Dopo la pausa pranzo continuai il mio lavoro.Mi piaceva cucire ma di certo Marcella con sua nipote Patrizia mi rendevano tutto impossibile. Finalmente verso le 17:00 finii il lavoro e quindi mi misi la mia giacca a scacchi, presi la borsa ed uscii dall'edificio. Mentre stavo uscendo però vidi il macchinista parlare con un signore e poi uscì anche esso. Io però incuriosita andai dal signore e chiesi :"Mi scusi può dirmi chi è quel ragazzo?" e lui mi rispose :"Si chiama Renato Nardone e mi ha chiesto se potevo appendere un suo annuncio in bacheca" così scoprii finalmente il nome del macchinista e proprio mentre stavo uscendo lo incontrai sul marciapiede che cercava di far partire il suo motorino. Cercai quindi un modo per ignorarlo :iniziai, mentre camminavo, a fare finta di cercare qualcosa nella mia borsa e nel frattempo con la punta dell'occhio lo osservavo. Non potevo permettere che riaccadesse la stessa storia con lui. Ma non feci in tempo a passare che lui si girò e mi disse:"Oi Rita, abiti lontano? Posso darti un passaggio in motorino, volentieri" ma io con aria indifferente risposi :"Non serve, sto aspettando una persona (cercai quindi di inventarmi una scusa. Poi vidi una macchina passare...).. Oh, eccola!" mi diressi verso lo sconosciuto in macchina ed iniziai a parlare per far finta di conoscerlo. Ma una volta arrivata lì non seppi cosa dire e quindi iniziai a parlare dicendo cose a caso:" che bella macchina è nuova?" e lui mi rispose di no. Poi mi girai per vedere se Renato se ne era andato e lui se ne stava andando, quindi dissi un'ultima parola allo sconsciuto :"lucida eh!" e lui mi fece un cenno di conferma. Dopo qualche secondo sentii una voce femminile gridare :"Amore!" Mi girai e vidi la biondina: non poteva essere vero,perche Elena aveva persino un ragazzo ricco ed io nulla di tutto ciò! Ma purtroppo non potei fare altro che una smorfia di disgusto quando partirono con la macchina. Successivamente dopo tutto quello che era successo e che mi aveva un po' innervosita, andai a casa poiché era quasi ora di cena. Ad accogliermi però vi era un'atmosfera un po' fredda: mio padre infatti, seduto sul divano, mi guardava come se dovesse dirmi qualcosa che però non mi diceva trattenendosi.Così andai in camera, presi Luigino e lo misi sul tavolo per fargli cenare. Poi mentre mia madre iniziò ad imboccarlo controllai i fornelli e mi misi sul tavolo a leggere un giornale. Quella sera, dopo tutto ciò che era accaduto non avevo fame e mia madre mi disse:"neanche Luigino ha fame, vuoi darglielo tu? Dai vediamo se si calma" ma non c'era verso:quella sera continuava a piangere a squarciagola come se percepisse che i miei problemi stavano aumentando. Ma non avendo pazienza gli dissi:"Dai e mangia" e mia madre replicò :"ma come lo tratti!" ed io dissi :"ma non ho fatto niente, dai ma" poi stressata mi misi a leggere un giornale(stavo leggendo un articolo sul nuovo show del regista falqui anche se ancora non lo avevo conosciuto) ma mio padre replicò:"e questo sa fa lei, niente apparte sta dietro a ste cretinate che se legge. Tu madre lavora tutto il giorno, almeno la sera glie vuoi da un po'de tregua a sta pora donna o no?" ed io offesa dissi:"Guarda che anche io lavoro tutto il giorno eh!" e lui disse ulrando:"Si ma Luigino è il figlio tuo, l'hai combinato te sto bel guaio!" io mi sentii accusata. Avrei voluto rispondergli perché volevo difendere mio figlio, la mia unica gioia di vita ma, purtroppo, stavo iniziando anche io a pensare che quel bambino era solo un intralcio cosa che non avrei mai dovuto fare. Quindi, rimasta a bocca aperta dalle parole che mi avevano scossa, mi alzai ed iniziai ad innervosirmi ma quando mio padre disse :"eh, c'è poteva pensa prima de andà co quel disgraziato!" oltrepassò il limite. Io urlando ribattei :"Porto a casa lo stipendio, che altro devo fare!" e feci per andarmene. Mentre me ne andavo mio padre mi urlò:"La madre, questo devi fare" Non c'è la feci più. Ero sfinita. Volevo che qualcosa mi uccidesse così non avrei più sofferto. Mi sentivo pressata da tutto il mondo ma anche volendo non riuscivo a ribellarmi.Andai in camera e mi misi sul letto, poi iniziai a piangere. Ogni lacrima che versavo era come un sogno infranto :il sogno di avere una famiglia, il sogno di fare la cantante, il sogno di vivere la mia vita in felicità.
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Tornerai
General FictionRoma, 1961. Quell'anno mi cambiò la vita...il mio sogno nella vita era quello di fare la cantante.. Ma ahimè, forse non fu proprio quello il mio destino. Ma ora, lascio a voi leggere la mia avventura nel fantastico varietà studio uno!