-Capitolo 7-

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Sono sveglia da qualche ora , ormai, ma non voglio alzarmi, non voglio scendere giù e guardarlo negli occhi; pensavo fosse cambiato, invece ieri mi ha dimostrato che è sempre lo stesso vile verme, ma perché allora non ho voglia di torturarlo oggi? Perché sono ancora sdraiata su questo letto, sull'orlo di piangere? Perché mi sembra come se non avessi più un obiettivo? Come se non è più importante vendicarmi, come se io lo abbia perdonato, ma non posso farlo, lui non cambierà mai, lui rimarrà per sempre quel maledetto stronzo che ha distrutto la mia innocenza, ma allora perché ha volute essere incatenato nuovamente? E chi mi dice che non si sta solo prendendo gioco di me? Infondo si è già liberato una volta.
"Che cazzo stai aspettando? Vai da lui e distruggilo.. lui non esiterebbe un attimo." urla la mia dea interiore, mandandomi in agitazione.
Riluttante mi alzo dal letto, sbuffando esausta, al solo pensiero di dover passare un'altra lunga giornata in quella casa dispersa nel nulla. I miei piedi nudi toccano il pavimento in legno freddo, facendomi rabbrividire appena. Butto la testa all'indietro, lasciando uscire dalla mia bocca un piccolo respiro pesante. Devo alzarmi e scendere lì sotto, da lui, dal ragazzo dallo sguardo intenso, penetrante, ipnotizzante. Solo che non voglio.
Mi faccio coraggio e sospirando pesantemente mi alzo. Cammino lungo la stanza, prima di arrivare alla porta del bagno; entro piano. Lo specchio è proprio di fronte a me, mentre mi guardo entrando: i miei occhi sono gonfi per il pianto che mi ha accompagnato ieri notte; le mie labbra rosse per i forti morsi che gli ho inflitto; i miei capelli disordinati; la mia pelle bianca, pallida sul viso; sono un disastro.
Apro l'acqua, bagnandomi velocemente il viso, poi me lo asciugo. Sposto i miei capelli su una spalla, prima di accorgermi del succhiotto sul mio collo: la mia pelle è viola e poco screpolata, probabilmente per i piccoli morsi che mi ha dato ieri. La tocco delicatamente, quando un piccolo verso di dolore abbandona le mie labbra. Il suo caldo respiro mi ritorna in mente: le sue labbra erano appoggiate al mio collo, mentre la sua lingua tracciava cerchi sulla pelle; il suo respiro era caldo e insistente su di me, mentre i brividi mi mandavano il corpo in subbuglio; la sua mano stretta al mio fianco e l'altra dietro la mia nuca, mentre piano io inarcavo la testa, desiderosa di averlo ancora su di me, di sentirlo sulla mia pelle, di baciarlo, di amarlo. Scuoto forte la testa, cosa mi sta accadendo? In un attimo l'ho desiderato immensamente, non può succedermi questo, no, non deve.
Mi giro furiosa e esco dalla stanza; quel maledetto ragazzo mi sta mandando in tilt il cervello.
Scendo piano le scale, sperando con tutti il cuore di trovarlo dormiente. I miei piedi si posano ad adagio sulle scale, cercando di farle scricchiolare il meno possibile; appoggio una mano sulla ringhiera e l'altra sul muro, aiutandomi a non fare rumore.
- Ti sento.- mormora il ragazzo sul pavimento.
Mi maledico mentalmente, poi torno nella mia posizione normale e inizio a scendere le scale. 
Non dico nulla, non gli rispondo, non lo degno di uno sguardo, è troppo l'odio che provo per lui, o forse sto mentendo a me stessa?
Mi dirigo in cucina e incomincio a fare avanti e indietro per la stanza; cosa dovrei farne di lui? Non posso torturarlo dopo quello che mi ha detto, forse non voglio, ma comunque sia, sarebbe ancora più crudele farlo. Probabilmente dovrei confessare, dovrei chiamare il poliziotto Payne e dirgli dove mi trovo, scontarmi quegli anni di prigione e poi cercare di rifarmi una vita, ma cosa ne sarà di Zayn? Arresteranno anche lui? Quanti anni gli daranno? E perché continuo a preoccuparmi per lui? Devo smetterla seriamente.
Mi siedo sconfitta su una sedia; sto impazzendo. Basta, devo agire, devo andare da lui e torturarlo, come ho fatto negli ultimi giorni, nessuna pietà.
Mi alzo in piedi; le mie spalle sono rigide , mentre decisa cammino verso il tremante ragazzo nella sala della paura. I miei occhi si inteneriscono lievemente , quando la vista del moro distrutto, mi si offre davanti: a la testa abbassata verso il pavimento; le spalle molle ; la schiena curva; è esausto; come mai? Avrà provato a liberarsi?
Lo fisso ancora per molto, prima che il suo sguardo avvilito mi faccia indietreggiare di poco. I suoi occhi sono rossi, gonfi, tristi, ha sicuramente pianto, perché ? 
Il mio cuore perde dei battiti, mentre lo guardo dispiaciuta. Le lacrime presto rigano il mio viso, mentre mi perdo negli abissi dei suoi occhi; sto tremando, mi fa quest'effetto vederlo. 
Mi volto velocemente dandogli le spalle; sto cercando di nascondere la mia fragilità.
- Non .. non farlo.. non smettere di essere umana.. di essere fragile.. non nascondere le tue lacrime.. se no un giorno diventerai come me.. privo di pena.. e coscienza.- sussurra con un filo di voce.
Rabbrividisco alle sue parole; è così profondo. Devo trovare il coraggio di affrontarlo, di affrontare le mie emozioni, ho rimarrò incatenata per sempre a lui, ad esse.
Mi giro verso di lui, cercando di regolarizzare il respiro affannoso per il pianto trattenuto. I singhiozzi lottano con la mia bocca per uscire, ma io sono ostinata a tenerli inchiodati alla gola; non uscirà nessun verso di dolore dalle mie labbra, non più.
Lui mi guarda fisso con volto dolorante; perché sta piangendo?
Vedendo le sue lacrime, mi lascio andare e scoppio in un pianto tempestoso; il mio corpo cede, crollando verso in avanti. 
Ora sono inginocchio al suo cospetto. Appoggio sofferente le mani sul pavimento, prima di urlare per il dolore. I miei singhiozzi ormai hanno preso il via, non vogliono proprio cessare.
- Vieni qui.. vieni qui da me.. ti prego.- piagnucola lui con voce spezzata.
Incomincio a gattonare verso la sua figura mascolina, quando mi rannicchio fra le sue gambe aperte; appoggio dolcemente il viso sul suo petto; le mie unghie cercano di aggrapparsi alla sua pelle, come fosse un tessuto, ma non ci riescono, mentre poco gliela graffio. 
Sento un dolore lancinante nel petto; mi è bastato un suo solo sguardo per rendermi immensamente fragile, per provocarmi dolore; lui ha troppo potere su di me, questo non è mai stato possibile cambiarlo.
- Shh..piccola.. tranquilla, ci sono io qui con te.- mormora cercando di calmarmi.
Non riesco proprio a smettere , è come se avessi trattenuto il fiato troppo a lungo e improvvisamente mi fossi ritrovata a respirare affannosamente, cercando inutilmente di regolarizzarlo; è come se fossi stata troppo tempo forte e adesso stessi crollando. Forse è lui la ragione del mio pianto; forse è il motivo della mia debolezza, delle notti passate insonne; è lui il motivo dei miei occhi gonfi e rossi ogni mattina; è lui la causa dei miei sospiri pesanti, dei miei pensieri; è lui la causa del mio cuore che batte forte; è lui la causa del mio vivere.. è lui il motivo di tutto.
- Io non ti lascio.. non ti lascio.- ripete e io ho già paura.
Ho paura di ciò che in questo momento sta provando il mio corpo, mentre il suo calore mi riscalda dentro; ho paura dei brividi che mi salgono lungo la schiena nel sentire la sua voce profonda; ho paura di soffrire ancora; ho paura delle sue mani che mi toccano, ma intanto muoio dalla voglia di sentirlo addosso. Ho paura di me e lui insieme, ho paura di noi, ho paura di svegliarmi un giorno e rendermi conto che vivo per lui, ma lui vivrà mai per me?
- Ti prego , non farlo.- mormoro avvilita.
- Che cosa? - chiede stranito.
