-Capitolo 8-

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(Zayn's pov)
La mia testa si alza leggermente, prima di fissare la ragazza di fronte a me: è seduta vicino la finestra, mentre guarda ipnotizzata l'esterno della casa; la sua gamba si muove nervosamente, quasi tremando; il rumore della pioggia che si scontra col vetro della finestra sembra rilassarla. 
Tremo di poco, quando una piccola goccia di pioggia, caduta dal tetto della sala della paura, mi scivola delicatamente lungo la schiena. C'è freddo , molto freddo, si può notare anche dal fumo che esce dalle nostre labbra.
Non riesco a non tremare, non riesco a non far sbattere i miei denti, non voglio farmi vedere fragile da lei, ma non posso nemmeno evitarlo, poiché è lei stessa a rendermi tale: anche solo con uno sguardo, quando sorride, o semplicemente quando sento il suo cuore che batte.
La fisso, non posso fare a meno di farlo: il suo viso è pallido, leggermente arrossato alle guance e sul naso, probabilmente per il freddo; i suoi capelli biondi sono lunghi e ondulati, mentre cadono morbidamente sulle sue esili braccia; il suo corpo è qualcosa di terribilmente perfetto, qualcosa che mi appassiona ad ogni movimento; la sua mente è qualcosa d'enigmatico per me, è come un labirinto, so come entrarci, ma non so come uscirci; mi perdo nel suo sguardo oceano, immenso e profondo, mi sembra di soffocarci dentro delle volte; le sue labbra carnose sono la mia droga quotidiana; il suo sorriso è il pugnale che ogni giorno mi uccide; è troppo per me, è qualcosa che non sono mai riuscito a controllare, a capire, è qualcosa che vorrei vivere, ma mi spaventa farlo; non la merito.
I suoi occhi si perdono nei miei , quando mi guarda scrutatrice; mi sta studiando. Abbasso lo sguardo verso il basso, non riuscendo più a reggere le sue iridi azzurre; mi crea tristezza sapere che prima in quei occhi ci avrei visto gioia e adesso c'è solo amarezza, rabbia, malinconia. Sospiro esausto.
Sento i suoi passi leggeri allontanarsi da me; sono solo, forse è meglio così.
Chiudo gli occhi, cercando di non pensare al gelo che mi congela le tempie; probabilmente morirò per il freddo, ma almeno lei non se ne accorgerà subito. Il mio fiato esce come sbuffo dalle mie labbra; respiro a fatica. Sono rassegnato al mio destino.
Qualcosa di caldo si poggia su di me, quando il mio sguardo curioso e sorpreso si alza verso la ragazza dagli occhi azzurri. Si mette inginocchio, posandomi, poi, lentamente la coperta dalle gambe fino al collo; mi guarda ammiccando un piccolo sorriso, prima di introdursi nelle coperte accanto a me. Le sue piccole mani alzano ancora il tessuto, cercando di non farlo cadere, poi mi cingono il collo; il suo viso si appoggia dolcemente sul mio petto, riscaldandomi anche col calore del suo corpo; mi sento bene. 
Scruto attentamente la sua figura, notando che ha gli occhi chiusi; sorrido teneramente. Rilasso i miei muscoli tesi per il freddo, coccolato ormai dal suo morbido tocco; mi lascio andare del tutto a lei. Appoggio la testa al muro, sospirando pesantemente; non c'è niente che mi faccia stare meglio, solo lei, anche solo con un tocco riesce a liberarmi l'anima.
Faccio per toccarle i capelli, quando il mio polso viene fermato dalle catene; mi fa soffrire sentirmi prigioniero, non potermi muovere quando voglio, non poterla sfiorare, ma devo resistere o lei scapperà via. Trattengo le fuggitive lacrime che cercano in tutti i modi di uscire; perché ogni volta che mi trovo al suo cospetto crollo? Perché non riesco più a fare il duro? Perché ogni volta che la guardo mi si stringe il cuore? Perché la amo? Queste domande tempestano il mio cervello, procurandomi ancora più frustrazione; non mi è mai successo, non mi è mai capitato di vivere per una ragazza, di morire per lei, di respirare e gioire per lei, è qualcosa di unico, di magnifico e allo stesso tempo qualcosa di soffocante, di esasperante, di triste, perché la mia vita è legata alla sua e finora non sono riuscito a rompere queste maledette catene, forse non voglio.
