Capitolo 9. Negli occhi e nelle mani

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A Chiara/Karin, perché so che questo capitolo le piacerà,

e perché un “grazie” a volte non è sufficiente

Si muoveva piano, attenta a non fare il minimo rumore. Lo sguardo vigile e attento, scrutava con attenzione ogni ombra, sobbalzando a qualsiasi scricchiolio. Lungo la strada verso la Torre, incontrò persino Pix che, ignaro della sua invisibile presenza, era occupato a imbrattare con un inchiostro color porpora il muro del corridoio del quinto piano. Quando, infine, risalì gli ultimi gradini e con un sussurro convinse la Signora Grassa ad aprirsi, tirò un sospiro di sollievo.

Il fuoco nel camino si era ormai spento da un paio d’ore, e nel focolare rimaneva solo qualche brace incandescente, ormai quasi deceduta. Fuori, il vento ululava, scuotendo violentemente i vetri delle finestre, senza però riuscire a entrare nel castello.

Hermione si sfilò il Mantello dell’Invisibilità, e lo ripiegò con cura. Tra le mani, reggeva due enormi tomi dall’aspetto antico e potente. Facendo attenzione a non danneggiarli, e a non far rumore, risalì lentamente i gradini, dirigendosi verso la sua stanza.

Una folata di vento gelido le investì il volto quando aprì la porta. La Grifondoro corse a chiudere la finestra, domandandosi per quale motivo le sue compagne di stanza l’avessero lasciata aperta. Calì e Natalie dormivano profondamente, i respiri regolari e silenziosi a scandire il tempo dei loro sogni. Il dormitorio era avvolto nel buio più assoluto, tanto che Hermione, inizialmente non si accorse che le tende del suo baldacchino erano tirate. Corrugò la fronte, incerta. Non ricordava di aver chiuso le cortine, ma imputò la colpa di quella dimenticanza alla stanchezza: aveva passato tutta la notte nel Reparto Proibito, a cercare tra gli scaffali un libro che potesse aiutarla a trovare una soluzione, ed ora era talmente esausta che le sembrava persino di sentire l’odore deciso e arrogante di Draco, in quella stanza.

Con un sospiro silenzioso, scostò le tende, i libri stretti al petto e in testa la convinzione che quella sarebbe stata una lunga notte all’insegna dello studio. Tuttavia, quando separò completamente le cortine, per poco non lanciò un urlo terrorizzato.

Per un attimo, pensò di aver sognato. Era stanca, e il buio era fitto e impenetrabile; per di più, si trovava in un castello magico e antico, e non era escluso che spiriti e presenze vi albergassero, anche se era strano che queste si presentassero dinnanzi ai vivi e agli abitanti della scuola.

Per un attimo, si convinse che il bagliore argenteo che aveva visto sul suo letto, due punte di spillo lucenti e cineree avvolte da una sagoma sottile, fosse solo frutto della sua immaginazione.

Lo spavento scemò, per poi risalire in onde violente dentro il suo corpo quando lei si rese conto che non riusciva ad aprire la bocca. Dita gelide le serravano le labbra, e un respiro tiepido ma inquieto le accarezzava il viso. Hermione cercò di divincolarsi da quella presa e di raggiungere la bacchetta, emettendo al tempo stesso gemiti e suoni soffocati, per invocare l’aiuto delle compagne addormentate.

«Non urlare. Sono io» Un sussurro strascicato, che aveva poco della dolcezza di quelle mani. La ragazza sgranò gli occhi, e il suo cuore accelerò i battiti. Smise immediatamente di muoversi e quando si rese conto, con un attimo di ritardo, che le dita di Draco le stavano sfiorando la bocca, il suo corpo ebbe un fremito violento. Lui se ne accorse e allontanò la mano dalle sue labbra, e intanto la voltò con uno scatto, così da guardarla negli occhi. Persino nel buio del dormitorio, ad Hermione non sfuggì la luce furiosa del suo sguardo.

Era sempre così con lui. Amore e odio, dolcezza e lussuria. Vicino e lontano. Conoscersi e poi allontanarsi. Era una danza incerta e dolorosa, era come camminare a piedi scalzi su cocci di vetro taglienti e acuminati. Impossibile sottrarsi a quell’uragano violento, a quelle emozioni discordanti e contradditorie che lui costantemente mostrava e nascondeva. La inseguiva e poi la lasciava andare senza darle il tempo di capire cosa lui volesse davvero, cosa lei desiderasse nel fondo del suo cuore.

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