-Capitolo 5-

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(Payne's pov)
- Dove si può essere nascosta .. una ragazzina di diciotto anni? - mormoro a me stesso, studiando il caso.
Non abbiamo un lavoro così difficile da risolvere da tanto tempo e se riusciremo a prenderli, la nostra centrale di polizia vestirà un ruolo molto importante a Londra, dipende tutto da questa ragazzina astuta.
Non ho idea di dove si sia potuta rifugiare, di dove ha potuto nascondere il corpo di Zayn, ma qualcosa dentro di me , mi dice che non sono poi così lontani.
Mi passo la mano sulla pelata, mi rilassa farlo; poi, appoggio nuovamente il braccio sul tavolo, dove vi sono le foto della bella ragazza. Osservo attentamente ogni suo lineamento: le sue labbra sono incurvate in un fantastico sorriso, sembra felice; le piccole rughe attorno la sua bocca sono sottili e piccole; i suoi occhi sono semichiusi a causa dell'amplio sorriso e attorno ad essi vi sono piccole rughe , dolci e impercettibili; i suoi capelli biondi cadono a boccoli sul petto; le sue braccia e le sue gambe sono esili e fragili. Come avrà fatto a trascinare Zayn fino alla macchina?
- Qualcosa non torna..- sussurro.
- Che intendi dire? - chiede qualcuno alle mie spalle.
La sua voce maschile mi fa capire che si tratta di Niall.
Mi giro verso di lui con espressione dubbiosa. La sua forte figura mi si offre davanti: i suoi capelli rimangono puntati verso l'alto, in modo disordinato ; la sua bocca è dischiusa; le sue spalle sono rigide. Lo guardo dritto negli occhi: il suo sguardo è intenso , scrutatore, mentre cerca di capire cosa mi affligge; la sua sopracciglia destra è alzata, in attesa di una mia risposta.
Sospiro pesantemente.
- Dico.. guarda questa ragazza.. insomma Niall, non è poi così forte da riuscire a trascinare un corpo fino all'auto nera avvistata in strada.. se osservi attentamente dal luogo in cui sono stati ritrovati.. alla macchina che supponiamo sia di Zayn.. c'è molta strada.. come ha fatto una ragazza così magra, dopo tutte quelle torture a trascinare il corpo muscoloso di questo ragazzo? E' una follia!- affermo convinto.
L'agente ora mi dirige lo sguardo dubbioso.
- Secondo te non è stata lei? - domanda non capendo i miei sospetti.
Guardo nuovamente la foto, dischiudendo le labbra.
- No.. è stata aiutata.- dico serio.
Horan si passa la mano sulla bocca, cercando di chiarire ogni suo dubbio. Guarda attentamente la ragazza solare nella foto; non sembra capace di fare certe cose, ma forse mi sbaglio.
- Chi stai proteggendo, Emily?- chiede riflettendo.
I miei occhi si chiudono soli, per la stanchezza, è da tanto che non dormo per lavorare a questo caso, forse mi merito un po' di riposo.

(Emily's pov)
Sto camminando furtivamente per il supermercato. Indosso dei vestiti che mi ricoprono di gran lunga; ho messo una parrucca nera e degli occhiali da sole, accompagnati da un cappello grigio, spero che non mi riconosceranno.
Vago in giro per la stanza , guardandomi le spalle; ho paura.
Mi fermo davanti allo scaffale dei biscotti, prendendo i miei preferiti, le gocciole, poi, mi dirigo verso un altro reparto. Ho già preso quasi tutto: tre casse d'acqua, venti pacchi di pasta, verdure, frutta; conto di non venire a fare più la spesa per un bel po'. 
Non appena ho preso il latte, mi avvio verso la cassa per pagare il tutto, quando una bambina mi afferra per la lunga gonna da donna anziana e me la tira forte.
- Signora.. signora.. non trovo più la mia mamma..- sussurra piagnucolando.
Mi guardo intorno, prima di prendere la bambina fra le braccia; non posso lasciarla sola. 
Incomincio a camminare lungo la stanza, cercando la madre della piccolina, ma non riesco a trovarla da nessuna parte. Dove si sarà cacciata?
Non posso andare alla centrale di polizia a denunciare il fatto, perché correrei un pericolo enorme, quindi decido di andare alla cassa e lasciarla in mano alla dolce signora che vi lavora.
- Hey scusa, ho trovato questa bambina.. non riesco a trovare la madre e con me non la posso portare, potrei lasciargliela a lei? Magari i genitori passano da qui per pagare o per cercarla.- dico gentilmente.
La signora davanti a me, squadra attentamente la bambina, con i suoi grandi occhi verdi e truccati notevolmente con matita nera, mascara e ombretto blu. Sembra essere antipatica.
- No credo che si possa fare.. io debbo lavorare.. non posso badare a dei mocciosi.- dice con voce bassa e roca.
La rabbia percorre tutto il mio corpo, quando l'immagine di farle del male appare nella mia mente. Scuoto la testa accorgendomi della cattiveria che per un attimo mi ha sfiorata; sto diventando tutto quello che ho sempre odiato.
Prendo nuovamente la bambina in braccio, prima di pagare la mia spesa e uscire fuori dal supermercato.
Mi guardo attentamente in torno ; cosa ne devo fare di lei? Non posso portarmela con me. Rivolgo il mio sguardo verso la bellissima creatura fra le mie braccia: i suoi occhi sono azzurri come i miei , mi attraversa l'anima il suo sguardo innocente; mi viene da piangere; le sue guance sono rossastre, dando così un po' di colorito alla sua pelle pallida; le sue labbra sono carnose e rosee; è paffuta in viso e più esile nel resto del corpo; i suoi capelli neri sono riccioli e corti; è bellissima.
- Che cosa devo farne di te, adesso? - chiedo dolcemente.
La bambina sorride timidamente. E' un'amore.
- Come ti chiami tesoro? - domando sperando di ricevere una risposta.
Mi sorride ancora.
- Miley.- risponde con un filo di voce.
Sorrido anche io, presa dalla sua dolcezza.
Una mano mi si appoggia sulla spalla, facendomi sobbalzare di poco. Mi giro piano cercando di percepire chi potesse essere. La vista di un uomo alto mi annebbia la visuale; ci metto un po' prima di mettere a fuoco la grande figura di fronte a me: il suo sguardo perforante mi inchioda al mio posto; le sue grandi spalle sono rigide davanti a me; il suo viso è serio e compiaciuto. Mi ha trovata.
Tremo davanti all'agente Payne, che mi guarda intensamente; è arrivata la fine, mi hanno presa. Una fitta allo stomaco mi manda il corpo in subbuglio, quando penso a Zayn sul tavolo; morirà di fame.. non lo posso permettere.
- Signora è questa sua figlia? - chiede con voce rassicurante il poliziotto.
La signora in lacrime si avvicina a me, scrutando attentamente la bambina, prima che questa apra velocemente le braccia e urli - Mamma! -.
La donna allora l'abbraccia forte, protettiva, mentre le lacrime sul suo volto le rigano il viso felice.
Faccio un sospiro di sollievo, l'agente Payne non mi ha riconosciuta. Lui si volta verso di me, con un sorriso a trentadue denti; è soddisfatto del suo lavoro.
- Dove l'ha trovata? - chiede la madre guardandomi.
La fisso , prima di rivolgere lo sguardo al poliziotto, riconoscerà sicuramente il mio timbro di voce. Esitante rispondo lo stesso.
- Era dentro il supermercato, piangeva così l'ho presa in braccio e ho cercato lei, signora.- dico piano, cercando di camuffare la mia voce.
