Capitolo Nono

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FRANCESCA'S POV

Quella sera, tornata a casa, ripenso tanto alle emozioni che ho vissuto e alla brama che ho di viverne di più e ancora di più. Ceno velocemente con gli avanzi che c'erano in frigo e faccio una chiamata ai miei per aggiornarli sulla mia situazione, sulle cose che conosco e scopro giorno per giorno. Non ho citato Cesare a mia madre, seppur io le abbia sempre raccontato tutto, sta volta invece non volevo dilungare eccessivamente la conversazione e soprattutto mettermi a discutere, d'altronde la mia famiglia era molto legata a Samuele e parlare di un altro non sarebbe stato carino.

Finita la chiamata raggiungo Giulia in salotto, mi sdraio con lei sul divano e le racconto la giornata, per filo e per segno. Lei si gasa al pensiero di questa follia, di questa bravata da adolescenti e mi sostiene, incoraggiandomi a portare avanti la conoscenza con Cesare.

Poco dopo mi faccio una camomilla, dò la buonanotte a Giulia e mi avvio in camera, pronta ad addormentarmi sotto le coperte in compagnia di Friends.

Quel lunedi iniziavo seriamente a lavorare al negozio e tutte mattine avevo le lezioni in università. In poche parole non avevo più neanche il tempo di respirare. La palestra ero riuscita a farla quadrare nel mio programma due sere a settimana e per il momento mi accontentavo così: studiando solo nel weekend.

Martedi, nella mia breve pausa pranzo che ero obbligata a fare in università, essendo più vicina al negozio rispetto a casa, mi arriva una chiamata da parte di Samuele...

S:"Ohi amore! Ho una notiziona da darti! Mi sono liberato del tutto per questo weekend e ho già preso i biglietti, venerdì sarò a Bologna da te!"

Cazzo!!! Vorrà dire che questo weekend non studierò nulla!

F:"Che bella notizia! Ti vengo a prendere in vespa io in stazione allora!"

S:"Perfetto! Preparati a portarmi un po' in giro!"

F:"Ovvio! Inizio a studiare un programma per sabato e domenica"

Perfetto, ero fregata.

La settimana passa e io riesco addirittura a chiedere in negozio di avere venerdi pomeriggio libero, richiesta che viene immediatamente accettata, vista la scarsa affluenza.


Arrivano le 13.40 di quel venerdì ed io, che ero corsa fuori dall'università per raggiungere di fretta e furia la stazione, mi trovavo lì sulle banchine ad attendere il treno mangiucchiando un panino. Pochi minuti dopo sento l'annuncio dell'arrivo del treno e indietreggio. Ammetto di essermi creata un po' di aspettativa su questo incontro con Samuele, non lo vedevo da un mesetto e mi era mancato veramente tanto...eppure adesso...beh adesso un corno, devo concentrarmi su Samuele e non su altro.

Lo vedo scendere dal vagone bello come lo avevo lasciato, con un sorriso smagliante. Io gli sorrido e lo abbraccio forte. Lui mi prende il viso e mi bacia e ri-bacia più volte. Mi strige forte la mano e ci avviamo verso il motorino.

S:"Non vedo l'ora di vedere casa tua!"

F:"È molto carina, tutto merito mio ovviamente" dico ironica pavoneggiando

Arriviamo sotto casa, lascio la moto nel giardinetto e saliamo su in casa. Solo nell'istante in cui inizio a girare le chiavi nella porta e sento di sfuggita un urlo di Giulia che dice "Fraaa sei per caso in compagnia del bel palestrato???" che vado in crisi: non le avevo detto che sarebbe arrivato e rimasto per un paio di notti Samuele, e questa mi stava già facendo fare una figuraccia.

Quando Giulia si fionda in cucina io, con una faccia da angioletto colpevole le presento Samuele e le spiego la situazione, lei accenna una risata per le sue urla di prima, si presenta e inizia subito a stringere amicizia.

G:"Samuele quindi tu hai già mangiato giusto? Non ti preparo niente?"

S:"No no non ti preoccupare! Sono a postissimo. Piuttosto, devo andare in bagno...dove posso andare?"

F:"Ti accompagno io, sfortunatamente i bagni sono solo nelle camere" dico, ripensando alla prima volta che ho pronunciato questa frase, "puoi nel frattempo sistemare le cose che ti sei portato dietro in camera mia nel mio armadio"

S:"Ottimo"

Qualche minuto dopo mi chiede se può farsi la doccia e io nel frattempo crollo addormentata sul mio letto.

Mi sveglio alle 18.30, lui sdraiato al mio fianco che dorme russando. Mi alzo e corro in bagno a farmi la doccia, avendo preso la decisione di uscire a cena con lui in un posto tipico.

Alle 19.15, lavata e truccata, lo sveglio chiamandolo con la voce bassa e scuotendolo. Lo avviso della scelta che ho fatto e lui non sembra essere contrariato. Così io mi metto un paio di jeans a zampa, degli stivaletti con il tacco e un dolcevita blu scuro, sopra un trench beige. Samuele si mette dei jeans, un maglione bordeaux e una giacca di pelle nera.

La serata passa velocemente e senza avvenimenti particolari o importanti. Il cibo buono e noi stanchi più di primi a causa del riposino pomeridiano.

Sabato vola camminando da un monumento all'altro. Domenica mattina avremmo dovuto fare la stessa cosa ma quella mattina Samuele si era svegliato nervoso...

F:"Hey possiamo fare in fretta? Ci vuole tempo per andare a san Luca e per tornare da lì e potresti perdere il treno oggi pomeriggio se usciamo tardi"
S:"Senti mollami, davvero. Non mi rompere il cazzo. Sono stanco stamattina. Posso dormire?"

F:"Fai come vuoi, io scendo a studiare" gli rispondo scazzata.

S:"Mado' te la prendi per tutto, sempre a fare la presa male... Sei davvero una scassacazzo. Ti ho solo detto che voglio dormire..."

F:"Ma cosa?"

S:"Sempre a scassare il cazzo perché decidi sempre tu, sempre gelosa, sempre dispotica, sempre appiccicosa. Mi devi davvero mollare!"

F:"Ma da dove tiri fuori ste minchiate? Io non so...ti stai arrampicando sugli specchi pur di discutere, ma sai una cosa? Questa è casa mia, io qua a Bologna voglio stare in santa pace, senza problemi e pazzi che mi rovinano la giornata. Quindi, essendo tu qua solo ad occuparmi il letto, puoi andare in stazione a prenderti un treno e tornartene a casa".

S:"Va bene. Ma la facciamo finita qua".

F:"Spiegami: sei venuto a Bologna per trovare una scusa banale per lasciarmi? Se per te questa litigata non può essere chiarita e risolta, puoi pure andare".

S:"Non sto più bene con te. Punto".

F:"Assurda l'ipocrisia con cui tu sei arrivato fino a qua, hai speso soldi per i treni, hai approfittato della mia ospitalità e te ne vai. Sono così allibita dal tuo comportamento, irriconoscibile ai miei occhi, seppur io ti conosca da tempo, che non provo che rabbia. Ora puoi pure andare e non tornare".

S:"Okay, buona vita" mi dice sarcasticamente, per poi andarsene di casa con i vestiti che indossava per dormire e che non aveva avuto il tempo di cambiare.

Litigata assurda e inutile ma essermi finalmente staccata da una relazione così mi aveva tolto una decina di pesi dal cuore, mi sentivo più leggera.

"Loro non esistevano, loro consistevano, coesistevano"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora