0.6

579 69 0
                                    

non avrebbe saputo dire come o perchè, ma rallentava il passo e poi correva, si metteva le mani sul volto ma poi sbirciava tra le dita.

come poteva un ragazzo senza nome innamorarsi di anime proprie?

aveva passato l'adolescenza fra un caffè e un cuscino sgualcito, maglioni troppo larghi e matite troppo appuntite.

e come poteva adesso desiderare qualcuno e, al contempo, voler smettere di vederlo per sempre?

non avrebbe saputo neanche dire quando il sorriso hyunjin aveva cominciato a vibrargli nelle gambe, farfalla in confusione tra le foglie e le sue ali, volava sí, ma solo grazie al vento.

si sarebbe appisolato volentieri su una foglia dell'acero della strada, e sarebbe vissuto soltanto nelle pennellate del corvino, lui che aveva il sorriso del sole d'agosto e la pelle di un fiocco di neve.

e si sentiva ridicolo e scacciava quei pensieri come con le zanzare, consapevole che sarebbero tornati tenendolo sveglio tutta la notte.

non ne aveva il coraggio e non sapeva il perchè.
era stata sempre una persona pragmatica, perché sapeva che se si fosse lasciato andare ai sentimenti, allora sí che sarebbe stata la fine.

lo conoscesse da tanto tempo!

e invece lo conosceva da appena un mese, ma lui con un mese gli aveva dato piú di altri tutta la vita.

perchè se jisung accettava i suoi silenzi, ma non li comprendeva, hyunjin, dentro i silenzi, ci viveva.

fu quello il giorno in cui si rese conto di aver tolto un mattone e ammirato una visuale che non avrebbe voluto vedere.
era un fiume in piena, una diga rotta, un vento senza mezze misure che aveva fatto entrare in casa e da cui adesso non ne usciva piú.

fu quello il giorno in cui seungmin si era reso conto di aver visto troppo hyunjin.

e aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere.

"hai la pelle fredda"
seungmin gli aveva appena sistemato una catenina che portava al collo, poiché si era impigliata con il maglione. e le sue mani, al contatto, avevano esitato.

"fredda e bianca, lo so. alle elementari mi chiamavano ragazzo di marmo"

ragazzo di marmo.
cosa succederebbe se ti lasciasti scolpire, potresti raffigurare anche tu adone e venere? o resteresti un po' in solitudine, come me, come quelle statue sempre poste alla fine dei musei? non lo so, ragazzo di marmo, dimmelo tu.

"potresti ricordare l'inverno"

hyunjin rise, e dannazione, se quella non era la risata di un angelo, il tintinnio delle campane in confronto non era nulla.

"sono nato il 20 marzo, sai? l'ultimo giorno d'inverno. a volte, l'inizio della primavera"

seungmin pensò che avesse senso. quando dentro di te vivevano i raggi brillanti dell'oro e la luce fievole dell'argento, era altrettanto facile avere un letto di violette e una casa di foglie secche.

glielo avrebbe dovuto dire.

cacciarlo con meste parole.

levarselo di torno finchè non se lo sarebbe levato anche dalla testa.

"hyunjin, io..."

e alzare gli occhi fu il suo errore piú grande.

perchè sotto la pioggia e sotto l'ombrello, il ragazzo stava sorridendo, spronandolo a continuare, gli occhi allegri di chi non aveva bisogno del caffè per svegliarsi.

gli tolse il terreno dai piedi, reggeva un coltello davanti al suo cuore.

seungmin fece per parlare, ma le parole non uscirono. volevo che te ne andassi. volevo che restassi.

"io...volevo..."

che ascoltassi i miei silenzi, che mi sorridessi anche in quelli.

"...a domani"

e hyunjin, per la seconda volta, si era ritrovato a guardare da lontano quel ragazzo che correva verso casa, inseguito da un mostro invisibile del suo stesso silenzio.

𝐝𝐢 𝐦𝐢𝐞𝐥𝐞 𝐞 𝐜𝐚𝐟𝐟è ✩ 𝐬𝐞𝐮𝐧𝐠𝐣𝐢𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora