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l'aria punzecchiava la pelle del castano mentre alle 02:34 faceva la consueta passeggiata notturna, non riusciva a capire se fosse perchè era notte o perchè si stava avvicinando novembre.
non che, alla fine, gli importasse. però doveva pur pensare a qualcosa mentre attendeva l'alba; sedendosi di tanto in tanto su una panchina umida a lasciar vagare la testa.
aveva deciso di lasciar stare le stelle-almeno di sabato, un giorno di riposo glielo doveva; un giorno in cui non le avrebbe guardate sperando si ricaricassero di luce per splendere maggiormente il lunedí.
quindi, lo sguardo vagava a terra.
ancora con l'odore del caffè del naso, si piegò accendendo la torcia del cellulare.

foglie, foglie, tantissime foglie. 
acqua stagnante in piccole buche e ancora foglie a coprire i tombini. il ragazzo sorrise, e cominciò a raccoglierle.

seungmim era contemporaneamente il ragazzo piú ordinato che conoscesse e il piú disordinato. amava ordinare, eppure odiava l'ordine. non riusciva ad orientarsi, lí; la simmetria e la perfezione non faceva per lui, che di perfetto aveva ben poco. e quindi si ritrovava a disporre tutto per colore, taglia  e forma, e poi a disfarlo.
come penelope che di giorno filava la tela e di notte la scuciva, lui ordinava la sua vita a scuola ma non a casa, sperando di poter tardare l'incontro con i doveri per cui sarebbe stata richiesta quella perfezione tanto bramata ma mai ottenuta.
temporeggiava scucendo la sua vita mentre nella notte raccoglieva foglie cadute, nella sua mente c'era un ragazzo che osservava le stesse foglie e le infilava fra pagine di libri vecchi.
non avrebbe dovuto pensarci.
lo sapeva lui, che interessarsi a qualcosa ne determinava la scomparsa; e non alzò lo sguardo quando, arrivato due vie sopra casa sua, sentí una luce accendersi proprio nel balcone del palazzo piú vicino.

"ragazzo della pioggia, sei tu?"
fu la voce assonnata che lo immobilizzò sul posto. sentí un cancello aprirsi, e vari tentativi di uscire di casa.

sarebbe scappato, seungmin.
e lo avrebbe fatto anche molto volentieri se non avesse avuto quella  sensazione- diavolo, com'era puerile- di essere stato lui a chiamarlo.
naturalmente sapeva che si trattava solo di una sciocchezza, ma le sue gambe non si mossero; e quando alzó lo sguardo, puntando la torcia del telefono alla figura davanti a sè, ciò che vide fu un ragazzo in pigiama con una felpa troppo grande.

"dio, seungmin...che  ci fai qui a quest'ora?"

"lo so che sembro un povero pazzo..." borbottò il minore mordendosi il labbro, incapace di muoversi.

"no-non dico questo. ma non prenderai mica freddo?"

"non lo sento molto"

"mh" hyunjin inclinò la testa.
"cosa stavi facendo?"

il castano si morse l'interno della guancia. quel ragazzo lo metteva a disagio. sembrava capace di percepirlo, e seungmin, muro impenetrabile persino per i suoi amici, non aveva alcuna intenzione di lasciarsi andare ai sentimenti in presenza di altre persone.

"raccoglievo le foglie. le ordino e poi..." lasciò la frase in sospeso. poi cosa faceva? le portava a casa, le buttava in aria. quando non si aveva sonno ma in compenso si aveva una notte davanti, si aprivano molteplici possibilità.

"sembra figo. ti rilassa?"

"l'illusione basta?"

hyunjin si accovacciò, studiando sotto un lampione le foglie appena raccolte.

"sto facendo un quadro, sai"

seungmin annuì.

"te ne fai qualcosa di importante di queste foglie?"

"non molto, temo"

il minore abbassò lo sguardo.
"perchè rimani qui?"

la domanda gli era uscita spontanea. non molte persone davano corda ad un povero ragazzo che raccoglieva foglie. si ricordò di quella signora che, quando era bambino, girava per le strade raccogliendo i mozziconi di sigaretta a terra, li accendeva e li fumava. la chiamavano "la pazza del quartiere", ed era innocua, ma anche un ottimo personaggio per le storie in sostituzione all'uomo nero. seungmin si chiese se le assomigliasse. sperava vivamente di no.

"ormai sono sveglio, tanto vale che faccia qualcosa di produttivo. raccoglierò le foglie con te, a patto che tu mi ceda la piú bella"

seungmin si morse il labbro, poi annuì. dannazione, era davvero nervoso; sentiva la caffeina scorrere dentro di sè quasi quanto sentiva le mani tremare, e non aveva freddo.

l'altro non disse una parola e cominciò a raggruppare le foglie per dimensioni, colore, forma e bellezza.

bene, seungmin aveva appena trovato qualcuno piú ordinato di lui.





𝐝𝐢 𝐦𝐢𝐞𝐥𝐞 𝐞 𝐜𝐚𝐟𝐟è ✩ 𝐬𝐞𝐮𝐧𝐠𝐣𝐢𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora