-Capitolo 13-

8.1K 146 9
                                    

*Nel frattempo alla stazione di polizia*

(Horan's pov)
Mi dondolo pensieroso sulla sedia del mio ufficio; è da settimane ormai che lavoriamo a questo caso, ma finora non ci sono traccie della ragazza; dove si può essere nascosta? 
L'avvocato Tomlinson è sparito, non si trova più da nessuna parte; è lui il suo complice, ma perché mai avrebbe dovuto nasconderla? Perché la sta proteggendo? I conti non tornano.
Fisso il vuoto, mentre ripenso alle poche informazioni che siamo riusciti a ricavare del nostro serial killer, Zayn Malik, così lo chiamano, o , lo squartatore , un nomignolo datogli per il brutale modo in cui uccide le sue vittime: gli apre la pancia e poi leva loro il cuore e glielo posiziona in mezzo alle mani, poi sulla superficie di esso, lascia la sua iniziale. Non ho mai visto niente di simile in vita mia, ma trovo strano il fatto che le sue vittime siano tutte donne dai diciotto anni in su, ed è bizzarra la loro somiglianza, tutte bionde con occhi azzurri e la carnagione chiara; probabilmente rivede nel volto di ognuna di loro, una sorella o una madre, magari ha passato un'infanzia difficile, anche se questo non lo giustifica. Ma chi è veramente Zayn Malik? Perché non compare all'anagrafe? Sarà questo il suo vero nome o è solo una copertura? Tutto questo mi manda fuori di testa; sto scoppiando.
Sospiro pesantemente, prima che una chiamata al mio cellulare attiri la mia attenzione. Lo prendo piano, quando leggo il nome sul display; è lei, la mia unica ragione di vita. Sorrido rincuorato,poi rispondo.
- Cucciola, tutto okay?- chiedo preoccupato.
Sento il suo respiro ansimante, questo mi mette timore.
Gli è forse successo qualcosa?
- Niall.. ho.. bisogno di te..- sussurra con voce tremante.
Il mio cuore si ferma, prima di iniziare a battere velocemente. I miei occhi si riempiono di lacrime nel sentirla piangere.
- Dove sei? Arrivo subito! - dico alzandomi velocemente dalla sedia.
- Davanti scuola della piccola, non la trovo.- piange nel dirlo.
Il mio respiro esce come sbuffo, quando pronuncia queste parole. Riattacco velocemente dirigendomi all'esterno della stazione di polizia. Non potrei allontanarmi durante l'orario di servizio, ma la mia famiglia viene prima di tutto.
Qualcuno mi afferra per il braccio, irritandomi di gran lunga.
- Dove stai andando, Niall!?!- chiede Kate.
Guardo la mia collega: i suoi occhi marroni mi fissano severi.
- Ti prego, si tratta di Lux..- mormoro disperato.
Mi lascia il braccio, prima di trasformare la sua espressione severa in rammaricata.
- Dammi le chiavi.- mi ordina.
Non può farmi questo, io devo andare, devo trovarla prima che sia troppo tardi.
- Ti prego, Kate, non farmi questo.- la imploro.
Spero che mi lasci andare, so bene che non è la prima volta che corro via pensando che la mia famiglia sia in pericolo, ma questa volta non me lo sto immaginando, questa volta è la verità; ho bisogno che lei mi creda.
- Dammi le chiavi , ho detto!- mi impone nuovamente.
Abbasso gli occhi verso il basso; sono distrutto. Allungo la mano lasciandomi scivolare le chiavi della macchina.
- Guido io.- sussurra.
Rialzo il mio volto verso il suo, con uno sguardo sorpreso; i miei occhi trattengono le lacrime. 
Saliamo rapidamente in auto, quando con una mossa repentina , Kate, esce dal parcheggio e sfreccia veloce verso la scuola della piccola Lux.
La mia gamba trema notevolmente, sapevo che primo o poi sarebbe tornato, non ci ha mai voluto lasciare in pace. Nonostante le varie lettere di minaccia che abbiamo ricevuto, lui non si è mai presentato, non si è mai fatto vedere, forse dovevo essere più prudente; sono stato un ingenuo, non dovevo permettergli di uscire senza protezione; sono uno stupido.
Arriviamo davanti la scuola, quando vedo la ragazza dai capelli biondi chiari davanti a me; è in lacrime. Esco rapidamente dall'auto, prima che lei mi si piombi addosso. La stringo forte cercando di darle forza, ma in realtà sto morendo dentro. Dov'è la mia bambina? Perché l'ha presa? Cosa vuole ancora da noi?
Alzo il volto della ragazza fra le mie braccia, che prima era rivolto in basso; le asciugo le fuggitive lacrime che scorrono sul suo viso.
- Cos'è successo? - sussurro.
Lei acciglia le sopracciglia, poi dischiude le labbra.
- L'ha presa.- mormora piangente.
I miei occhi non riescono più a trattenere le lacrime, mentre guardano la ragazza di fronte a me. Non posso crederci; c'è riuscito.
Mi allontano da lei entrando rapidamente dentro la piccola scuola; comincio a correre, mentre cerco ovunque la bambina, non voglio crederci , spero soltanto che si sia nascosta in qualche posto.
Come ha fatto a trovarci? Mi sono trasferito a Londra per cercare di far perdere le mie traccie, ma sicuramente lavorando a questo caso, che ormai è diventato famoso in tutto il mondo, mi avrà visto in televisione. 
Mi accascio a terra, piangendo: stringo le mie ginocchia al petto, nascondendo il mio viso dietro le mani; appoggio la testa al muro e mi abbandono ad un pianto disperato. Tutte le maestre in quel corridoio mi guardano scioccate.
Gli errori del mio passato mi perseguitano; se avessi saputo che fare questo mestiere avrebbe messo in pericolo la mia famiglia, non l'avrei mai fatto; è davvero brutto, quando salvi una vita, portandoti così addosso il rancore di un assassino, che non avrà pace fin quando non ti ucciderà, è ancora più brutto, quando hai una famiglia e temi giorno e notte che qualcosa possa andare storto, che lui possa trovarti e distruggerti per sempre. E' proprio questo che mi è successo, ho salvato la vita di una bambina, da un uomo malato mentalmente, ma per la giuria questo non si meritava tutta una vita in carcere, no, gli diedero solo un anno, si, perché la vita di quella bambina questo costava, un solo anno; la bambina ora è salva, ma da quando costui è uscito di galera, io e la mia famiglia non abbiamo più avuto giorni felici, abbiamo sempre vissuto nella paura e nella frustrazione, nella rabbia e nella solitudine. 
Sono stato un idiota ad abbassare la guardia, dovevo saperlo che lui sarebbe tornato, è tutta colpa mia: è colpa mia se Lux non riabbraccerà più sua madre, è colpa mia se nella notte piangerà e io non ci sarò a cullarla, è colpa mia se adesso siamo in questa situazione, sono un disastro.
Resto immobile in quella posizione per diversi minuti; non ho il coraggio di alzarmi e affrontare lo sguardo disperato della ragazza dagli occhi azzurri. Ho seriamente paura che non riabbraccerò più la mia bambina.
Dopo una dura lotta interiore, riesco ad uscire dalla scuola: varie pattuglie di polizia sono lì fuori, stanno interrogando le maestre; io resto fermo davanti l'entrata. 
Una mano si poggia sulla mia spalla, stringendomela forte per darmi coraggio. Chino la testa verso il basso facendomi scivolare numerose lacrime dagli occhi.
- Amico mio.- sussurra al mio orecchio.
Mi giro verso di lui , facendomi cullare fra le sue muscolose braccia; affondo il viso nell'incavatura del suo collo, mentre singhiozzo disperato. Fa davvero male.
- Mi dispiace.- dico ansimando.
Il ragazzo dagli occhi marroni mi fissa tristemente, ma nemmeno lui può capire che cosa si prova.
- Non è colpa tua.- mi consola.
Acciglio le sopracciglia, mentre lo guardo confuso.
- E di chi dovrebbe essere? Dovevo stare più attento.- mormoro afflitto.
Abbasso sconfitto lo sguardo verso il basso.
- La troveremo.. dovessimo anche cercarla in tutto il mondo.. ma tua sorella riavrà la sua bambina.. te lo prometto.- mi rassicura e io mi fido.
Annuisco, sospirando pesantemente. Devo pensare positivo e tutto andrà bene. Ne sono sicuro, almeno.. lo spero.
Mi allontano dal mio amico, quando mi dirigo verso mia sorella: la sua schiena è appoggiata alla sua auto; il suo viso è rivolto verso il basso, mentre gocce di lacrime cadono giù; trema. Mi si spezza il cuore vederla così, ma non c'è niente che io possa fare.
Mi avvicino a lei, poggiando entrambe le mani ai lati del suo viso; non mi rivolge lo sguardo. Chino la testa appoggiandola di poco sulla sua; nella nostra famiglia ce la siamo sempre cavata noi due da soli, ce la faremo anche questa volta.
- Perdonami se sono un disastro.- sussurro trattenendo le lacrime.
Il suo viso si alza verso il mio; il suo sguardo color mare mi entra nelle vene; la guardo profondamente negli occhi e posso vedere perfettamente che sta morendo dentro. La sua mano accarezza dolcemente il mio volto, nello stesso modo in cui faceva quando io ero piccolo e avevo paura di dormire da solo: lei veniva sotto le mie coperte, mi accarezzava dolcemente, lentamente, sussurrandomi una ninna-nanna e io smettevo di avere paura, mi perdevo nel suono sinfonico della sua profonda voce ed era come se tutte le mie paure scomparissero, perché c'era lei lì con me, c'era la mia sorellona e lei mi avrebbe protetto da tutto, da tutti.
- Tu non sei un disastro.. tu sei il mio fratellino e ti vorrò per sempre bene.. sei il dono che Dio mi ha mandato.. non so come avrei fatto senza di te.. ti amo piccolo.. ma fa male..- mormora facendosi scivolare qualche lacrima.
Appoggio il mio naso sul suo viso; lo facevo sempre da piccolo quando stavo male, mi dava sicurezza, forza, la sentivo più vicina a me e in questo momento, voglio che lei senta che ci sono io e che tutto andrà bene. Le lascio un morbido bacio sulla guancia.
- Ti amo anche io..- dico prima di allontanarmi ed entrare in auto.
Lei si siede accanto al posto del guidatore e insieme torniamo a casa, aspettando notizie da Liam.
Il viaggio è breve, dopo non appena quindici minuti arriviamo a destinazione. Apro la porta di casa ed entro piano. Tutto qui dentro mi ricorda la mia piccolina. Sospiro pesantemente.
Mia sorella entra dopo di me, prima di guardare l'intera casa: l'entrata da sul grande salotto, dove vi sono due enormi divani in pelle scura, posizionati di fronte ad un camino a gas, sopra ad esso vi è il televisore; infondo a destra, vi sono tutti i giocattoli di Lux; spero non guardi anche quelli. 
China la testa verso il basso, quando si guarda i piedi, si toglie rapidamente le scarpe e sale in camera sua, io rimango lì. Non so che fare, cosa dire, posso solo rimanere qui e perdermi nelle tenebre soffocanti del silenzio. Si sente tanto la sua mancanza: non c'è nemmeno un giocattolo fuori posto, a quest'ora, se ci sarebbe stata lei, nemmeno un angolo della casa si sarebbe salvato dal suo incombente disordine; poi, quando grida il mio nome in tutta la casa, non posso non sorridere; era perfetto ritirarsi dal lavoro e vedere le uniche due donne della mia vita, ad aspettarmi; dopo tutte le cose brutte che affronto in servizio, loro mi danno la forza di andare avanti, sono le uniche testimonianze che mi ricordano che non tutto è brutto e adesso.. ne ho perso una. Devo ritrovarla,anche a costo della mia stessa vita.
Tolgo anche io le scarpe, prima di camminare sul pavimento in legno chiaro. Arrivo in cucina e mi siedo su una sedia; non ho fame, ma forse dovrei cucinare lo stesso, almeno mi distrarrò un po' dalla malinconia che regna sovrana in questa lugubre casa.
Qualcuno alle mie spalle mi accarezza dolcemente il petto; alzo il mio viso verso l'alto e la vedo: si è cambiata di abito, ha indossato il pigiama, ma non smette di avere quell'espressione dolorante; non posso vederla così.
- Cosa vuoi che cucino? - chiede andando verso il frigo.
La guardo: sta cercando di non farmi vedere quanto sta male, ma io la conosco, in questo momento sta piangendo dentro.
- Perrie, lascia stare..- rispondo guardandola tristemente.
Si gira , dischiudendo le labbra, verso di me, poi si tocca nervosamente i capelli che le cadono sul petto.
- Sul serio.. cosa vuoi?- domanda un po' acida.
E' meglio non fare storie.
- Ciò che preferisci.- dico guardandola stranito dal suo comportamento.
Sbuffa, poi prende dei pomodori e si avvicina al ripiano della cucina, dove comincia a tagliarli. Lo fa velocemente, quasi nervosamente, sta sicuramente cercando di scaricare tutta la sua frustrazione, ma così temo che si farà del male.
Mi alzo dalla sedia e mi avvicino a lei.
- Hey, continuo io.. lascia..- dico cercando di levarle il coltello.
- No, ce la faccio.- protesta la mia decisione.
Nella sua voce percepisco un po' di tensione; sta male, ma non riesce ad esternare le proprie emozioni; è stato sempre il suo più grande difetto.
Continua imperterrita a tagliare velocemente i pomodori , senza neanche prestare attenzione a dove mette le dita; mi spaventa il suo folle comportamento.
- Perrie, basta!- urlo cercando di fermarla.
Le cingo le braccia con le mani, prima che lei si divincoli nella mia presa.
- Lasciami! Lasciami! Sto bene!- dice prima che io la giri verso di me.
- No! Tu non stai bene! Perché non lo vuoi ammettere? Tu stai male.. proprio come me.- le urlo in faccia.
Lei indietreggia , prima che faccia scivolare un piatto a terra. Rivolge lo sguardo sconvolto verso i cocci di vetro, quando si china mortificata.
- Guarda che disastro, che ho combinato..- dice mentre li raccoglie.
La fisso stranito; sembra pazza.
- Perrie, guardami.- mormoro cercando di contenermi, ma lei non mi da ascolto.
- Guardami ti prego.- sussurro ancora.
Si ferma; le sue spalle ora tremano; sta piangendo.
- Che cosa vuoi da me?- chiede con voce spezzata.
- Voglio che tu ammetta di stare male.- rispondo non distogliendo lo sguardo da lei.
Si alza velocemente, con in mano ancora i pezzi di vetro.
- Perché?!? Cosa cambierà? Se ammetto di stare maledettamente male , cosa cambierà?!? Non la farà ritornare fra le mie braccia! Come quando è morta la mamma.. cazzo.. eravate tutti così tristi.. tutti che piangevate.. e papà credeva che io ne ero felice.. come potevo esserne felice? E' folle solo pensarlo! Beh, vuoi davvero sapere come mi sono sentita? Io ero lì , Niall.. lei è morta davanti ai miei occhi.. le stringevo la mano, gliela stringevo forte.. e nel frattempo io morivo insieme a lei.. ero lì , in quella stanza d'ospedale ed è come se la mia anima sia ancora lì dentro.. alcune volte ci passo e la cerco.. si, ci stavo fottutamente male, si, ci sto ancora male.. ma dovevo essere forte, per me.. per te.. dovevo essere forte, perché è questo l'ultima cosa che mi ha chiesto.. " Sii forte.. prenditi cura del tuo fratellino, perché un giorno avrai solo lui"... me le ricordo ancora a memoria le sue parole, nonostante fossi molto piccola.. e mi manca ogni santo giorno della mia inutile vita..- dice piangendo, ma alla fine perde la voce.
- Ma poi è nata Lux ed è come se l'anima della mamma si fosse reincarnata in lei.. e io non voglio perderla, non di nuovo.. non posso.. e adesso tu crederai che io sono pazza.. ma fa male.. è un dolore straziante.. come se avessi una voragine sul petto..mi sta risucchiando tutto.. Niall.. ti prego.. aiutami.. non voglio più stare male..- mormora inginocchiandosi al suolo.
Mi avvicino a lei , prima di mettermi nella sua stessa posizione; la stringo forte a me, mentre entrambi ci abbandoniamo ad un pianto disperato.

InsaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora