Epilogo

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Sedici anni, l'infanzia ormai alle spalle. Jaeden aveva lasciato andare il bambino che si rintanava dentro di lui solo due anni prima, durante una notte di cui solo pochi sapevano.

Era scappato di casa in un modo ed era tornato in un altro, ciò che lo aveva portato al cambiamento repentino era un taboo per gli adulti facenti parti della sua vita. Beh, a parte il signor Oleff; lui sapeva, e comprendeva fino in fondo il bizzarro dolore che Jaeden si stava portando dietro.

I suoi amici sapevano tutto e potevano capire il perché della sua tristezza, ma non nel vero senso del termine. Si limitavano a sapere, tutto quí.

Anche i suoi genitori cercavano in tutti i modi di comprendere, forse fu proprio quello che li portò a fargli un regalo in particolare il giorno del suo sedicesimo compleanno.

Quella mattina Jaeden si era svegliato molto presto, svegliato da un sogno pastelloso che solo lui poteva capire. La luce era debole, ma la stanza ed i suoi contenuti potevano essere riconosciuti. Jaeden si mise ad osservare tutto ciò che vedeva, preso dalla malinconia del silenzio mattutino.

Poi vide qualcosa sopra la sua scrivania che il giorno prima non c'era.

Un blocco da disegno ed un set di pastelli erano lì, come quando Jaeden compì nove anni. Come quando Jaeden diede inizio a tutto.

Ci mise un po' per prendere il coraggio di alzarsi dal letto e sedersi alla scrivania, ma alla fine lo fece.

Venne investito dalle emozioni e sorrise, guardando il foglio bianco. Voleva piangere ma sapeva che il ragazzo che aveva amato non lo avrebbe mai voluto vedere in quello stato. Ed in qualche modo il moro sapeva che il riccio lo stava guardando: il signor Oleff gli ha raccontato diverse volte di come i fiori del suo giardino sembrano non appassire mai, come se ci fosse qualcuno a tenerli in vita durante tutte le quattro stagioni. Quando glielo aveva raccontato l'uomo e Jaeden si erano guardati per un secondo, poi avevano sorriso senza dire più nulla perché entrambi sapevano.

Quindi, se il suo amato era presente in quel momento, Jaeden non lo avrebbe deluso.

Si lasciò trascinare, prese la matita ed iniziò a disegnare.

Occhi piccoli e sopracciglia fine

Bocca piccola e capelli ricci

Questa volta lo fece sorridente, con una foglia poggiata tra i capelli.

Era ormai giorno quando finì il disegno, quando poggiò la matita sulla scrivania si rese conto di avere il fiatone.

Prese delicatamente il disegno e lo mise controluce

-Ciao- la sua voce suonò rauca -Ora so chi sei-

Il raggio di sole che illuminava la carta e gli uccellini che cinguettavano fuori dalla finestra resero il volto disegnato più vivo.

-Tu non sei Blue, Blue non é mai esistito. Tu invece sei esistito, ed in qualche modo esisti anche ora. Questo posto profuma di te.-

Nessuno rispose, ma Jaeden in un momento di soggezione si immaginò la dolce risata del ritratto. Si immaginò le foglie dai colori accesi che aveva visto quella notte. Si immaginò lui mentre accarezzava i petali dei fiori che stava delicatamente annaffiando.

-Ora so chi sei- sussurrò di nuovo Jaeden

-Ciao Wyatt-






















Ciao Jaeden




















Fine...
Grazie per essere stati con me durante la scrittura di questa Jyatt,una Jyatt che ha trovato il suo finale dopo anni di assenza. Mi sento in pace con me stessa, é stata poesia pura poter scrivere questa storia.

Oggi, martedì 24 dicembre 2019, la vigilia di Natale, Ink é finita per davvero


Clocks Go Forward vedrà la luce il 1 gennaio, vi aspetto

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