Mi soffermo prima di rispondere. Voglio veramente dirgli questo?
- Non amarmi.- rispondo secca.
Non mi risponde, non subito. 
Sento il suo respiro sulla mia pelle; vorrei girarmi e guardarlo, ma non posso, non ne ho il coraggio. Devo smetterla di farmi trascinare dal suo irresistibile fascino; come posso innamorarmi del mostro del mio passato? Sono solo una pazza masochista.
Mi alzo dal pavimento. Ho abbandonato per pochi secondi la sua pelle e già desidero risentirla sulla mia. Sono una stupida. 
Faccio per andare via; ho bisogno di stare un po' da sola; ho bisogno di riflettere; ho bisogno di tempo solo per me.
- E' impossibile..- sussurra.
Mi fermo, ma non mi volto verso di lui; non voglio vederlo fragile, non voglio vederlo piangere, non voglio vederlo innamorato di me.
- E' categoricamente impossibile.. non amarti.. insomma, chi non lo farebbe? Ah.. tu sei.. tu sei perfetta.. dannatamente e irritabilmente perfetta! Ti odiavo così tanto.. si.. ma solo perché non potevo averti.. perché nessuno era stato mai in grado di amarmi.. chi mi amerebbe? Nemmeno io lo farei. Così ho preferito odiarti, maledirti, torturarti.. ma più passava il tempo e più sentivo quella maledetta voglia di averti.. più sentivo il cuore battermi forte, quasi a volermi uscire dal petto..- mormora con voce roca, poi continua: - Più passavano i giorni e più cresceva qualcosa dentro di me, una strana sensazione, come se non sarei più riuscito a lasciarti andare.. come se la mia misera vita dipendesse dalla tua.. ed è frustrante.. è sconvolgente..-.
I miei occhi cercano inutilmente di trattenere le lacrime. Le mie spalle tremano e il mio petto si abbassa e alza velocemente. Mi sta distruggendo.
- Mi sono ripromesso tante di quelle volte di toglierti la vita , che ormai ho perso il conto.. ma non ci sono mai riuscito.. c'è sempre stata un'altra forza a contrastarmi.. la forza del mio cuore.. che impediva al cervello di agire.. e mi sentivo fragile.. spaventato.. terrorizzato alla sola idea di soffrire per opera tua.. di soffrire nuovamente per qualcuno... così quel giorno.. ho deciso di farla finita.. o uccidevo te .. o uccidevo me.. allora ho deciso di uccidere entrambi..- dice piangendo.
Stringo forte le mani in pugni e gli occhi, lasciandomi scivolare numerose gocce di lacrime lungo il viso. Mi mordo un labbro.
- Ma tu.. ah.. tu mi hai colto di sorpresa.. e io mi sono arreso.. mi sono arreso per il semplice fatto.. che ho sperato.. lo spero tutt'ora .. che tu la faccia finita.. liberami Emily.. liberami da me stesso.. da questo corpo.. da quest'inferno.- sputa le ultime parole come fossero niente.
Sospiro dolorante per la sua richiesta. Rilasso le mie spalle tese, il mio viso, le mie mani. E' ora.. devo smetterla di soffrire.
Mi giro di scatto verso di lui, avvicinandomi rapidamente e afferrandogli forte i capelli. Gli inarco la testa verso la mia direzione, facendo incontrare i suoi occhi sofferenti con i miei rabbiosi.
- Vuoi che ti liberi?!? Vuoi morire?!? Vuoi non soffrire più?!? Sarebbe troppo facile per te morire e basta, ma sono così furiosa, che quasi potrei esaudire il tuo desiderio! - urlo, mentre afferro una cintura e gliela stringo intorno al collo.
Le sue mani si chiudono sulle catene; la sua bocca si apre automaticamente, cercando un po' d'aria da mettere nei polmoni; il suo viso si colora di rosso; le vene sulla sua fronte si ingrossano, mentre le sue labbra rilasciano piccoli versetti di dolore.
Il mio viso è rabbioso; le mie mani tirano forte la cintura, che si stringe sempre di più nel suo collo. 
"Non guardare i suoi occhi.. non farlo." ripetevo a me stessa. Troppo tardi.
Il suo sguardo moribondo mi entrò nell'anima, provocandomi un forte dolore al petto; sono un mostro.
Lascio andare la presa, lentamente; lui riprende piano a respirare, mentre io indietreggio da lui.
- Sembri mia madre.- mormora con voce spezzata.
I miei occhi si spalancano. Sua madre? Mi faccio schifo da sola.
Cado a terra esausta, piangente, dolorante; non posso averlo fatto realmente. 
Incomincio a picchiarmi da sola; le mie unghie graffiano il mio viso, ora sanguinante. Sto impazzendo, tutto per colpa sua. Urlo di dolore, ma non per i graffi, per il dolore che sento dentro, quello che mi squarcia il cuore, quello che vorrei soffocare, ma non posso, non più.
- Non punirti.. non ce n'è bisogno.- sussurra regolarizzando il respiro.
Fermo le mie mani e mi lascio scivolare la schiena sul pavimento; sospiro.
- Si.. invece.- dico piano distrutta.
Il silenzio ora regna nella stanza. 
Non può andare più avanti così, non posso più fargli del male, perché ogni livido sul suo corpo , è un livido sul mio cuore, che ormai è quasi moribondo. Basta mi arrendo.
- Cosa intendi.. con "sembri mia madre"? - chiedo pensandoci.
Piccole gocce di pianto scivolano lateralmente dal mio volto, quando il mio respiro esco come sbuffo dalle mie labbra.
- Mia madre lo faceva anche.. mi strozzava con la cintura di mio padre.. poi mi lasciava.. solo quando mi vedeva quasi morente.. ma ciò che mi faceva più male era il suo sguardo.. i suoi occhi erano abissi di cattiveria.. di odio.. mi venivano le vertigini a guardarci dentro... e mi salivano numerosi brividi sulla schiena.. adesso tu sembri lei.. o almeno fino a pochi minuti fa.. quando hai stretto forte la cintura al mio collo.. e il tuo sguardo.. quello era furioso.. ho avuto l'impressione di rivivere quel momento.. l'ho rivista in te.. tu mi odi? - domanda afflitto alla fine.
Alla sua domanda non so rispondere; me l'avesse chiesto qualche settimana fa, avrei detto subito di si, senza pensarci un secondo, ma adesso, non ci riesco, non ce la faccio a dirgli che lo odio, semplicemente perché non è quello il sentimento che provo per lui, semplicemente perché sono confusa.
Che cosa ne farò di lui? Lo ucciderò? Continuerò la mia tortura, finché la vita non lo abbandoni? O lo libero e mi dichiaro alla polizia? Non ne ho idea.
Mi alzo in piedi e mi dirigo verso la cucina. Voglio pensarci per un po'.
Accendo il vecchio televisore; giro parecchie volte il canale , non trovando nulla che mi soddisfi, quando il volto dell'agente Horan mi immobilizza.

**

- Come vanno le indagini agente? Avete una pista su dove si possa nascondere la ragazza?- chiede la giornalista.
Il poliziotto si passa la lingua in mezzo alle labbra.
- La troveremo.- risponde secco.
Sorrido nervosamente.
- Si dice che abbia un complice segreto.. avete scoperto chi è?- domanda ancora.
L'agente Horan fissa per poco la telecamera.
- Si.. supponiamo che il complice sia.. Harry Styles.- dice serio.
Il mio cuore incomincia a battere velocemente, mentre continuo a fissare la sua immagine al televisore.
- Vuole lasciare un messaggio alla ragazza? - chiede la donna accanto a lui.
- Beh si.. Emily.. se ci stai ascoltando.. confessa.. vieni qui e costituisciti.. non è te che vogliamo.. ma Zayn.. è lui l'assassino.. non diventarlo anche tu.. noi possiamo aiutarti.. ti prego tu aiuta noi.- mormora preoccupato.

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Il mio cuore perde dei battiti. 
Harry è in pericolo.. ma non posso costituirmi, arresteranno Zayn. Cosa devo fare? Chi devo proteggere? Se Harry si sveglia dal coma.. allora scopriranno la verità.. non posso permetterlo.

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Brutte notizie :( non potrò agiornare fino a lunedì pomeriggio. Parto, destinazione Sicilia per concorrere al concorso nazionale di teatro-scuola. Fingers crossed for me :D

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