- Grazie mille..- risponde ancora tremante la mamma di Miley. 
Il poliziotto mi osserva attentamente. Lo guardo fissa, sperando che non si fosse accorto di nulla.
- Io adesso devo andare..- mormoro impaurita, andando velocemente via.
Una mano afferra rapidamente il mio polso, fermandomi all'istante. Rimango bloccata, ho realmente paura che possa arrestarmi.
Mi giro lentamente , esitante, stringendo forte le mie mani in pugni.
- Mi scusi signorina, vuole essere aiutata? - chiese l'agente notando le numerose buste vicino a me.
Mi mordo violentemente un labbro, nascondendo la mia smorfia di dolore; forse un aiuto mi serve sul serio. Mi guardo intorno, prima di rivolgere lo sguardo verso di lui, poi sorrido e annuisco. Spero che continuerà a non capire chi sono.
Prende gentilmente la maggior parte di buste in mano, aiutato dal suo compagno di pattuglia. Arriviamo in silenzio fino all'auto, quando mi ricordo che io non ho la patente , se dovessero chiedermi di fargliela vedere?
Si fermano nello stesso momento davanti al bagagliaio, in attesa che io lo apra. Lo guardo preoccupata, dubbiosa, forse vi sono delle armi l'ha dentro. Lo apro piano, cercando di vedere se ci fosse qualcosa, ma non vi era nulla. Faccio un sospiro di sollievo.
I due agenti caricano delicatamente la spesa in auto , prima di sorridermi educatamente.
- Ecco fatto signorina.- dice l'agente accanto a Payne.
Sorrido cortesemente, mentre il cuore comincia a battermi più lentamente.
I poliziotti si girano, dandomi così le spalle; sospiro nuovamente. Mi rivolgo verso lo sportello, aprendolo e salendo velocemente; volevo tornare a casa. Mi siedo comodamente sul posto del guidatore; è la seconda volta che guido e non so bene come uscire dal parcheggio. Infilo piano la chiave nella serratura, mettendo subito in moto, dopo di ché , osservo attentamente le marce. Quale devo usare per uscire?
Guardo dallo specchio retrovisore, quando vedo l'agente Payne, guardare una foto e poi verso di me; inizia a correre accompagnato dal suo collega. Il cuore mi martella nel petto. 
Chiudo istintivamente tutte le portiere e i finestrini dell'auto, sentendomi più al sicuro, poi, con un movimento perspicace riesco ad uscire dal parcheggio in cui mi trovavo imprigionata. Non presto molta attenzione ai semafori , ai cartelloni stradali e a tutte le regole di guida, mentre i poliziotti mi inseguono con la loro auto.
Il cuore mi batte all'impazzata, sembra quasi salirmi in gola; il mio respiro è rotto dalla paura, avendo così il fiatone; i miei occhi scrutano la strada, cercando qualche via di fuga; non posso tornare a casa, mi seguiranno. 
Le mie mani sudate si stringono intorno al volante, ormai in preda ad un attacco di ansia: una forte pressione mi avvolge il petto, mandandomi il corpo in subbuglio; la mia mente cerca di reagire a questa strana sensazione, ma senza risultati; la forte pressione si trasforma in calore , salendomi su per il petto fino alla gola, dove rimane bloccato; il mio respiro sembra affievolirsi, dandomi la sensazione di soffocare; la testa mi gira, mentre mi sento debole, il mio corpo sta cedendo; la mia saliva diventa calda, bollente, mentre sento la mia lingua diventare molla; la mia vista si appanna, quando guardo disperata la strada di fronte a me. Sto morendo?
Mi sento svenire, prima di guardare nello specchietto retrovisore: ho tre macchine della polizia alle costole. Il mio cuore martella velocemente nel petto, facendomi sudare notevolmente. 
Guardo esausta la strada, aumentando la velocità. Sto correndo, sono su una lunga strada dritta con varie curve e vicoli a destra e a sinistra; preferisco andare dritto, quando però scatta qualcosa dentro di me: accelero di botto, per poi svoltare improvvisamente a destra. Guardo dietro di me: una delle auto che mi inseguiva non è riuscita a girare e si è schiantata contro al muro. 
Un rumore assordante di clacson mi avvolge. Mi giro velocemente , guardando la strada davanti a me. Il cuore mi si blocca nel petto; gli occhi si sbarrano fortemente; la mia espressione è terrorizzata, mentre vedo la morte davanti agli occhi: un grande camion sta per investirmi. Sorrido rassegnata al mio destino.
- E' stato bello.. vivere.- dico mentre una lacrima mi accarezza.