I miei occhi rilasciano grandi gocce di lacrime, mentre piano scivolano dal mio viso; devo riprendermi. Il mio cuore batte forte; sto tremando, questa volta non è il freddo.
La sua testa si solleva piano , prima di rivolgermi lo sguardo.
- Non piangere, ti prego..- mormora sull'orlo di farlo anche lei. 
Un brivido mi accarezza la schiena. A questa frase le mie lacrime escono ancora di più.
- Non lo sto facendo..- cerco di mentire.
La sua mano sinistra mi sfiora dolcemente il volto, mentre io la fisso impaurito negli occhi; ho paura dei miei sentimenti, delle mie emozioni, delle mie sensazioni, ho paura delle sue morbide mani sul mio corpo, del suo sguardo dolce e misterioso, ho paura di cosa sta pensando, ho paura di me e lei insieme.
Mi accarezza dolcemente la guancia, prima di cacciare via la lacrima che imperterrita continua a scendere; chiudo gli occhi sotto al suo rassicurante tocco. 
- Zayn , stai tremando..- sussurra.
Dischiudo le labbra, aspirando profondamente. Poi, la guardo dritta negli occhi.
- Come potrei non farlo se ho te accanto?- mormoro accigliando le sopracciglia.
Abbassa lo sguardo verso il basso. 
- Non farlo , ti prego.. non posso innamorarmi di te.. mi dispiace.- dice piano quasi afflitta.
Avvicino il mio viso al suo, per farmi guardare negli occhi, dato che il suo sguardo è rivolto verso il basso. Lei lo alza di poco, guardandomi appena.
- Ma noi lo siamo già.. dal primo giorno che ci siamo visti , Emily.. l'hai provata anche tu, no? Quella sensazione di bruciore nel petto, come se qualcuno te l'avesse marchiato? Come se qualcuno avesse aperto una porta.. prima chiusa con le catene.. sei stata tu.. sono stato io.. Emily.. tu mi ami.. io lo so.- dico dolcemente.
Mi guarda con gli occhi pieni di lacrime.
- Non posso.- risponde con voce spezzata per il pianto che trattiene in gola.
- Perché? Perché non puoi?- chiedo esausto.
- Non posso fidarmi di te.. Zayn.. tu mi hai uccisa dentro tante di quelle volte.. che.. che non so più chi sono.. questa non sono io.. questo non sei tu.. Zayn.. guardaci.. che cosa stiamo facendo? Ci ritroviamo in una vecchia casa.. circondati solo dalla pioggia e dal freddo.. sussurrandoci parole dolci e tristi allo stesso tempo.. nascosti come topi.. che vita è questa? Io non posso restare.. tu non puoi restare.. dovremo dirci addio..- dice fissandomi sconvolta.
I miei occhi la scrutano tremanti; vuole davvero andare via? No, non vuole, ne sono sicuro. 
Rimango in silenzio, affranto dalle sue parole; forse dovrei lasciarla andare, ma cosa farei ,poi, io senza di lei? Dove andrei? Morirei.
Si alza in piedi allontanandosi da me; la vedo sparire dietro la porta, probabilmente sarà andata in cucina.
Abbasso la testa stanco; ho sonno, ma non voglio dormire, non voglio lasciarla sola, non posso. 
La sua assenza si fa sentire; è nell'altra stanza, ma mi manca ugualmente; vorrei averla accanto e poterla stringere forte a me, ma ancora una volta non mi è possibile. Passano i minuti, che a me sembrano essere secoli, mentre il ticchettio dell'orologio mi rimbomba nella testa; sto per impazzire.
L'odore del tè a limone si insinua nelle mie narici, attirando la mia attenzione, prima di vedere arrivare Emily con una tazza in mano. Si inginocchia nuovamente accanto a me, non appena arriva al muro, poi me lo porge. La guardo negli occhi.
- Volevo cucinare qualcosa di più solido.. ma è finito il gas, perciò devi accontentarti di questo.. almeno ti scalderà dentro.- dice fissandomi.
Ho freddo e questo mi servirebbe a riscaldare il mio tremante corpo, ma non posso berlo, deve farlo lei.
- Bevilo tu.- dico secco.
- No, se non lo bevi morirai.. non ti puoi muovere perciò devi scaldarti in un altro modo.. dai, bevilo.- insiste mettendomi la tazza davanti le labbra.
Giro il mio volto dall'altro lato.
- Non m'importa.. tu morirai di freddo se non lo bevi.. tu conti più di me.- mormoro.
Rimane per poco in silenzio, poi parla di nuovo.
- Ho già bevuto il mio tè.. questo l'ho preparato apposta per te.. avanti bevi.- continua a dire.
La guardo : sta sorridendo, mentre mi guarda intenerita. Mi sento uno stupido, ma almeno ha capito che io ci tengo a lei.
Allungo le mie labbra appoggiandole nella tazza, poi bevo piano la dolce sostanza calda; mi sento meglio, molto molto meglio; questo calore mi mette ancora più sonno, facendomi rilassare maggiormente, non posso fare a meno di crollare.

(Tomlinson's pov)
- Dove si trova Emily?!?- chiede ad alta voce l'agente Payne.
Dischiudo le labbra irritato.
- Non lo so.- rispondo secco.
Sbatte forte le mani sul tavolo. Dubita seriamente di me.
I miei occhi lo fissano; sono curioso di capire cos'è che pensa realmente; è veramente convinto che io la stia nascondendo?
- Dimmelo! Tu lo sai! Lo sai! Ne sono sicuro! Perché la stai proteggendo?!?- urla furioso.
Rido divertito dalle sue parole. E' pazzo.
- Lei non è normale! Perché mai dovrei proteggere una criminale? Non sono così scemo come crede signor Payne.- dico sarcastico.
L'agente Horan mi fissa in silenzio; quel ragazzo è dannatamente inquietante, ma di solito i migliori sono i buoni osservatori; devo stare attento a lui.
La mia lingua bagna le mie labbra, mentre aspetto un'altra accusa dall'agente Payne; ormai ci sono abituato con lui, non siamo mai andati d'accordo, probabilmente perché io sono sempre riuscito a scagionare tutti i suoi imputati.
- Harry si è svegliato.- dice l'ispettore capo entrando dalla porta.
Spalanco fortemente gli occhi; no.. lui,no.


(Emily's pov)
Si è addormentato, come un bambino; è così dolce, mentre dorme: i suoi occhi sono chiusi morbidamente, questo mi fa capire che è del tutto rilassato; le sue labbra poco viola sono dischiuse; il suo corpo è coperto da una grossa coperta; forse dovrei slegarlo, dovrei liberarlo. 
Prendo le chiavi nelle mie tasche e gli libero i polsi, almeno potrà riposare tranquillamente. Salgo in camera mia e afferro il cuscino, poi glielo poggio sotto la testa.
- Così va meglio.- mormoro a me stessa.
Mi dirigo in cucina, prima di lavare la tazza sporca; ho mentito quando ho detto di aver bevuto il tè, ma non potevo essere egoista e farlo morire dal freddo, mi riscalderò facendo movimento.
Sorrido come una scema, quando ripenso al suo atteggiamento: sembrava un bambino capriccioso, mentre si rifiutava di bere.
Sento un rumore proveniente da fuori la porta di casa. Mi blocco. Cosa sarà stato? Mi asciugo le mani tremanti; forse dovrei andare a vedere chi è. Una tempesta di pensieri invade la mia testa; cosa potrebbe essere stato? Chi?
Mi avvicino piano alla porta, terrorizzata.
" Non può essere nessuno di allarmante, Emily.. se fosse la polizia, non esiterebbe ad entrare.. calma." ripete la mia dea interiore; forse dovrei ascoltarla,ma non riesco a smettere di tremare.
Appoggio la mano sulla maniglia, prima di aprire debolmente. Un lampo illumina il cielo scuro sopra di noi, quando la figura di un uomo girato di spalle mi si offre davanti. Lo fisso, ma rimango in silenzio. Si gira verso di me.
- Louis.- dico a stento.
Sorride.
- Ciao, Emily, guarda chi ti ho portato.- dice tirando Harry dalla manica della maglietta.

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