-Capitolo 3-

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Sto tornando a casa, sono appena stata alla festa di compleanno di una mia amica, Kate; ha fatto diciotto anni e ha festeggiato alla grande, sono anche venuti gli spogliarellisti; c'era il delirio lì dentro, mentre questi si spogliavano; devo ammettere che io sono stata la prima ad urlare. Mi sono divertita. Peccato che sia finita. Sto camminando lungo il marciapiede; non manca molto per arrivare a casa mia, solo due isolati. Rido stupidamente, quando ripenso ad una scena della festa; per fortuna non c'è nessuno a vedermi, se no penserebbero che sono pazza. Mi abbasso il vestito, che mentre cammino mi è salito fin sotto al sedere; c'è freddo, ormai è notte, non avevo pensato a questo, non avevo pensato a mettermi una giacca; devo solo resistere e fra poco getterò il mio corpo freddo sotto le coperte. Il solo pensiero mi mette i brividi. I piedi mi bruciano a causa del tacco alto; mi guardo intorno: è isolato qui fuori, nemmeno una macchina, una persona. Mi fermo cinque minuti, il tempo di togliermi le scarpe, non m'importa se mi sporcherò i piedi, tanto li laverò quando sarò a casa. Faccio un sospiro di sollievo non appena la pianta del piede tocca il suolo; fa ancora un po' male camminare, ma è meglio di prima. 
- Molto, molto meglio.- dico a me stessa.
Saltello felice per il marciapiede. Ci voleva una serata di questa; mi è mancato uscire con le mie amiche. Sorrido ancora, come una scema. Forse dovrei smetterla, ma sono troppo felice. Il mio sorriso si spegne non appena un brivido agghiacciante mi accarezza la schiena. Ho come l'impressione che qualcuno mi stia osservando. Mi giro spaventata verso le mie spalle, ma non vi è nessuno; sarà suggestione, infondo è sempre notte fonda. Continuo a camminare: il mio passo è più 
veloce; sto tremando. Inizio a correre; ho sempre quella maledetta impressione che qualcuno mi stia seguendo; devo smetterla di guardarmi film thriller.
Arrivo a casa; apro velocemente la porta e prima di entrare guardo se qualcuno mi ha seguita. Entro rapidamente, chiudendo, poi, la porta a chiave. Metto l'allarme. Sospiro. Sono sana e salva. Sorrido di gusto, non appena mi rendo conto di quanto sono stata stupida. Se qualcuno mi avesse seguito, mi avrebbe già presa.
Poso le chiavi sul mobile, prima di appoggiare a terra le mie scarpe. La casa è in lieve disordine, ma pulirò domani, adesso voglio solo farmi una doccia calda e andare a dormire. 
Arrivo in camera mia, spogliandomi dei miei abiti; lascio cadere il vestito sporco a terra. Entro in bagno e mi guardo allo specchio: i miei capelli biondi sono ricci e lunghi, un po' gonfi a causa del sudore; i miei occhi azzurri sono poco rossi; ho sonno, forse è questo a renderli tali. Apro la doccia e aspetto che l'acqua si riscaldi del tutto. Poi, entro al suo interno. Il getto d'acqua calda arriva veloce sul mio corpo; amo la sensazione di bruciore sulla mia pelle; è rilassante. Alzo la testa, facendomi soffocare lievemente. Sto per abbassarla nuovamente, quando qualcuno alle mie spalle, mi sbatte la testa contro al muro. Il mio corpo cede, sto per svenire, mentre chiunque sia quel mostro, comincia a soffocarmi. L'acqua mi entra nel naso, nella bocca, negli occhi; non riesco più a respirare. Incomincio ad agitarmi sotto la sua forte presa. Allungo la mia mano sul viso dietro di me e lo graffio, ripetutamente, fin quando non mi lascia. 
Cado sul suolo della doccia, prima che l'acqua inquinata di sangue mi provochi un forte urlo, che prima , durante la lotta, non ero riuscita ad emettere.
Mi alzo in piedi, toccandomi la fronte. Ho paura di uscire.. lui è ancora lì, ma dove? Esco piano, esitante, spaventata. Devo assolutamente arrivare al cellulare in salotto, per chiamare la polizia. Guardo dentro il bagno, non c'è più nessuno, solo io. 
Prendo un asciugamano e me lo avvolgo attorno al corpo bagnato. Poi, entro in camera mia. Scruto attentamente ogni angolo di questa stanza. Dove può essersi nascosto? Chi sarà mai? Percorro velocemente quella che è la distanza che mi divide dal corridoio; arrivata lì, vedo il salotto di fronte a me. Non c'è nessuno. Sarà andato via? Incomincio a camminare lentamente, cercando di non fare rumore. Mi fermo non appena arrivo. Guardo la mia borsa sopra il tavolo da salotto; non c'è molta distanza, fra me e essa, posso riuscire a prenderla. Corro velocemente afferrando la borsa; frugo disperata il suo interno, ma non vi trovo il cellulare.
- Dove cazzo è !?!- chiedo a me stessa.
- Stai cercando questo? - domanda una voce alle mie spalle. L'ho già sentita, non mi è familiare, ma neanche sconosciuta. Chi sarà mai? 
Mi fermo; non ho il coraggio di girarmi, di rispondere. Ho paura, tanta paura. Sto tremando. Esitante mi giro lo stesso; volevo guardare negli occhi il mio assassino.
Il mio corpo si blocca nuovamente; non posso crederci che sia lui. No, lui no.

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