*Flash-Back*
- Mi fai schifo! Devi morire , verme schifoso!- urlo esasperata dalle sue torture.
- Sono morto tante volte.. dentro di me.- mormora distrutto.
Lo guardo sofferente, mi fa schifo, ma non posso non provare pena per la sua affermazione. Mi dispiace per lui.
- Uccidimi , ti prego.- supplico ormai esausta.
Mi rivolge lo sguardo intenso, bieco, arrabbiato.
- No! Tu sei mia! - grida convinto.
- Sarebbe più facile morire.- affermo affranta.
- Se la vita fosse facile , non sarebbe interessante..- ammicca felice.

**

- Basta.. ti prego.- supplico nuovamente essendo arrivata al limite.
Sorride accarezzandomi il petto nudo.
- Non ancora.- ammicca.
Volto il viso dall'altra parte; non voglio guardarlo , mentre esercita il suo potere sul mio corpo. Piango. 
Si ferma, vedendomi sofferente; sono all'estremo delle mie forze, forse la vita mi sta abbandonando.
- Emily? Ti senti male? - chiede preoccupato.
Non rispondo, piuttosto chiudo i miei occhi pesanti. 
Un piccolo schiaffo mi sveglia; perché non vuole lasciarmi dormire?
- Emily, reagisci ti prego.- quasi piange.
Il mio respiro è affannoso; sto tremando, ma non c'è freddo, non ho paura; cosa mi succede? Il mio corpo è caldo, mi salgono vampate di calorie alla testa, che mi gira fortemente. Sto crollando.
- Non ce la faccio.- mormoro ormai in fin di vita.
- C'è sempre un modo per sopravvivere.. io lo faccio da vent'anni.. poi ho trovato te.. ti prego, non lasciarmi solo.- piange.
* Fine*

I miei occhi svolazzano per un po', prima che realizzi la situazione: sto per morire. Il tempo sembra essersi fermato, mentre i ricordi riaffiorano nella mia mente. Un modo ci deve essere, non posso morire, non voglio.
La mia vista si illumina, quando vedo una piccola strada a destra; se accelero riesco a prenderla prima di schiantarmi col camion. Così faccio: accelero rapidamente, prima di girare tutto lo sterzo per voltare a destra. Sono determinata, posso farcela, devo farcela. 
Le ruote girano velocemente , provocando un forte frastuono dell'asfalto strisciato dalle grosse ruote. 
Il camion cerca di scansarmi girando a sua volta dall'altro lato; riesco per fortuna a prendere la piccola strada a destra.
I muscoli di tutto il mio corpo si rilassano, avendo evitato il pericolo; sono salva. La mia lingua lecca delicatamente tutte le mie labbra, mentre la mia piccola mano mi accarezza la fronte sudata.
Guardo dietro di me: non mi segue più nessuno; saranno rimasti incastrati nell'incidente. Saranno morti? Spero di no.
Finalmente posso tornare a casa; finalmente sono al sicuro.

**

Arrivo alla vecchia casa nel bosco; la guardo compiaciuta; mi è sembrato di essere in un film d'azione , poco prima. Sorrido divertita; mi sento una fuggitiva, una ricercata, in realtà lo sono e non mi sono mai sentita più viva di così. Questo ragazzo mi ha cambiato la vita, forse in peggio o forse in meglio; a pensarci bene , adesso sarei stata una psicologa, seduta su una grossa poltrona ad ascoltare i problemi delle persone; direi che non sarebbe stato così eccitante come la vita che mi ritrovo a fare ora.
Entro piano piano tutte le buste in casa, prima di mettere tutto in frigo o negli appositi scaffali. Sospiro non appena finisco; sono soddisfatta del mio lavoro.
Sorrido felice, poi incomincio a cucinare: metto una pentola con l'acqua sul fuoco; penso che farò la pasta col sugo.
Un rumore violento, proveniente dalla sala della paura, attira la mia attenzione, facendomi diventare seria. Cosa sarà successo?
Mi avvio verso il posto , quando la mia espressione si trasforma in qualcosa di terrorizzato: non vi è più Zayn sopra il tavolo. Dove sarà?
Qualcuno mi cinge i fianchi, prima che la profonda voce di Zayn mi risuonasse nell'orecchio.
- Ben tornata a casa, amore mio.-.

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E' una ff molto spinta, diretta e rude, se non vi piace il genere, lasciate perdere. Cosa ne pensate del capitolo?

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