelevando dal suo interno un coltello da trasporto. Sorrisi. Era arrivata la fine. Lui mi avrebbe uccisa. Mi avrebbe tolto la vita, ma forse era meglio così, era meglio morire , che portarmi addosso per tutta la vita, i segni delle sue torture. Puntò il coltello sul mio addome, prima che strappasse in due il vestito che mi copriva. Non aveva ancora intenzione di uccidermi... no , aveva ancora intenzione di girarci intorno.
- Vediamo se almeno questo ti piace! - ammiccò.
Prese il suo cazzo in mano, maneggiandolo con cura, per far si che si indurisse di nuovo. Poi, non appena ebbe fatto, infilò la sua erezione dentro la mia vagina; spingendo impetuosamente sempre più in profondità. Gemetti piano. Cercavo di non fargli capire, che nonostante tutto, provassi piacere. Strinsi forti le mie mani in pugno.
- Ti piace? - chiese muovendosi lentamente.
- Si.- sussurrai.
Il suo sguardo si illuminò. Era la prima volta che gli davo una risposta positiva.
Iniziò a muoversi più velocemente, cercando di farmi godere il più possibile. Incurvai la schiena sopra il tavolo, non riuscendo a sopportare l'estremo piacere. Il suo corpo caldo si posò sopra il mio, mentre io mi divincolavo per la goduria. 
Mi stavo lasciando andare, per la prima volta.
- Mi piaci di più così.- sorrise soddisfatto.
- Stai zitto.- ordinai gemendo.
Stranamente il mio mio ordine non gli suscitò rabbia. Incominciò ad entrare e uscire più veloce, quando il mio bacino fu stretto fra le sue grandi mani. Mugolai. La mia bocca si dischiuse cercando di introdurre un po' d'aria nei polmoni. Un ultimo colpo più violento , più profondo e se ne venne ancora dentro di me. 
Respirai a fatica, mentre mi rannicchiai sul tavolo; lui si alzò in piedi e mi guardò fiero di sé. Mi girai verso di lui. Poi, con tutte le forze che avevo mi alzai in piedi. Lo guardai , prima che esitante cercassi di uscire dal capannone. La sua mano afferrò il mio polso rapidamente, tirandomi a sé.
- Dove credi di andare? Non abbiamo ancora finito.- rise divertito.
La mia espressione triste, lo rallegrò. Era fin troppo facile scappare via così. Forse quella sera aveva altre intenzioni, forse mi avrebbe uccisa sul serio.
- Vieni qui.- mi ordinò, trascinandomi al centro del capannone.
I miei occhi erano pieni di lacrime, mentre mi rassegnavo al fatto , che non avrei più fatto ritorno alla mia vecchia casa.
Ero in piedi, nuda, davanti a lui.. non avevo ancora capito che intenzioni avesse. Infondo avevo già fatto tutto ciò che voleva; che altro ancora dovevo sopportare? 
Si avvicinò a me, accarezzandomi il viso dolcemente. Non riuscivo a capire cosa ci fosse nei suoi occhi.
- Mi sa che è arrivata la fine, Emily.- mi informò, spegnendo quel briciolo di speranza che mi era rimasta.
Chinai la testa verso il basso, rassegnata al suo volere.
- Saluta mamma e papà.- disse puntandomi la telecamera sul viso.
**

- Ma che cazzo di problemi aveva costui! E' per le persone come lui che questo mondo sta andando a puttane!- affermò Tomlinson furioso.
Li guardai; erano tutti lì , fermi , ad ascoltare la mia storia. Mai nessuno lo aveva fatto.
- Perché non l'hai denunciato?- chiese l'agente Payne.
- Per paura signor poliziotto.- risposi secca.
Mi guardò commosso.
- Continua.. cos'è successo poi?- chiese Horan curioso.
- Poi.. beh..

**
Qualcosa dentro di me scoppiò. Ero stufa di rimanere in silenzio, mentre piano la mia vita crollava a pezzi. Velocemente la mia gamba si alzò verso le parti basse di Zayn; dandogli un calcio , che penso si ricorderà per sempre. Cadde a terra, dandomi così modo di scappare. Stavo correndo rapidamente; di tanto in tanto mi giravo a vedere se fosse dietro di me, ma di lui nessuna traccia; ce l'avevo fatta.
Il mio corpo nudo si scontrò contro qualcuno, prima che la vista del moro dai ricci sexy mi si offrisse davanti.
- Emily.. wow..sei tutta.. nuda.- mi guardò intensamente lui.
Non feci caso ai vestiti che non avevo addosso; con lui mi sentii protetta. Mi avvicinai stringendolo forte a me, prima che le sue grandi braccia mi coprissero.
- Cos'è successo? - mi sussurrò.
Piansi. Cercai di parlare, ma la voce mi uscì spezzata.
- E' tutto finito , piccola, tranquilla, vieni ti porto a casa.- mi rassicurò.
Stavamo camminando, stretti l'uno all'altro. Mi guardavo le spalle, avevo paura che Zayn sarebbe tornato. Il silenzio della notte , rimbombava nella mia testa. Era vuota la villa.. la festa era ormai finita.
- Grazie.- dissi a stento, mentre fissavo i suoi occhi verdi. Mi sembrava di caderci dentro.
Dischiuse le labbra per parlare, poi.. il buio.. non so bene cosa successe. Cercai per una decina di minuti di aprire gli occhi, ma non ci riuscivo, erano pesanti. Le mie ciglia svolazzarono per un po', quando finalmente riuscii ad aprire le mie palpebre, definitivamente. Lo vidi: le sue mani erano insanguinate; aveva uno sguardo da pazzo, mentre strangolava il povero Harry.
Mi toccai piano la testa; mi faceva male, probabilmente mi aveva colpita con una pietra. Cercai di alzarmi, con tutte le poche forze che mi erano rimaste. Mi avvicinai a loro, quando saltai sulla schiena di Zayn. Incominciai a dargli pugni, per fargli mollare la presa dalla gola del ricciolino. Con una gomitata mi ributtò sul terreno. Si alzò girandosi verso di me: il suo viso era sporco di sangue, ma non sapevo se fosse il mio, il suo o quello di Harry; il suo sguardo bieco, mi inchiodò al pavimento; era fuori di sé. 
Guardai Harry, steso sul terreno, privo di sensi; era morto? Piansi.
- Zayn.. ti prego.. basta.- implorai.
Si avvicinò a me, dandomi ripetuti schiaffi , poi passò ai pugni allo stomaco. Il sangue uscì come sputo dalla mia bocca. Il suo sapore era disgustoso; sapeva di metallo. Svenni.
Aprii piano gli occhi, quando una forte luce me li bruciò appena. La mia pelle era calda, riscaldata dalla luce del sole. Mi aveva risparmiata. Era ormai mattina, quando mi svegliai ancora distesa su quel prato torrido. Girai la mia testa, dove la notte prima avevo visto Harry. Era ancora lì.. privo di sensi, proprio come lo avevo lasciato. Incominciai a strisciare verso di lui, anche se mi veniva difficile. Arrivata al suo corpo, appoggiai la testa sul suo petto. Era orribile vedere il ragazzo che amavo in quelle condizioni. 
- Harry.. svegliati.. Harry.- mormorai piangente.
Tutto intorno a me incominciò a girare, ma non potevo svenire, dovevo prima chiamare l'ambulanza. Così cercai disperatamente il cellulare dalle tasche del ragazzo dagli occhi verdi. Quando lo trovai composi il numero. Il resto lo sapete già.. arrivò l'ambulanza e ci portò all'ospedale.
**

- Menti.- disse secco il poliziotto Payne.
Lo guardai bieca.
- Perché dovrei mentire? - chiesi irritata.
Mi guardò, prima di alzarsi e toccarsi la barba sotto il suo mento.
- Non lo so, non sono ancora riuscito a capirti signorina, ma qualcosa mi dice che non sono andati veramente così i fatti.- alluse al mio imbroglio.
Il mio avvocato cambiò in viso, diventando serio.
- Qualcosa ti dice che i fatti non sono andati realmente così, signor Payne? Tu stai mettendo in discussione la sua testimonianza? La mia cliente ha subito violenze psicofisiche e lei la vorrebbe condannare? Piuttosto perché non si impegna nel cercare quel malato di mente! E' lui il vero criminale! - lo rimproverò severo.
Abbassai lo sguardo verso il basso.
- Fatela uscire!- disse una donna entrando dalla porta.
Il poliziotto Horan si alzò dirigendosi verso di me e liberandomi dalle manette. Sorrisi. 
- Ci scusi signorina Carteny.. è libera di andare.- disse lui scusandosi per avermi trattenuta.
Lo salutai prima di uscire dal quel centro di polizia.

--

Sono passati tre giorni dalla mia testimonianza.. e nessuno ancora ha trovato quell'uomo tanto crudele. E io so il perché. Adesso, con questa lettera, chiarirò tutti i vostri dubbi; i fatti finali non sono andati esattamente così.. no, io ho mentito , aveva ragione l'agente Payne. In realtà io non svenni.

**
Appoggiai il mio viso sul terreno, ormai distrutta dalla violenza di quei colpi. Si avvicinò a me ridendo. Poi si inginocchiò accanto a me.
- Avresti dovuto amarmi.. e invece ti sei sempre ribellata.. se solo mi avresti dato ascolto.. non ci saremmo trovati a questo punto.. addio.. Emily.- sussurrò dispiaciuto.
- No, aspetta.- mormorai.
Fermò la sua mano, evitando così che il coltello mi trapassasse il cuore.
- Si? - chiese.
Allungai la mia mano sul suo volto, sorridendo. Lo accarezzai piano.
- Devo dirti una cosa, avvicinati.- sussurrai con voce spezzata.
Così fece. La mia mano destra, afferrò velocemente la pietra che vi era accanto, dandogli , così, ripetuti colpi, mentre il sangue usciva veloce. Ad ogni colpo che davo, il mio cuore si liberava di un peso, ero stanca, ma la rabbia mi regalò una scarica di adrenalina, che mi aiutò a difendermi. Mi fermai non appena il suo volto fu ricoperto completamente di sangue. 
Guardai le mie mani sporche e poi l'arma che avevo usato per ucciderlo. Indietreggiai dal corpo. Ero stata io.. lo avevo ucciso.. ero un mostro, ma allora perché ero così felice? Forse ero diventata pazza.

**

Così andarono veramente i fatti di quella notte.. lui non fuggì via. Inutile che continuiate a cercare il suo corpo, lui non è stato sepolto.. non è stato abbandonato.. non è stato buttato a mare, lui.. è ancora con me. Lui è vivo. Chiamatela giustizia, chiamatela vendetta, ma farò passare a lui , tutto il dolore che lui ha fatto passare a me, finché la vita non lo abbandoni. Non provate a trovarmi.. quando leggerete questa lettera io sarò già lontana mille miglia e più. Sono in un posto che nessuno riuscirà mai a trovare, neanche penserete ad un posto come questo, perciò addio. 
Con affetto,
Emily"

- Cazzo ci ha fregato! - dice il poliziotto Payne , appena finisce di leggere la lettera.
Horan incomincia a fare avanti e indietro per la stanza, mentre tutti lì dentro , rimangono in silenzio. Un silenzio soffocante, malinconico. Nemmeno un viso si salva dall'espressione disperata e sconvolta, che in questo momento accomuna l'intera stazione di polizia. 
Emily, una ragazza così furba da imbrogliare anche i poliziotti più bravi. Cattiva, forse , o semplicemente stanca di subire. La forte ragazza ritorna al luogo dove aveva lasciato il corpo privo di sensi, di Zayn. Guarda la casa; sorride. Apre piano la porta, prima che la figura insanguinata del ragazzo, le regalasse gioia. 
- Ciao , Zayn, ti sono mancata? -.

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